Mi sono chiesta spesso cosa fosse la paura;
Franklin Roosevelt disse: l’unica cosa di cui dobbiamo aver paura è la paura.
Questa domanda la rivolgo al nostro ospite speciale: Il Dottor Notte, alias Antonio Nunziante, autore esordiente di due raccolte horror, Sussurri e Trick or Treat quest’ultima scritta a quattro mani con Emanuele Mosca.
Grazie mille per essere qui con noi Dottor Notte; che cos’è la paura ?
DN: È il segno più chiaro del bisogno che un uomo ha di vivere. Paura di perdere qualcosa, di perdere e basta, di terminare qualcosa, sia un viaggio o il corso della propria vita.
Un uomo non potrebbe disporre di uno specchio più limpido per guardare dentro sé stesso, per accusarsi… e a volte perdonarsi.
Siamo curiosi…perché hai scelto di scrivere con lo pseudonimo di Dottor Notte?
DN: Insonnia a parte, la maggior parte della mia produzione in racconti non ha mai visto la luce del sole. Ho una soglia della concentrazione bassissima e una capacità di isolarmi altrettanto carente, e i rumori classici di una casa attiva in pieno giorno sono sufficienti a distrarmi da qualsiasi cosa stia facendo.
Qual è il tuo rapporto con la paura, ma soprattutto qual è la tua più grande paura?
DN: Il rapporto con la paura è uguale per tutti gli uomini: cerchiamo di razionalizzarla, farla diventare qualcosa di calcolabile, quasi tangibile… ma quando tutte le variabili cadono, e i timori diventano certezze pesanti come sentenze, c’è solo il vuoto e l’incapacità di ragionare al di fuori di quella sfera che è “la paura” vera, pura. E come tutti gli uomini, non rivelerei mai la mia più grande paura.
Il genere horror/Thriller, sta vivendo un periodo fortunato, sempre più lettori hanno voglia di calarsi nelle atmosfere tenebrose di questi generi: perché secondo te, sta crescendo, quasi in modo esponenziale, questo bisogno?
DN: Si entra in un campo in cui mi muovo in modo abbastanza goffo. Tenendo da parte la consapevolezza che “il genere”, per come lo intendiamo noi, è più o meno di tendenza a seconda delle uscite di autori affermati sul mercato (rafforzate da relative trasposizioni cinematografiche, videoludiche ecc), posso aggiungere che il lettore che approccia l’horror nei nostri anni ha bisogno di trovare qualcosa di incredibile in cui credere, almeno fino a tutta la durata del libro.
La tecnica del racconto è sempre più utilizzata dagli autori: nel passato dal grande Poe, poi Buzzati e più recentemente da Saunders, per citarne alcuni; cosa ti ha spinto verso questa corrente?
DN: Più che spinto, potrei dire che “ci sono cascato”. Non ho mai avuto chiaro in mente altro che la “scintilla che fa partire la storia”. Nessuna previsione sulla lunghezza, sulla piega che avrebbero preso gli avvenimenti, sulla chiusura ideale… Per me è sempre stata una questione di “costruire e basta” senza farmi domande che avrebbero potuto spegnere la scintilla.
Parlaci di Sussurri… sei racconti del terrore con sfumature surreali…
DN: Sussurri si basa su un concetto chiave molto semplice: un ingranaggio che ha sempre funzionato ma che improvvisamente cessa di fare bene il suo lavoro. Questo può essere interpretato in chiavi diverse: la perdita della ragione, di una certezza o semplicemente del contatto con la realtà per come era precedentemente nota. Un viaggio che mette costantemente in dubbio il concetto di vero e falso, reale e irreale, e talvolta, giusto e sbagliato.
Com’è stato scrivere a quattro mani con Emanuele Mosca?
DN: In verità Trick or Treat non è stato scritto “esattamente” a quattro mani. Io ed Emanuele avevamo un genere in comune e qualcosa da scrivere. Abbiamo semplicemente abbinato i nostri racconti, sei ciascuno, cercando di ordinarli nel modo più coerente possibile. Quello che ne è venuto fuori è un insieme di angoli da cui poter osservare diverse sfaccettature della paura.
Se avessi potuto scrivere un libro con un autore del passato?
DN: Mi rattrista parlare di passato, data la sua “recente” dipartita. Ma il vincitore a questo giro è sicuramente Ray Bradbury.
Progetti per il futuro?
DN: Ho ancora intenzione di creare qualche problema agli abitanti di Whitecastle e Carivan, i luoghi dove si svolgono la quasi totalità dei miei racconti.
Sarà qualcosa di decisamente più lungo… più articolato. Mi sono riservato un periodo di tempo esclusivamente per disegnare le bozze di alcune delle creature che probabilmente saranno presenti nelle storie future. Avevo bisogno di vedere chiaro fin dove potessi spingermi nel visualizzare le paure, e questo mi ha dato man forte nel definire anche la matrice delle storie che verranno.
Infine ti stuzzichiamo un po’…perché dovremmo leggere i tuoi racconti o anche perché non dovremmo leggerli?
DN: Potrei dire “perché non leggerli?”, ma non sarebbe tutto qui. È come chiedere ad un padre orgoglioso del proprio figlio: avrà le capacità per fare qualcosa di importante? Cosa potrebbe rispondere?
A parte questo, non consiglio “caldamente” di leggere i miei racconti a persone che non gradiscono parole “spinte”, oscenità e ovviamente violenza sia fisica che psicologica su adulti, bambini, uomini e donne, disabili e non.
GRAZIE MILLE DOTTOR NOTTE …CHIUDIAMO QUESTA PIACEVOLISSIMA
CHIACCHIERATA CON UN TUO PENSIERO PER I NOSTRI LETTORI
DN: Sentitevi liberi di leggere qualsiasi libro attiri la vostra attenzione. Diffidate di ogni tipo di genere. Dimenticate perfino dell’esistenza di un genere. Chi detesta un genere spesso detesta gli autori legati al genere, e questa sarebbe una sconfitta per ogni uomo o donna affamati di storie.
Intervista a cura di Loredana Cilento
Vi lascio alle prossime tappe del BlogTour #lacarovanadeldottornotte ideato e organizzato da La tana dei libri sconosciuti, che ringrazio per questo spazio
interessantissimo, mi piace l’horror.
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Nei prossimi giorni ne parlerò ancora 😊 grazie
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