La luna allo zoo – Roberto Addeo- Recensione

Titolo: La luna allo zoo

Autore: Roberto Addeo

Editore Il Seme Bianco

Pubblicazione: Novembre 2017

Pagg: 100

“E se un’anima buona mi avesse chiesto il perché delle mie frequentazionicon i deboli o i reietti del quartiere, le avrei risposto, senza pensarci unsecondo: perché divido con loro lo stesso senso di umiliazione, nient’altroche questo. Ma non esistono anime buone. Solo chi è stato ripetutamenteumiliato, solo chi non ha mai potuto difendersi sfoggiando buoni natali,solo chi ha dovuto sempre cavarsela sulla propria pelle, sulla propria schiena, sul proprio sangue, sui propri occhi, senza mai un buon consiglio, senza maiuna pacca di sostegno disinteressata sulla propria spalla, potrà percepire il senso di queste parole.”

Il valore intrinseco dell’esistenza umana, viene espresso attraverso una scrittura lucida e poetica nel secondo libro di Roberto Addeo, La luna allo zoo (Il Seme Bianco).

Un’opera breve ma complessa, che si districa nell’annoso e filosofico concettualismo sull’esistenza umana, i suoi valori soprattutto, ma non solo…

Una metafora che ci invita, ci sprona ad andare avanti nonostante tutto, nonostante le avversità

che lungo il cammino della nostra vita si parano davanti.

“La vita ci insegna sempre e solo una cosa:

“È dall’errore che si deve ripartire”

Trama

Ambientato a Bologna, città in cui l’autore ha vissuto per più di dieci anni, narra, in prima persona, le piccole tragedie quotidiane, le snervanti ossessioni, le pulsioni amorose, le continue incertezze, le stralunate ma poetiche considerazioni sul mondo, le nere visioni e i drammatici fallimenti di un venticinquenne campano, trasferitosi a Bologna in cerca di lavoro. Il protagonista non farà altro che trascinarsi da uno squallore all’altro per tutta la durata del romanzo, incapace di dominare la sua giovane esistenza, errante e senza futuro. Mai prenderà posizione netta, sempre assumerà su di sé il suo destino, indugiando, maledicendo, sognando, ma soprattutto sbagliando. Crescendo. I suoi unici diversivi alla monotonia maledetta dello scorrere invano di giorni grigi e indefiniti saranno i rapporti saltuari con donne di cui non è innamorato, le frequentazioni amichevoli con persone che preferirebbe non conoscere, i lavori che non augurerebbe di fare nemmeno ai suoi nemici, e le serate buttate sulle strade e nei locali notturni, dove mai avrebbe voluto veramente buttarle. Il mito di Bologna, la città italiana democratica per eccellenza, tende a piegarsi esausto su se stesso, brutalizzato da un cinismo nazionale sempre più annidato nei cuori della gente. Uno scritto semi autobiografico, divertente e, al contempo, malinconico e spietato.

Amore, morte, esistenzialismo, cinismo, amicizia, sono i temi cardini del romanzo, che si pone come accettazione davanti al flusso di coscienza del protagonista.

“L’amore è uno dei banchi di prova più enigmatici per un uomo. Può illuderlo

o consolarlo nello stesso momento. Può trafiggergli le spalle come un antico

romano. Può bruciargli la lucidità dello sguardo con un bacio del sole.

Il cuore sobbalza come una pallina da ping-pong tra un antico romano e il bacio del sole.”

Si coglie una certa amarezza su alcune riflessione, ma s’intravede sempre un barlume di luce. Lì proprio alla fine del tunnel.

E infine Bologna, la sua ambientazione…

Bologna è una bella città, a volte. Altre volte, invece, si rivela per quello che in fondo è per davvero. Bologna è un donnone dai seni enormi, e proprio tra quei seni, nasconde le sue profonde smagliature. Bologna è un bluff. Bologna è falsa. Bologna è sincera. Bologna è una bottegaia che ci mostra la linea del seno perché ha voglia di fottere. Bologna è una nonna che ci riempie il bicchiere di nascosto ai genitori. Bologna è questo e altro ancora.

Una sorta di odio e amore, di notte e di giorno, di vero e di falso, Bologna con le sue contraddizioni e le sue bellezze, con le sue filosofie e la sua poesia, Bologna è Bologna.

Come cantava Guccini…Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli

Il postmodernismo di Addeo trova una connotazione cultura nella crisi della società, delle persone e del loro atteggiamento smarrito e obnubilato nella morale e nel sentimento.

La stessa visione meschina dell’amore come oggetto ne determina la sua sconfitta.

La vera grande protagonista di questo romanzo è la scrittura creativa di Roberto, una sinfonia letteraria che evoca immagini e sensazioni, un lirismo contaminato da una poetica struggente e corale.

Un inno, un’invocazione, un flusso di coscienza, come dicevo, che smuove le coscienze soprattutto quelle dei giovani.

Roberto  Addeo

è  nato  a  Nola  nel  1982.  Tra  i  suoi  interessi,  oltre  alla  letteratura,  ci  sono  la  musica  e  la  pittura.  Come  batterista  ha  diversi  album  all’attivo,  registrati  con  differenti  gruppi  musicali  del  circuito  bolognese.  Dopo  aver  girovagato  tra   Napoli,  Brescia  e Bologna,  da  qualche  anno  si  è  trasferito  in  Sardegna,  a  Porto  Torres.  Nel  2015  pubblica  per

Edizioni  Anordest  il  romanzo  Perdute  sinfonie. Del  2018  è  il  secondo  romanzo

La  luna  allo  zoo, edito  da  Il  seme  bianco

Articolo di Loredana Cilento

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