Marco Cardetta 

Autore : Marco Cardetta

Edizione: LiberAria

Genere: narrativa storica

Pagine :168

Anno di pubblicazione: 2016

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Siamo nell’Italia del 1861, da pochissimo è stato proclamato il Regno d’Italia.

Pasquale Domenico Romano, meglio noto come Sergente Romano, ex ufficiale dell’esercito borbonico, si unisce al Comitato Clandestino Borbonico per ripristinare il potere di “Franceschiello”. Lui è un uomo d’azione e passa subito ai fatti: forma un manipolo di “sgangherati” uomini, si rifornisce di armi e munizioni, e il 28 luglio del 1861 attacca Gioia del Colle, in Puglia

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Guaglioni! Meh… voleste la vendetta? Meh… questo è il giorno che avrete vendetta… Degli infami usurpatori e degli astrusi!” “E Romano: “Sì, dei soprusi! Oggi restauriamo il Regno di Francesco II…”

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Romano però non è molto convinto del suo piccolo esercito, composto perlopiù da personaggi poco affidabili e teste calde, molti dei quali sono contadini che non hanno mai usato una baionetta; ma la posta in gioco è troppo alta per tirarsi indietro.
Lo scontro, come possiamo immaginare, ma anche conoscere dalla storia, è uno tra i più cruenti del Risorgimento: nessuno viene risparmiato, vecchi, ragazzi, donne, un bagno di sangue, non esiste né perdono né pietà. Alcuni dei passaggi sono molto forti, ma le rivolte sono così!

Chi è il Sergente Romano? 
Romano, come dicevo, è stato un ufficiale dell’esercito borbonico e devoto al Re Francesco II, detto Franceschiello, e al regime. La sua figura esula dal contesto vero e proprio del banditismo e del brigantaggio che si venne a formare subito dopo l’Unificazione. Romano è a mio parere un uomo romantico e credente , prima dello scontro invoca sempre la Madonna per se stesso e la sua amata:
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“Madonna del Carmine, assistimi tu… Mena un occhio pure su Lauretta”

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si perché lui e molto innamorato e bacia l’ effige dell’amata e la porta sempre nel tascapane.

Sergente Romano” è una biografia un po’ grottesca , quasi surreale, ambientata nel periodo risorgimentale e del banditismo a cui molti si “convertirono” dopo l’unificazione.
Un libro schietto, senza giri di parole, crudo nella sua realtà, ma non potrebbe essere diverso, e che strappa pure un sorriso leggendo tutte le stranezze di quel manipolo di improbabili “soldati”.

E veniamo alla nota dolente, il linguaggio. La prosa dialettale non è quella a cui siamo abituati con molti autori affermati, è un groviglio di accenti, dialetti, modi di dire e intercalari quasi irritanti: “Meh!!” viene continuamente riproposto, anche quando non servirebbe.

Le frasi diventano a dir poco cacofoniche, questo è stato il mio primo pensiero, ma poi ci si abitua, diventa simpatico e piacevole, è volutamente sgrammaticato perché in fondo è quello che ci aspettiamo da personaggi vissuti nell’ottocento e provenienti dalle campagne.

Credo che abbia interpretato in modo veritiero un momento del passato dando un quid in più.

Per chi è appassionato di storia e dell’ Italia risorgimentale è il libro giusto!

In collaborazione con

http://www.thrillernord.it

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