Titolo: La casa della bellezza
Autrice: Melba Escobar
Edizione: Marsilio
Pubblicazione: 2018
Traduzione: Giulia Zavagna
Pagg: 221
“La verità è necessaria quando c’è giustizia. Ma la verità senza rimedio non fa che avvelenare l’anima”
La casa della bellezza di Melba Escobar (Marsilio Editori) è un giallo atipico volto a denunciare una società, quella colombiana, dedita a rituali effimeri che rendono la donna vittima del machismo, schiacciata e dominata, ma non solo…L’assetto della società, diviso dall’estrazione sociale, culturale ed economico, fa sì che i più poveri subiscano l’azione aberrante dei più ricchi, spesso umiliati e confinati nei loro ghetti.

Karen è il simbolo di questa alienazione, lascia la sua amata Cartagena e un figlio piccolo, per trasferirsi a Bogotà in cerca di fortuna, trova lavora nel lussuoso ed esclusivo centro estetico, frequentato da personaggi ben in vista, dove tra una manicure e una ceretta si confessano e si mettono a nudo.
Tra questi personaggi, la moglie di un deputato, Rosario Trujillo, una famosa presentatrice televisiva, ma anche gente comune come l’adolescente Sabrina Guzmàn, che arrivò un giorno al centro estetico sotto un diluvio universale, indossava ancora la divisa della scuola e voleva depilarsi per il suo fidanzato: due giorni dopo fu ritrovata morta.
La madre disperata si rivolge a Karen che è stata l’ultima a vederla, si rivolge alla polizia, al procuratore, a chiunque possa aiutarla, a chiunque possa dare un senso a quella morte, ma la morte non ha mai un senso.
La denuncia di Melba Escobar arriva nel 2015 quando con La casa della bellezza sviscera un mondo vacuo rappresentato da uomini sottosviluppati che mostravano come trofei, le loro preziose bambole dalle forme generose, incipriate al punto di sembrare scarafaggi in una panetteria, i narcos sfoggiavano, agli occhi degli altri Neanderthal – così vengono definiti dalla stessa Melba- il poderoso fondoschiena delle cinguettanti accompagnatrici.
La voce narrante è quella di Claire, psicoanalista che torna a Bogotà, dopo il divorzio; a cinquantanove anni decide che deve far ritorno dove la sua vita è iniziata. Passeggiando sull’avenida, entra nell’edificio con le porte di cristallo, La casa della bellezza, dove conoscerà la bellissima Karen che le racconterà la sua storia.
Le vite dei personaggi sono unite da un filo conduttore, chi più chi meno, subirà le conseguenze di quella morte assurda, la morte di una ragazzina che sognava un amore speciale.
“Già fin da piccole le nere e le mulatte si lisciano i capelli con la piastra, con varie creme, con il phon, con le pillole da masticare, si fanno la ruota svedese, si mettono maschere, dormono con le calze velate in testa…”
Questo è uno dei punti fermi del libro, l’apparire più dell’essere, l’obiettivo delle giovani colombiane è affiancare il narcos di turno, il resto non conta. Ma oltre al ritratto marcio della società corrotta, s’innesca un’altra tematica: l’abbandono della propria terra natia, perdendo il contesto affettivo, per andare nella metropoli in cerca di fortuna. Karen è il simbolo di tutto questo, viene a contatto con mondi diversi e per lei è totalizzante, si fa assorbire e coinvolgere, cambia completamente visione e ne verrà travolta completamente.
Una trama ben costruita che sradica il concetto di giallo così come viene interpretato in genere, e tesse sapientemente una storia vera e credibile perché fondata sulla realtà sociale e culturale di un paese diviso, stratificato e cieco.
Non dimenticheremo Karen che ha cercato una vita migliore per poi ritrovarsi nel baratro e nell’inganno; non dimenticheremo Claire che ha cercato di darle una mano, ma anche lei è stata travolta dagli inganni; non dimenticheremo la giovane Sabrina, ammaliata da un falso amore e neppure i personaggi che via via hanno reso prezioso questo libro straordinario che guarda a una società lontana da noi, ma forse neppure tanto.
Un esempio eccezionale di vera letteratura, un libro che mancava!
Melba Escobar (1976) vive a Bogatà. Scrittrice e giornalista, è editorialista dei quotidiani colombiani El Pais, El Espectador
Articolo di Loredana Cilento
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