Siamo lieti di ospitare oggi il cantante, compositore e pianista Andrea Giraudo, la sua musica unita alla profondità delle parole cattura e avvolge lo spettatore in una magica emozione.
Nato nel 1971, sin da piccolo suona il pianoforte incantando i suoi genitori con la Patetica di Beethoven, il pianoforte diventa lo strumento da cui fuoriescono sonorità che si alternano dal tango argentino all’R&B, fino ad approdare alle forme melodiche del Blues.
Coofondatore nel 1995 dei “Madai“, formazione Rock-Blues che vince L’Heineken Tour nel 1996.
Con la sua straordinaria voce roca dà corpo a una vera e propria letteratura musicale, trasformando testi poetici in sonorità di altissimo livello.
Grazie Andrea per aver accettato il mio invito, ma soprattutto grazie per la tua musica.
A: Grazie a te! E grazie dell’invito per questa chiacchierata.
Dalla tua biografia leggo che hai lasciato la rigidità degli studi musicali per dedicarti completamente alla tua musica: è stata una scelta difficile?
A: Direi di no; all’epoca mi sembrò una scelta quasi obbligata, fisiologica. Con il tempo, forse, qualche rimpianto c’è stato, come sempre accade quando non si porta a termine qualcosa.
Parlaci del tuo percorso musicale; hai cantato e suonato anche per la principessa Bashma Hussein di Giordania per il suo compleanno nel 2007, che effetto fa essere davanti a un pubblico così “regale”?
A: Mi è molto difficile scindere la mia musica dalla mia vita, poichéhanno sempre proceduto insieme, intrecciate indissolubilmente. Posso dirti che dopo tanti anni il mio desiderio di suonare, comporre e condividere musica con il pubblico si è cristallizzato in un naturale bisogno primario, che trova la sua massima soddisfazione nel momento “LIVE”. Ovviamente un pubblico blasonato o particolarmente ricettivo aggiunge ulteriore valore a questo momento.
Dell’esperienza in Giordania ricordo che il pubblico quella sera si lanciò in balli scatenati, forse un po’ lontani dal nostro immaginario dei comportamenti “regali”. Poi è stata impressionante a dir poco l’ospitalità a noi riservata, gli sforzi perché fossimo sempre a nostro agio; ricordo che quando sono “tornato sul pianeta terra” una volta di più ho capito che più si sale e più l’aria è pura …
La guarigione è come dicevo, il tuo primo singolo tratto dal tuo Album Stare bene in uscita a gennaio 2019, è una esplosione di ritmo R&B con sfumature soul, che accompagna un testo potente e creativo.
Un amore che manca e non può guarire semplicemente sostituendolo: com’è nato questo pezzo che sembra si distacchi un po’ dai precedenti con sonorità più, come dire, pop.
A: La scelta stilistica musicale de “La Guarigione” non è casuale. Il testo si riferisce alle pene d’amore giovanili, a quegli “amorazzi” devastanti che quando arrivano incendiano e quando se ne vanno distruggono, un genere d’amore per me un po’ vintage ahimè! Quindi ben venga una musica vintage per sottolinearlo.
Il testo poi è il paradigma del rituale che seguiva la fine di questi “amorazzi”:
fase 1) sofferenza assordante da zittire in ogni modo più o meno lecito.
fase 2) chiodo scacchia chiodo, l’errore più grande, umiliante sia per il “chiodo” che per il “malato”.
fase 3) l’effettiva guarigione cioè innamorarsi di nuovo … e il ciclo ricomincia!
Tra i testi che ho piacevolmente ascoltato: La clessidra, Poker, iscritti tra l’altro al concorso Musicultura 2019 e il primo singolo in uscita La guarigione, devo dire che risuonano nella mente e, toccano quelle famose corde del cuore come una poesia.
Il tempo ti sfugge e tu lascialo andare e con lui la paura di non vederlo tornare… alla base si sente il ticchettio del tempo che scorre… un incoraggiamento ad andare avanti, di oltrepassare la sorte, e ancora, una metafora quella dell’animale che resta placido al caldo del sole.
A: Si! Secondo me canzoni come “Poker” e “La clessidra” devonoavere interpretazioni diverse. Mi spiego: ci sono canzoni in cui l’autore condivide con l’ascoltare un racconto, un quadretto, un sentimento ben precisi e puntuali; il ruolo dell’ascoltatore è passivo. La magia sarà direttamente proporzionale alla bravura dell’autore. Poi ci sono canzoni come “Poker” e “La clessidra” in cui invece l’autore chiama l’ascoltatore ad un ruolo attivo, lasciandogli qua e là alcuni “spazi bianchi” da riempire con il colore del sentimento che ritiene più adatto per fornire la sua personale chiave di lettura. Quindi per non togliere poesia e magia, è meglio che l’autore anche quando parla di queste canzoni si limiti a qualche suggestione, cosa che farò anche io. Per esempio ” Poker” potrebbe rivolgersi ad un ragazzo alle soglie dell’età adulta e rassicurarlo ricordando che le sue scelte saranno dettate dall’istinto di cui anche lui è dotato, ” come un qualsiasi altro animale”.
Il ticchettio del tempo come scelta ritmica, è un tributo a una mia piccola ossessione personale: il tempo appunto, la differenza tra tempo effettivo e tempo percepito, il passato, il futuro … passami la battuta Loredana , ma non abbiamo abbastanza ” tempo” per sviscerare l’argomento…
E anche ne La clessidra, con un ritmo decisamente brillante, ci inviti a girare la clessidra prima che sia troppo tardi, tardi per…?
A:Troppo tardi per passare allo schema successivo. La nostra vita è scandita da una serie sterminata di clessidre che rappresentano: ” il tempo giusto per …“. Ne ” La clessidra” è fondamentale l’elemento intuizione. A volte, nel momento di fare la propria mossa, si perde memoria di quello che si era giustamente intuìto prima. Il messaggio è: non perdere di vista il tuo piano d’azione, come in una partita a scacchi, scandita appunto dalla clessidra ( intesa come tempo limitato a disposizione)
Che forma ha il tempo per te?
A: A volte mi piacerebbe attribuirgli dei tratti somatici, forse quelli di mio padre …
A quale artista ti senti più vicino, o ti sei ispirato?
A: Penso di essere il prodotto di tutto quello che la mia testa e il mio cuore hanno amato, digerito e assimilato; in cima alla piramide: Beatles e Battisti.
Cosa ne pensi delle manifestazioni musicali: i vari Festival italiani e sottogeneri, davanti a quale pubblico ti piacerebbe esibirti?
A: Mi piacerebbe fare l’apina che vola di fiore in fiore in ogni Festival onesto …
Inoltre vorrei che ci fosse una maggiore attenzione televisiva o, perché no, documentaristica per i Festival dedicati, o di nicchia, o grandi eventi, non solo del passato ma anche e, soprattutto, contemporanei.
Progetti per il futuro?
A: SCRIVERE!-COMPORRE!-SUONARE!
Ringrazio Andrea per questa bellissima chiacchierata e in ultimogli chiediamo… se questa intervista fosse una tua musica quale sarebbe?
A: Sono io che ti ringrazio, davvero! Se questa intervista fosse una mia musica...? Dovrei scriverne una apposta: direi senz’altro un duetto, frizzante qua e là, godibile, non banale, che venga voglia di riascoltare … ce la faro??!!!
Articolo di Loredana Cilento
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