Il fiume della colpa- Wilkie Collins- Recensione

Titolo: Il fiume della colpa

Autore: Wilkie Collins

Edizione: Fazi

Traduzione: Patrizia Parnisari

Pubblicazione: luglio 2018

“Tornai sui miei passi lungo il sentiero dal quale provenivo, riconsiderai la mia decisione e, senza sapere perché, girai nella direzione opposta prendendo di nuovo la strada per il fiume. E ora mi chiedo: come sarebbe andata la mia vita se avessi proseguito nell’altra direzione?”

Lo scrittore inglese Wilkie Collins è conosciuto come il padre fondatore del romanzo poliziesco, raggiunge il successo con la sua prima opera del mistero La pietra di Luna e La donna in bianco.

Influenzato da Dickens, Collins si cimenta con successo anche nelle raccolte di racconti.

Il giallo della letteratura classica è, quasi, sempre una garanzia, vuoi per le atmosfere d’altri tempi, vuoi per un linguaggio ricercato e aristocratico; ci catapulta in un secolo tanto lontano, quanto vicino, grazie a elementi immutabili, ci regalano un’esperienza viva e appassionante.

È forse il caso de Il fiume della colpa di Wilkie Collins edito da Fazi Edizioni in libreria dal 12 luglio.

Dopo anni di forzata lontananza, in seguito alla morte del padre, Gerard Roylake fa ritorno alla residenza di famiglia per prendere possesso della casa e delle terre ereditate. Quella che ritrova è una contea avvolta da un groviglio di misteri. L’incontro con Cristel Toller, la bellissima figlia del mugnaio, ridesta in Gerard ricordi sopiti dal tempo dell’infanzia e fa sorgere in lui una passione fatale, ma lo porta anche a imbattersi in un uomo misterioso e affascinante: tutti lo conoscono come “l’inquilino”, un individuo sinistro che la sordità e l’isolamento dal mondo hanno reso insofferente nei confronti di quanti lo circondano. Questi, infatuato di Cristel, finirà inevitabilmente per vedere in Gerard un pericoloso rivale in amore. Un orribile delitto sta per avere luogo, oppure i timori dei protagonisti – e del lettore – sono infondati? E qual è il motivo della strana attrazione che, in segreto, sembra spingere Cristel tra le braccia dell’inquilino?
Wilkie Collins è un maestro nel disseminare la strada di false tracce e, come sempre, tocca al lettore decidere chi amare e chi odiare in attesa della soluzione finale. Come nella migliore tradizione dei suoi romanzi, anche qui, «sulle rive del peggior torrente d’Inghilterra», sono presenti, in un intreccio magistrale, gli elementi d’avventura, mistero e suspense che lo hanno reso celebre.

Trama che cattura subito l’attenzione, un ricco ereditiere di ritorno a casa dopo anni di lontananza; la bella figlia del mugnaio, alla quale è possibile perdonare anche l’oltraggio dei suoi abiti miseri; una figura misteriosa, l’uomo affetto da sordità che cela un passato inquietante, l’austera matrigna del giovane Gerald, e poi vari personaggi che satellitano attorno al “torbido torrente” del mistero, un fiume complice di un crimine.

Il narratore, e anche protagonista Gerald, si rivolge direttamente ai noi lettori, come indagatori dell’occulto, ci lasciamo trasportare dagli eventi, ci lasciamo incuriosire, e raccogliamo elementi e indizi veri o falsi, presunti o tali che lungo le pagine vengono disseminati.

Ma Il fiume della colpa si pone più come romanzo sentimentale che giallo, inteso più a evocare sensazioni che incertezze.

La consapevolezza dei sentimenti, il nutrire delle attenzioni, i dettagli dell’anima dei personaggi fanno si che si perda un po’ di quel coinvolgimento nell’intrigo, che di fondo voleva essere.

Una scrittura elaborata ed eccelsa, illuminata da un’ottima traduzione, con la quale si gode di un salto nel passato, assaporando la delicatezza della cultura inglese ottocentesca.

Non il migliore Collins, ma doveroso da leggere!

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