Blogtour TSD Cuore sordo di Barbara Ghinelli -Intervista all’autrice-

«Cosa vuoi fare da grande?»

«La scrittrice»

Sono lieta di presentarvi Barbara Ghinelli, autrice del libro Cuore sordo, uscito a fine gennaio e che la vede protagonista in questa quinta e ultima tappa del blog tour, organizzato da TSD.

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Barbara Ghinelli, nata a Milano il 13 settembre 1979, vive a Desio (MB) con il suo compagno. Laureata in scienze biologiche con un master in antropologia forense, da sempre ha una grande passione: la scrittura. Scrive romanzi di genere mistery, thriller e fantascienza. Cuore sordo contiene gran parte della sua esperienza di studio come antropologa. Cura un sito e un blog sulla scrittura: www.barbaraghinelli.com 

Come leggerete Barbara attinge alle sue conoscenze, inserendo elementi in più, sia scientifici che umani. Barbara ha seguito il cuore preferendo questo alla carriera come antropologa forense nei RIS.

Grazie Barbara per essere qui con me.barbara-ghinelli

B: Grazie a te, Loredana. Per me è un vero piacere essere qui oggi insieme a te e a tutti i nostri amici lettori.

Cuore Sordo (Argento Vivo Edizioni) è il tuo terzo romanzo, dopo Ombre dal passato, un thriller ambientato su più livelli temporali uno dei quali, ci riporta al genocidio degli ebrei raccontato da una bambina deportata ad Auschwitz e dal suo diario:

«Mi guardo intorno e tutto ciò che vedo è un paesaggio nero, con sfumature grigiastre. Tetro. Lugubre. Non c’è colore. Soltanto vuoto. Il vuoto mi avvolge e mi culla nella sua danza macabra, nella sua nebbia fitta. Ogni minuto.

Ogni giorno. Ogni notte. Ogni istante di questa vita, che vita non si può chiamare».

Cosa si prova quando si scrive di questo orrore?download

B: Non è stato facile, in effetti. Mi sono documentata a lungo, ho letto testimonianze di gente sopravvissuta perché ogni cosa fosse attendibile, la storia ma anche le emozioni. Leggevo che una sensazione comune a molti ebrei era proprio la non volontà di affezionarsi ad altre persone, perché il loro futuro era incerto e sapevano che anche un solo barlume di empatia avrebbe rinnovato ulteriormente il dolore al momento del distacco. Una sorta di protezione emotiva, questo mi ha toccato molto. E fa riflettere invece rendersi conto che al giorno d’oggi tutte queste cose avvengono senza che noi ci poniamo troppo peso. Un abbraccio, un sorriso, una stretta di mano… per loro sarebbe stato un sogno poterli provare, poter Vivere, invece noi neanche ci badiamo. Per questo ritengo che le piccole cose, in fondo, siano quelle che valgono di più.

Ripenso poi a una storia che mi è stata raccontata da mia zia non molto tempo prima di morire: pur non essendo ebrea, da ragazza era stata rinchiusa in un campo per inseguire l’amore. Non lo aveva mai raccontato a nessuno. Per creare il personaggio di Evita, la zia dell’antropologa Lucia Costa, mi sono ispirata a lei.

Nello scrivere i capitoli dedicati alla piccola Emily, cercavo quindi di porre un velo leggero tra me e il cuore: da una parte, non volevo farmi sopraffare ma d’altra parte invece era necessario che le emozioni uscissero allo scoperto, perché un lettore le sentisse tanto quanto le percepivo io durante la stesura. E questo velo, essendo appunto sottilissimo, proprio come il confine tra il bene e il male descritto nel diario della ragazzina, spesso si spezza.

Com’è nata l’idea di Cuore sordo? È un thriller con un messaggio profondo: l’amore che vince sulle crudeltà della vita, un rialzarsi dopo le difficoltà illuminando il cuore…

B: Quante volte ci è capitato e ci capita continuamente di cadere, nella vita? A volte purtroppo basta così poco! Eppure in quel baratro i più fortunati trovano un appoggio, una mano che ci fa riaffiorare dall’acqua, come dopo tanti minuti di apnea. Quest’ancora di salvezza è l’amore.fami

E ragazzi, se esiste l’amore nelle nostre vite, teniamocelo stretto! E con questo intendo qualsiasi forma di amore: l’amore in un rapporto, ma anche amore tra famigliari, amore fraterno, amicizia, persino l’amore degli animali. Nessuno può farne a meno, lo credo fortemente.

In Cuore sordo alcuni personaggi sono stati salvati dall’amore, altri meno.

L’idea del libro è nata a Parigi, a partire da un unico personaggio: la piccola Ivory, con un sogno enorme nel cuore. Da lì ho sviluppato il resto: mi sono soffermata più volte sul significato dell’accostamento di questi due termini. Come può un cuore essere sordo? Come lo diventa? La causa principale è la mancanza d’amore: è solo questo sentimento a possedere la chiave giusta per colorare ogni cuore e per riportarlo sulla giusta via, perché l’uomo che si ritrova in bilico tra bene e male sia in grado di agire affinché la soglia del non ritorno non venga superata.

La mia idea era quella di creare una storia con più sfaccettature, proprio perché in fondo la nostra vita è così. Volevo unire i miei studi di antropologia (che ritengo interessantissima, e in fondo si tratta dello studio dell’uomo) a un messaggio profondo che potesse arrivare a molti lettori, unendo quindi diversi ingredienti: l’amore, l’odio (in fondo sono due facce della stessa medaglia), la suspense, l’azione, il dolore, il sorriso (scaturito magari da personaggi più buffi, come Valerie, oppure dall’ingenuità dei bambini).

Ecco come è nato Cuore sordo.

I personaggi che via via si alternano sono ben caratterizzati, veri, quotidiani, una particolarità data anche dai tuoi studi di antropologia, giusto?

B: Sì, in parte si. L’antropologia, come dicevo sopra, nasce come studio dell’uomo. Potrebbe sembrare strano, eppure dalle ossa riusciamo a risalire a tante informazioni sulla persona, se siamo fortunati. Ma per creare i miei personaggi mi sono anche ispirata alle persone che mi circondano, che conosco, che incontro, che sento parlare anche per soli cinque minuti in una sala d’aspetto. Osservo molto: come reagisce la gente a situazioni più svariate, se camminano con la testa bassa, come parlano e cosa dicono, che scarpe indossano.antro

Volevo che il mio “cast” fosse reale, nel senso: quanti di noi si potrebbero immedesimare in Lucia? In Katy? Cosa abbiamo in comune con loro?

L’intento era proprio questo: attingere dal quotidiano con le loro storie e le loro personalità. Spero di esserci riuscita.

Se vedete una vecchina seduta su una panchina nel parco, cosa pensate? Io la guardo negli occhi e penso che avrebbe tanto da raccontarmi, la sua storia è senz’altro interessante. Qualsiasi storia vale la pena di essere raccontata.

Cuore sordo è anche una storia di madri e di figlie, rapporti più o meno complicati, di sacrifici, di segreti, di parole non dette: come sono cambiati i rapporti tra genitori e figli rispetto al passato e come li vedi oggi dal punto di vista sociale e psicoevolutivo?

B: Il rapporto tra madri e figlie è un tema che mi sta particolarmente a cuore e sono contenta, quindi, che sia oggetto di una tua domanda e soprattutto che tu gli abbia attribuito una tale importanza.madri

Non ho ancora figli (spero un giorno di averne), ma mi baso sul rapporto profondo che mi lega ai miei genitori per parlarne e anche all’amore e all’educazione che io trasmetterei ai miei figli.

In letteratura se ne parla tantissimo, nella vita di tutti i giorni sentiamo storie che hanno come protagonista proprio questa tematica.

Non è semplice, è come un lavoro in fondo, e spesso ci si chiede “Ho fatto bene? Dove ho sbagliato? Ho trasmesso valori importanti a mio figlio? Come crescerà? Sarò una brava madre, o un buon padre?”. Il periodo dell’adolescenza poi è il più complicato. Basta un niente a volte, proprio una parola non detta, come hai detto tu, a far nascere incomprensioni. Eppure, almeno secondo me, essere madri è (o meglio, sarebbe) la cosa più bella del mondo.

Piccolo spoiler per i più curiosi: affronterò ancora questo argomento nei miei successivi romanzi, soprattutto in quello che avrà ancora come protagonista la mia Lucia Costa di Cuore sordo. Preparatevi, perché la vedrete sempre come antropologa, ma in una veste nuova. Ma scommetto che ciò a cui avete pensato leggendo queste mie parole non si avvicina a ciò che ho in mente. 😉

Basta, non aggiungo altro a riguardo, ho già detto troppo. Se volete saperne di più, sono ben lieta di accogliervi nella mia pagina, sul mio blog, nel mio mondo.

Chiudiamo questa piccola parentesi e torniamo alla domanda: penso che questo rapporto sia cambiato moltissimo nel tempo. E ce lo dimostra, appunto, la letteratura. In passato c’era forse più distacco: nelle famiglie aristocratiche c’era la servitù a occuparsi dei bambini e invece nelle famiglie povere c’erano a volte così tante teste da sfamare che la madre purtroppo non riusciva a costruire un rapporto con ognuno dei figli, almeno non così come ce lo immaginiamo oggi.

Adesso invece la mamma diventa quasi confidente, amica, tutto è più spontaneo, più forte.

Ecco, questo chiaramente può non essere una cosa valida per tutti, ovvio. Io parlo in base alla mia esperienza e, per quanto riguarda il passato, mi riferisco alla mia cultura letteraria, fondata e costruita unicamente sui libri che ho letto e i film che ho visto.

Spero di aver risposto in modo esauriente alla tua splendida domanda.

“Quali parti della mia vita, o di quella di mia madre? Sono stralci di racconti svelati in parte da lei, ma se uniti non formano una storia vera, soltanto parole sparse. Pochissime parole sparse in giro per la casa delle mie memorie. Non sono in grado di unirle insieme e comprenderne il messaggio. Forse perché non esistono. Sono inconsistenti, astratti, fatti della stessa sostanza dei sogni.

Ma come sono fatti i sogni?”…Barbara?

B: Questa è una buona domanda! Io credo che ognuno, nella propria testa, dipinga la figura e la consistenza dei sogni in base alla propria sensibilità, alla propria idea.sogni

Per Maja di Cuore sordo sono astratti, quasi come una bolla di sapone che vola via appena la si sfiora. Forse perché lei ci crede poco, ai sogni, avendo sofferto si ritrova ad essere più pragmatica. Appena la vedo ne discuterò con lei 😉

Per me invece sono colorati, o comunque mi piace immaginarli così. Sono come diamanti da tenere stretti. E sono importanti. Ne ho due, molto forti. E ci voglio credere.

Che cos’è per Barbara Ghinelli la memoria?

B: “I miei pensieri correvano sempre troppo veloci per costringermi a fermarmi a riflettere, nella vita. E forse è stato questo il mio primordiale errore. I miei pensieri erano la metafora di un pendolo impazzito. E quel pendolo impazzito era la memoria, che si muoveva tra passato e presente con sbalzi repentini.

Ora invece non è più così. Il pendolo si è rotto, forse. E nessuno lo aggiusterà più, nemmeno io. Perché non si aggiusta la memoria.”

Questa è una citazione tratta da Cuore sordo, visione della memoria da parte di uno dei miei personaggi. Mi piaceva riportarla come risposta a questa domanda.

Per Barbara Ghinelli, invece, la memoria è il motore della vita, in un certo senso. Mi piace pensarla così, perché noi in fondo viviamo di ricordi, di immagini che ci sovvengono, ritornano dal passato e che ci rievocano sensazioni malinconiche magari, ma insostituibili.

Tutto questo ci aiuta a colorare il nostro cuore, perché non sia mai sordo.

E poi c’è la musica, le note risuonano tra le righe di Cuore sordo, accompagnando i pensieri dei suoi protagonisti, nel loro mondo inquieto, nelle loro scelte: “perché le idee sono come farfalle che non puoi togliergli le ali perché le idee sono come le stelle…”

Vecchioni, Buonocore, Guccini; una scelta musicale che s’incastra perfettamente con i turbamenti e gli stati d’animo, ce ne parli?

B: Mi piaceva l’idea di inserire qua e là nel libro strofe o ritornelli di canzoni famose che hanno lasciato un segno, dentro di me. E che naturalmente richiamassero i pensieri e le emozioni dei miei personaggi in un dato momento della loro vita, del loro percorso.

Come una sorta di “colonna sonora”, insomma. Se Cuore sordo fosse un film, che musica sentiremmo negli istanti più intensi?guccini

Le tre che hai citato poi sono proprio le mie preferite. Telepatia? 😉

Cuore sordo è un libro coraggioso; correva il rischio di confondere il lettore nell’uso e nella coordinazione degli eventi apparentemente slegati nello spazio e nel tempo dato proprio dai diversi livelli temporali, e invece tutto confluisce perfettamente in una conclusione logica.

B: Sono consapevole del fatto che il mio è stato un rischio. Cuore sordo non è un libro semplice e non è nato per essere tale. Il mio timore infatti è proprio questo: la moltitudine dei personaggi, gli eventi e la trama che in principio potrebbe apparire complessa. Sono contenta però della tua ultima frase: il mio intento era quello di far confluire e incastrare tutto quanto alla fine, come un puzzle. Spero di esserci riuscita.

…e ora un po’ di te

Quanto è importante per uno scrittore leggere? E cioè, un buon scrittore dev’essere soprattutto un buon lettore?

B: Assolutamente sì. Per uno scrittore la lettura non è importante, bensì fondamentale. Leggere, leggere, leggere. È questo che si dovrebbe fare, prima di scrivere. Aiuta a esprimersi meglio, ci rende più sensibili e aperti al pensiero e alla visione di altri scrittori affermati, ci fa capire cosa significa la parola ritmo e quanto sia importante la creazione dei personaggi. Insomma, ci aiuta a osservare meglio, con occhi più raffinati, attenti, critici.

Personalmente, la lettura mi trasporta in mondi diversi, mi fa conoscere amici nuovi, come se facessimo un viaggio stando però comodamente seduti in poltrona.

Il genere thriller ormai riscuote sempre più favori, penso che il lettore abbia bisogno di quella scarica di adrenalina che lo scuoti e gli faccia vivere più intensamente la vicenda, ci sentiamo parte della storia e a volte vestiamo anche noi i panni del cattivo, entrando nella mente del serial killer! Tu cosa ne pensi?

B: Adoro la tua frase “entrando nella mente del serial killer”, mi fa tornare alla mente un film che ho visto tantissime volte e che mi piace molto, proprio perché come hai detto tu mi fa provare una scarica di adrenalina non indifferente. Si chiama proprio “Nella mente del serial killer” ed è con Kathryn Morris, l’attrice della serie tv americana Cold case.

La volete sapere una piccola curiosità? Solo per quanto riguarda l’aspetto esteriore, per la mia Katy Walsh mi sono ispirata un po’ a lei.christian-slater-e-kathryn-morris-in-una-scena-di-nella-mente-del-serial-killer-16180

Tornando alla domanda, il thriller è un genere che apprezzo moltissimo, sia come lettura, sia come cinema, sia come scrittura. Mi piacciono quelle storie che tengono incollate le persone alle pagine di un libro o a uno schermo. Mi piace cercare di investigare e capire chi sia l’assassino.

Come conseguenza, quindi, riporto tutto su di me e nella mia testa, nella mia penna. Avendo poi frequentato un master in antropologia forense, ho cercato di unire le due cose ed è nato Cuore sordo.

Non è semplice a volte strutturare una storia e la mia domanda perenne è “Può piacere?”.

Come metodo adotto questo, prima di iniziare a lavorare: scrivo un piccolo riassunto per ogni capitolo che poi andrò a sviluppare; questo mi aiuta a far incastrare tutti gli eventi, a far nascere il ritmo e la suspense giusta e a gestire i colpi di scena e il climax.

Un’ultima domanda: che forma ha la crudeltà?

B: Un po’ come per i sogni, io credo che anche la crudeltà acquisti un connotato diverso a seconda della situazione, della personalità e della vita degli individui.

In Cuore sordo ho parlato di tante forme di violenza e di crudeltà: pensiamo alla vita di Ivory e Valerie, di Katy, di Alice e, non certo per ultima, quella della giovane Emily Levi.

Il mio pensiero è che ognuno di noi le potrebbe attribuire un’immagine differente, dipende dagli occhi e dal cuore con cui la si guarda.

Ringrazio Barbara per questa bellissima chiacchierata e vi lascio il link per acquistare Cuore sordo di Barbara Ghinelli… da non perdere assolutamente!

B: Grazie a te per l’opportunità che mi hai dato e per le tue meravigliose domande. Alla prossima. E se qualcuno di voi, sì proprio voi che state leggendo le mie parole in questo momento, deciderà di leggere il mio Cuore sordo, sappiate che è una parte di me. Un abbraccio a tutti e vi saluto con la firma che uso nel mio blog:

La lettrice di ossa

(e scrittura-dipendente)

della Brianza   

http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=cuore-sordo

Intervista a cura di Loredana Cilento

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