Himmo re di Gerusalemme di Yoram Kaniuk-Recensione

Titolo: Himmo re di Gerusalemme

Autore: Yoram Kaniuk

Editore: Casa Editrice Giuntina

Pubblicazione:2018

Traduzione: Elena Loewenthal

                                                         «Sparami, Sparami, Sparami»

Queste le uniche parole che pronuncia Himmo Farrah, un tempo “re di Gerusalemme “ per la sua bellezza ammaliante, e ora ridotto a un tronco umano; reso cieco e mutilato degli arti dalla guerra in corso. Siamo nel 1948, al di fuori delle mura del monastero di San Gerolamo, imperversa la guerra arabo-islraeliana, Gerusalemme è ormai una città fantasma, il riverbero delle bombe suona come campane a morte; da Tel Aviv, arriva al monastero una giovane infermiera, Hamotal, che per quella insensata guerra ha perso il suo amato.

Resta incantata dalla bocca di Himmo, una bocca talmente bella da farla arrossire a ogni sguardo, è tutto ciò che resta a Himmo, la sua bocca, destinata a essere re, una bocca con contorni netti e disegnati da una mano d’artista

«Hamotal non ebbe mai vergogna di arrossire, ripensando alla bellezza di quella bocca. L’orrore che aveva destato quel corpo svanì mentre la bocca divenne la visione della perfezione assoluta. Non ne aveva mai vista una così…Una bocca tirabaci!

Hamotal decide di occuparsi esclusivamente di Himmo, suscitando le invidie e le maldicenze degli altri pazienti soprattutto di Assa.

Il romanzo di Yoram Kaniuk, scritto nel 1968, è stato tradotto da Elena Loewenthal e pubblicato con Giuntina, è sofferto, vissuto, sentito, intimo.

È la prova tangibile di chi ha vissuto l’orrore della guerra come Yoram, che nel 1948 aveva partecipato alla guerra d’indipendenza arabo-islraeliana e che per motivi di salute (ferito da un inglese) dovette trasferirsi a New York.

Un romanzo delicato nei sentimenti, introspettivo sugli interrogativi dell’esistenza.

I dialoghi tra Hamotal e Clara, ultima suora del monastero e fuori dalle regole convenzionali, sono perlopiù sulla vita e sulla morte; quanto sia giusto vivere una vita che non è più una vita, in cui le privazioni sono una costante piuttosto che un’eccezione.

Ma anche tra Hamotal e il dottor Neuman, infatti, in un ultimo dialogo tra i due, il dottore confida ad Hamotal che s’intravede un lieve miglioramento delle sue condizioni, introducendo così l’aspetto deontologico della medicina: salvare e tenere in vita l’uomo.

Yoram affida ad Hamotal l’interrogativo più doloroso…

«Ma la sofferenza? In nome di cosa è accettabile? Quanto giova la sofferenza a chi non ha speranza?»

e in risposta… «La vita vale la pena? È questo che mi sta chiedendo, vero?…Himmo Farrah morirà, su questo non c’è dubbio, mi perdoni…in fondo è già come un morto, ma una mano invisibile gli ha elargito un pizzico di carità, un’ora di più in vita.»

L’etica morale sulla vita è il fulcro di un romanzo che, con grazia e delicatezza, affronta un tema discusso e che divide l’opinione: L’accanimento terapeutico.

Una pistola, carica quella di Marco, il fratello di Himmo, quindi assume, via via, da simbolo della disperazione a luce in fondo al tunnel: prigionia o liberazione? Vita o morte?

Il sentimento che si traduce in amore, compassione, ma soprattutto rispetto, dando finalmente sollievo alle pene fisiche e intime; s’invoca alla pietà:

«Che bisogno c’è, cos’è questo bisogno, questo folle ardore nel prolungare la sua sofferenza?»

Quindici anni dopo la scomparsa del celebre autore israeliano, i lettori possono leggere ancora pagine di straordinaria bellezza, la pura letteratura che traduce sentimenti intimi, interrogativi introspettivi e rende tangibile la storia di un paese diviso e flagellato dalla guerra.

In questo caso possiamo parlare di capolavoro? Decisamente Himmo, re di Gerusalemme è un capolavoro di profonda riflessione umana.

Yoram Kaniuk è stato scrittore israeliano di numerosi romanzi, racconti e libri per ragazzi tradotti in più di venti lingue. La Giuntina ha già pubblicato 1948, Un arabo buono, Sazio di giorni, Adamo è risorto.

Articolo di Loredana Cilento

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