Apocatastasi d’estate
Adamas Fiucci
96, Rue de- La- Fontaine Edizioni
Recensione di François Morlupi
Apocatastasi (fonte wikipedia): nello stoicismo, che trae l’ipotesi dalla fisica di Eraclito, l’apocatastasi indica il “ristabilimento” dell’universo nel suo stato originario, e si collega alla dottrina dell’eterno ritorno
Apocatastasi (fonte enciclopedia Treccani) (dal gr. ἀποκατάστασις “restaurazione finale”): tra le dottrine di Origene, poi ripudiate come errori dalla Chiesa, una delle più notevoli è questa della restaurazione finale, cioè del perdono per tutti indistintamente i peccatori.
Apocatastasi (fonte dizionario Repubblica): dottrina che sostiene il ritorno del mondo, dopo la distruzione, alla sua primitiva perfezione, come finale compimento delle promesse di Dio.
Per comprendere appieno l’atipico romanzo di Adamas Fiucci, bisogna innanzitutto carpire la definizione del suo singolare titolo. Per questo motivo, prima di buttarmici a capofitto, ho effettuato alcune ricerche, partendo proprio dall’origine della parola…come ci insegnavano i nostri cari professori di liceo.

E’ stata una ricerca fondamentale e appagante, anche perché, una volta compresa la sua etimologia, si sono aperti scenari curiosi e spunti di riflessione interessanti. Ci si accorge infatti di come il libro di Fiucci, non possa essere catalogato in un singolo genere.
Certamente ci troviamo dinanzi un romanzo dalle tinte noir ma “Apocatastasi d’estate” è molto di più. La trama è classica, ma non per questo banale. Julia, una ragazza di ritorno al suo paese d’origine, decide di contattare tutti i suoi ex compagni di liceo e di organizzare una giornata tutti insieme. Come ai bei tempi, no? Ovviamente all’inizio, nessuno è d’accordo, nessuno ha il tempo per queste cose futili ed estemporanee. Ma il desiderio di ritrovarsi tutti insieme, di confrontare le proprie vite e magari di sfoggiare i propri successi dinanzi agli altri sono una calamita che è difficile respingere. E poi perché no, dimenticare i problemi personali per una giornata. Ovviamente nulla andrà come previsto.
La violenza che si scatena rapida ed improvvisa, come un fulmine a ciel sereno, è una mera scusa per raccontare tutt’altro. E’ il contorno a farla da padrone e in questo caso sono le storie e i problemi quotidiani dei protagonisti la chiave di lettura del romanzo. Ognuno di loro è cresciuto, raggiungendo la maggiore età e di conseguenza una maturità (o una involuzione in alcuni casi? questo spiegherebbe alcune scelte irrazionali di certi protagonisti), rincorrendo sogni e speranze che molto spesso peròsi sono spezzati in volo. La caduta è stata terribile, ma nella maggior parte dei casi, i nostri alunni oramai cresciuti, si sono rialzati a fatica, lasciando alle loro spalle degli strascichi e delle esperienze oscure. Esperienze che hanno dimenticato o semplicemente che non vogliono ricordare. Appaiono belli, forti e fondamentalmente buoni, con sani principi e valori da copertina. Ma è soltanto una facciata. Del resto non è colpa dei protagonisti, se la società ci impone di privilegiare l’apparire all’essere giusto? E loro, da perfetti attori, si muovono sul palcoscenico della vita badando bene a non rivelare la loro vera natura ma seguendo un copione imposto da altri.
Il loro background, le loro personalità sono un affresco, uno spaccato di vita vissuta che qualsiasi lettore non farebbe fatica a riconoscere. Il pregio del romanzo è senza dubbio il far rivivere scene che ogni lettore ha vissuto. La classica cena-rimpatriata con gli amici di scuola, dove i ricordi sbiaditi riemergono in grasse risate o in veli di nostalgia, per un periodo che in fondo non era così male ma che purtroppo non tornerà più.
Lo stile è d’impatto, conciso e diretto. Non ci sono troppi giri di parole e i dialoghi vanno diritti al punto. Certo, peccano, nella prima parte, di chiarezza: troppi personaggi intervengono ed è difficile a volte farsi un’idea degli interlocutori. Ma, mano a mano che la nebbia si dipana e i nostri protagonisti entrano a casa di Julia, la lettura risulta più comprensibile ed estremamente efficace. Tutti i nodi vengono al pettine, drammaticamente. Anche il finale, forse inverosimile potrebbe far storcere il naso. Ma ci troviamo dinanzi ad un romanzo che tenta di veicolare un messaggio più complesso e stimolante.
E’ in questo contesto che la definizione di apocatastasi assume una valenza ben precisa; laddove si raccoglie ciò che si è seminato. Laddove il perdono esiste, ma dipende da chi lo compie e dalla sua definizione di espiazione. La vita fa spesso giri immensi, ma torna poi inevitabilmente, al punto di partenza. Sebbene si tenti in tutti i modi di sfuggire ai suoi tentacoli, prima o poi, ci acciufferà, senza alcuna pietà. A farne le spese saranno quei protagonisti, che dietro a delle maschere pirandelliane, sono in fondo, degli adolescenti mai/mal cresciuti.
Adamas Fiucci si è laureato nel 2012 in Storia della filosofia e, nel 2016, ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Studi umanistici, curriculum “Logica, Ontologia ed Etica”. Dal 2014 collabora con la Prof.ssa Federica De Felice, titolare della cattedra di “Storia della filosofia dal Rinascimento all’Illuminismo” nell’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti–Pescara. Nel corso del suo dottorato ha pubblicato Religione e morale nella filosofia di Pierre Charron (2014) e Il sogno in Montaigne (2015) per la rivista «Ritiri Filosofici», e ha partecipato in qualità di relatore a seminari internazionali. Nel 2016 è uscito Il binario silente, il suo primo romanzo, edito da 96 Rue de–La-Fontaine Edizioni.
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