Titolo: Lo scemo di guerra e l’eroe di cartone
Autore: Alberto Maria Tricoli
Editore: Edizioni Spartaco
Pubblicazione: 2018
Pagg:170
“Libbertu era appena arrivato a Napoli.
Seduto in stazione sopra il suo zaino, gli facevano compagnia le sue inseparabili amiche, carta e penna”
L’esordio letterario dello storico dell’arte siciliano Alberto Maria Tricoli, è potente e incisivo.
Per Edizioni Spartaco pubblica Lo scemo di guerra (Libbertu) e L’eroe di cartone (Niria): due personaggi diversi, per valore, per morale; uno si arruola per andare in guerra, l’altro invece diserta. Abbiamo la possibilità di schierarci: Libbertu dedito alla famiglia rinuncia persino all’amore per lottare in ciò a cui crede, scrive e scrive assiduamente lettere alla sua famiglia, un personaggio vero e sincero; Niria effettivamente ci ricorda l’eroe virgiliano archetipo del valore e dell’obbedienza, ma solo come raffigurazione iconografica: immaginiamo Niria con il “padre in spalle” e il figlioletto per mano seguito da un manipolo di uomini dediti all’obbedienza.Un contrasto con il personaggio virgiliano di grande impatto.
Sullo sfondo un’ambientazione reale e cruda della nostra storia: La Seconda guerra Mondiale, ma non solo, nella storia parallela di Libbertu e Niria viene inserito un avvenimento accaduto realmente, un’operazione segreta che pur non essendo collegata alla vita dei due protagonisti, si allinea perfettamente al contesto.
Cosa emerge da tutto ciò? Il valore, il coraggio, la leatà e purtroppo anche il suo opposto; Lo scemo di guerra e l’eroe di cartone sono l’espressione metaforica di un atteggiamento umano attraverso il quale non riusciamo più a distinguere il vero dal falso.
Seguendo Libbertu in guerra abbiamo la possibilità di capire il suo valore, la sua dedizione, la sofferenza, le pene subite, la perdita degli amici. I nemici poi affrontano umanamente la sua stessa sorte, anche loro, hanno lasciato e perso un loro caro. Perché la guerra è così, in realtà nelle guerre non ci sono vincitori, ma solo vinti.
“Il tramonto in Africa era uno spettacolo che lasciava senza fiato: quegli arancioni e quei rossi coloravano le ombre delle increspature della sabbia del deserto. Libbertu non riusciva ad assuefarsi, ogni volta era come la prima, ma il fiato che mancava per lo stupore adesso portava con sé un sapore amaro”
Sorridiamo alle vicende di Niria, nelle azioni rocambolesche per salvarsi la pelle e tornare come un eroe, e non disdegna di gonfiare i suoi racconti con ipotetiche avventure romantiche.
Un romanzo di memoria picaresca che evidenzia, sullo sfondo delle avversità, un declino del valore e dell’onestà.
Alberto Maria Tricoli si avvale della sua lingua, della sua sicilianità per dare forma e carattere ai personaggi, il vernacolo è una mescolanza di luoghi e modi di dire, che li rende veri e credibili, alternando, però, forme curate alle varie situazioni e ai personaggi che fanno da cornice.
Schietto nel suo divenire, ricco nelle sue immagini, filtrato dal superfluo, si pone ai lettori come una scelta tra la menzogna e la verità.
Sinossi:Tutto inizia e finisce a Vazzarìa. Questo immaginario paese dell’entroterra siciliano è l’approdo del disertore Nirìa che, durante lo sbarco alleato del 1943, scappa sulla scia di un sogno premonitore. Padre e figlioletto al seguito, diventa lo sgangherato condottiero di un manipolo di fuggitivi.
Libbertu, invece, a Vazzarìa ci è nato: secondo di sette figli, gran lavoratore e con una sincera passione per lo studio, subito dopo l’entrata in guerra dell’Italia, decide di arruolarsi con le camicie nere, sperando di dare una svolta al proprio futuro, e così parte per la Libia. Vicende personali, drammatiche ma anche esilaranti, spassose e grottesche, s’intrecciano al racconto della Seconda guerra mondiale, in particolare all’operazione Pugilist in Tunisia che vede la disperata e vana resistenza delle forze italo-tedesche, e all’operazione Mincemeat, capolavoro dell’intelligence inglese per ingannare e depistare i tedeschi circa lo sbarco in Sicilia delle truppe alleate. Il lettore si commuove, si diverte, si arrabbia, trovandosi di fronte a un quadro drammatico, nel quale comunque prevalgono l’amore per la vita, l’amicizia autentica che è collante e fonte di speranza nonostante menzogne e meschinità, sentimenti che accomunano vincitori e vinti. Ma il vero punto di forza del romanzo è il linguaggio, una miscela di italiano e vernacolo siciliano, comprensibile e accattivante, mai fuori luogo, icastico, adeguato alle situazioni, incisivo. Il personaggio di Nirìa oscilla tra l’Enea virgiliano e il Gassmann dell’armata Brancaleone, quello di Libbertu – realmente esistito – è vero e umano anche sulla carta.
Alberto Maria Tricolinasce a San Cataldo, in provincia di Caltanissetta, nel 1977. Si trasferisce a Roma spinto dalla passione per l’arte, che lo porta a laurearsi in Lettere (indirizzo Storia dell’arte contemporanea) all’università La Sapienza e a conseguire un master di secondo livello in Psicologia dell’arte e dell’organizzazione museale.
Articolo di Loredana Cilento
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