Titolo: Futilia
Autore: Antonio Gallucci
Edizioni:EditKit
Pubblicazione: 2018
Pagg:213
“ Immerso qui dentro, osservo il viaggio silenzioso delle nubi e sento il respiro delle foglie, mentre il gocciolio di questo rubinetto scandisce il mio tempo”
Antonio Gallucci, agrigentino classe 75, amante di Kafka e Carver, ci sorprende con la sua terza pubblicazione, Futilia, Edito da EditKit, e lo fa con un romanzo storico-noir-onirico.
Antonio è riuscito a comporre come una musica, accordando strumenti e note per dare vita a un libro che raccoglie generi diversi, mescolarli fino ad arrivare a Futilia.
La storia nasce da un’antica Contesa fra Secta Manus e Factio Peditis, il Conquistadore Cortés e la sua amante Malinche.
Un mistero che arriva nei secoli fino a giungere in un luna park, il Futilia, ma non solo…
Sei eccentrici, e “pirandelliani”, personaggi (Milo, Najiko, Larry, Rebecca, Adrian, Peyot) verranno coinvolti loro malgrado, anzi no, consapevolmente, nel mistero che si cela dietro il ritrovamento di un disco in un baule, ma anche il coinvolgimento di una lettera misteriosa e antica.
Morte, vita, amore, inganno tutto in libro.
“Mentre riponeva lo stick nella borsa, qualcosa aveva colpito i margini del campo visivo di Nagiko, costringendola a rivolgere l’attenzione una decina di metri più in là, verso il lato opposto della strada che costeggiava il lungomare. Fra due bidoni dei rifiuti e un muro basso che sapeva di antico, qualcuno aveva deposto e abbandonato un enorme baule blu, da una serratura del quale colava un ripugnante grumo di ruggine. Poco distante, dentro una pozzanghera, giaceva lo scheletro di un ombrello e, dall’alto, un piccolo albero tendeva un ramo spezzato verso le ossa metalliche dell’ex parapioggia, da cui pendevano agonizzanti brandelli di tessuto scuro. Dentro l’orrore, immobile e sospeso, dondolavano infine, con tetra armonia, il dorso di un artiglio, sporgente da una fessura del baule e le piccole foglie del ramo che, in qualche modo, proteggeva l’ombrello dal vento. Nagiko, ogni arto immobile, aveva sgranato le spettacolari mezzelune scure che aveva per occhi, al fine di registrare ogni dettaglio della scena: baule-grumosospeso-scheletrometallico-pietosobracciodilegno-manooscena.”
Una storia sapientemente costruita, singolare nel suo genere, e strascinate nel linguaggio.
Antonio gioca abilmente con la scrittura, la utilizza al meglio, “gioca” con il latino, con il francese, un registro linguistico ampio e dotto; ci affascina con versi d’ispirazione Haiku e il riverbero musicale, il tutto si presta in una narrazione dalle sfumature noir; contestualizza la storia tra surrealismo e realtà, lasciando il lettore sorprendentemente soddisfatto.
“C’è un sogno. Ci sono due donne, la Malinche e Jeanne. C’è una torre. C’è Cortés il Conquistadore. E c’è un fiore custodito dentro il guscio di una noce.”
Il viaggio conclusivo al Futilia, scandito via via da versi, conversazioni, descrizioni, celebra la fine di un libro che travalica la semplice narrazione retorica e intuitiva; si entra nel cuore di una storia, se vogliamo bizzarra, ma davvero unica. Non è una di quelle narrazioni prêt à lire, come definisco quelle trame pre-confezionate.
La mente è un palazzo
Di mari di specchio
La mente è una chiesa
di campagna
Infestata di topi
Ho conosciuto Antonio con il Conta Ombre una favola per grandi e piccini ; con Futilia ho potuto apprezzare ancora di più la sua scrittura, capace di evolversi e prestarsi a vari generi: una scrittura camaleontica.
Lo consiglio perchè ? Perchè è un libro nuovo, geniale nel suo divenire, unico nel suo genere.
Antonio Gallucci
Nasce nel 1975 ad Agrigento, città nella quale vive tuttora. Ama la letteratura americana, Kafka e le poesie di Carver, e dopo aver studiato archeologia e letto un paio di libri che gli hanno cambiato la vita, ha scoperto la bellezza della scrittura e del raccontare storie. “Futilia” è il suo terzo romanzo, dopo “Iceberg” (ambientato in un circolo di tennis, pubblicato per 96, rue de-La-Fontaine) e “Il ContaOmbre” (una storia per bambini, edito da La Ruota), e il primo per EKT Edikit.
Articolo di Loredana Cilento