Siamo lieti di presentarvi lo scrittore Luigi Nardi, e lo facciamo con il blog Tour dedicato alla campagna del romanzo “La torre delle maschere” pubblicato sulla piattaforma di CrowdfundingBOOKROAD.
Link diretto : https://www.bookroad.it/prodotto/latorredellemaschere/
Luigi Nardi è nato a L’Aquila, grande appassionato di storia medievale, ha pubblicato per la casa editrice Leone Editore Il quarto di croce (2015) e Il castello di spine (2017).
Com’ è nata l’idea di scrivere il tuo ultimo romanzo “La Torre delle Maschere”?
“Ricordo molto bene il momento in cui ho preso questa decisione. Il desiderio di poter scrivere un romanzo storico ambientato nella Scozia Medievale risale al 1995 quando vidi per la prima volta il film “Braveheart”. Ne rimasi affascinato.
A quell’epoca divoravo libri fantasy e scontrarmi con una realtà storica, sebbene romanzata, diventò fatale. Il film cesellò tutto quello che avevo appreso studiando la Storia in una forma meno pedagogica e più attraente. Da allora ho cominciato ad accostarmi al romanzo storico, che in breve tempo ha soppiantato il fantasy. Da quel momento la Scozia di Braveheart mi è rimasta nel cuore.
Come sei riuscito a realizzare il desiderio di inserire in un romanzo questa tua passione per la Scozia?
“Ho trascorso diverso tempo a documentarmi specificatamente su questa nazione che amo leggendo, studiando le antiche araldiche, i clan, le tradizioni, gli usi e i costumi. Ho persino avuto la fortuna di visitarla. Inizialmente avevo davvero voglia di scriverne, ma non riuscivo a mettere in pratica le mie documentazioni. Le visionavo solo per piacere personale, mentre scrivevo altro. Finché un giorno hofinalmente messo in atto il progetto della stesura della guerra d’indipendenza scozzese. Ero consapevole degli errori a cui sarei andato incontro, perché sapevo che si trattava di un impegno importante e i sospetti per un fallimento erano legittimi, ma posso dire che è stato estremamente educativo per me. Ho voluto mettere su carta paesaggi, uomini, sentimenti della Scozia del XIV secolo. Quella terra esercita su di me un potere notevole, personalmente la ritengo una dei posti culturali più belli del mondo. Sono innamorato di tutto ciò che abbraccia il medioevo, ma trovo che la Scozia, con i suoi castelli, monti, brughiere e foreste, lo rappresenti al meglio.”
È stato complicato immedesimarsi in un’epoca e in un luogo così lontani da noi, da oggi?
“È stato davvero molto complicato ma un’esperienza che ricomincerei oggi stesso. Dopo aver visitato di persona gran parte della Scozia, roccaforti diroccate e castelli ancora perfettamente conservati, boschi e giardini, mi sono catapultato in una realtà vecchia di secoli.
Un po’ come tutti quelli che addentrandosi in un paesaggio scoprono di amarlo sopra ogni altra cosa. E camminando in luoghi carichi di passato, anche io mi sono posto innumerevoli domande su come potessero vivere le persone dell’epoca: come potessero amare, cosa provassero passeggiando negli stessi posti, cosa potessero “vedere”, secoli fa, fissando lo stesso panorama che fissavo io, adesso. Domande legittime, credo. Domande che possono stimolare la creatività di chiunque.”
Perché hai scelto proprio la seconda guerra di indipendenza come argomento principale?
“Credo di averla scelta per non tuffarmi in un contesto già sfruttato a sufficienza come è la prima guerra, quella che vede protagonista William Wallace. Credo sia stata sottovalutata dalla letteratura, anche la seconda esibisce protagonisti altrettanto interessanti dal punto di vista carismatico.
La mia preferita è sicuramente Agnes Randolph che è entrata di diritto nella tradizione storica di Scozia: una Lady capace di respingere gli assalti inglesi a colpi di fazzoletti e burle dalla torre del castello di Dunbar, possiamo considerarla un’autentica eroina moderna, un simbolo della lotta per la libertà. Ritengo infatti che proprio la ricerca della libertà faccia parte di ciascuno di noi. Le lotte di indipendenza scozzese ne sono un esempio come molte altre nel corso della Storia.”
Quale messaggio vuoi mandare ai lettori con questo tuo ultimo romanzo?
“Mi piace pensare di poter trasmettere molti messaggi, dopotutto è desiderio di chiunque si metta a scrivere, credo però sia la voglia di rappresentare il gioco tra coscienza e passione che mi ha fatto da motore.
Posso parlare solo per me, logicamente, e basarmi sull’esperienza, mostrando la varietà della natura umana. Io credo in tante cose, soprattutto al destino, e quando sviluppo le vicende dei protagonisti non mi aspetto di creare delle autentiche novità, cosa al quanto difficile al giorno d’oggi, ma di restare almeno fedele alla storia, di essere il più credibile possibile.”
Nel ringraziare Luigi vi lascio alla prossima tappa del 14 novembre curata da Les Fleurs Du Mal che vi presenterà i personaggi inventati.
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