Titolo: Joe Petrosino. Il mistero del cadavere nel barile
Autore: Salvo Toscano
Edizione: Newton Compton Editori
Pubblicazione: febbraio 2019
Recensione di Loredana Cilento
“E lo sa che cosa mi ha detto il giudice quando mi ha mandato alla sedia elettrica? Che questa punizione doveva servire da lezione a tutti gli altri italiani, che devono imparare che qua in America i cristiani non vanno in giro con i coltelli. Così disse, capitano! Perché sono italiano mi stanno ammazzando”
Salvo Toscano, firma il suo ultimo romanzo, uscito per Newton Compton Editori a febbraio, Joe Petrosino. Il mistero del cadavere nel barile, ispirandosi al sergente di polizia di origini italiane che nei primi anni del secolo scorso sfidò la Mano Nera, l’organizzazione criminale di stampo mafioso.
A lui si deve la nascita della prima squadra di poliziotti contro le attività criminose; Italian Branch, cinque uomini in grado di parlare la lingua, di capire le dinamiche, di conquistare la fiducia dei connazionali.
Il cadavere di uno sconosciuto viene rinvenuto sul marciapiede, in un angolo dimenticato di New York nel quartiere italiano Little Italy, immerso nella rarefatta foschia dell’alba tra l’Undicesima Strada Est e la Avenue D.
Il poliziotto, di origini italiane dalla bassa statura, ma da uno spiccato senso del dovere, Joe Petrosino è chiamato a indagare su un delitto che appare subito come misterioso.
Il cadavere è riverso in un barile, orribilmente mutilato.
Tutto fa pensare alla presenza della Mano Nera, l’organizzazione mafiosa che mira a dividersi il territorio tra racket, prostituzione, e soldi falsi.
«Sergente, gli italiani sono un pericolo per New York?»
«Gli italiani sono le uniche vittime della Mano Nera. Solo gli italiani. E vanno protetti, perché sono newyorchesi come lei e come me».
Un giallo in bianco e nero che ci riporta indietro nel tempo, a quando masse di connazionali disperati, s’imbarcavano per raggiungere il grande sogno americano.
Il sogno oltreoceano, la fuga dalla miseria, stipati sui ponti delle navi di Lazzaro, perché loro, gli italiani, ci credevano all’America, credevano a un microcosmo che prometteva la salvezza dalla fame e dalla miseria.
Disperazione non lontana dai giorni nostri.
Questo particolare avvenimento – realmente accaduto – ispira Salvo Toscano a narrare la vita di Petrosino, che con acuta determinazione, voleva riscattare onore e giustizia agli italiani, agli occhi del nuovo mondo.
I fatti realmente accaduti si mescolano a licenze romanzate, rendendo fluida la narrazione, ma soprattutto potente, resa tale dall’uso di vari registri linguistici.
Quel dialetto, rotto, slabbrato, quasi sgrammaticato del profondo sud Italia, ci trascina in quel quartiere dei primi del 900 americano, popoloso e multietnico, che da sempre ha dato voce e immagine agli italiani immigrati e che oggi rappresenta un patrimonio culturale.
Ma Salvo Toscano porta in evidenza anche un altro aspetto, più attuale di quanto si possa pensare: non si è limitato a narrare una storia realmente accaduta, più di un secolo fa, lui ci fa riflettere su quanto accade oggi; eravamo immigrati, abbiamo attraversato l’oceano, spesso in condizione disperate, abbiamo difeso la nostra italianità agli occhi di chi ci additava come criminali solo perché italiani; derisi con nomignoli dispregiativi, oggi ci troviamo nella posizione opposta, questo dovrebbe far riflettere…
“Amate dunque lo straniero, poiché foste stranieri nel paese d’Egitto.”
Salvo Toscano. È giornalista e autore dei romanzi Ultimo appello, L’enigma Barabba e Sangue del mio sangue. È stato semifinalista alPremio Scerbanenco ed è considerato una delle penne emergenti del noir italiano.
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