Titolo: Tavolo numero sette
Autore: Darien Levani
Editore: Spartaco
Pubblicazione: 2019
Pagg:215
Recensione di Loredana Cilento.
“L’imputato ha contro una macchina potente come lo Stato, una macchina che ha risorse infinite e che lo chiamerà a essere giudicato in base alla legge. Ma non solo. Se si tratta di un caso rilevante ha contro anche l’opinione pubblica per la quale, in virtù di un semplice sillogismo, ogni imputato deve essere condannato.”
Di giustizia, di legge, di processi mediatici, del grande pubblico che richiama un delitto, perché l’omicidio fa ascolti, fa vendere i giornali, gli share arrivano alle stelle, sono questi gli elementi che compongono la trama del raffinato e arguto romanzo di Darien Levani, Tavolo numero sette, edito da Spartaco edizioni.
La storia del giudice Camillo Bordin e della sua sentenza “sbagliata”, non è solo la storia di un omicidio rimasto insoluto agli occhi dei più, ma è soprattutto la storia che rivela il grande potere mediatico e della sua capacità di influenzare, di incantare, di valutare e di schierasi dall’una o dall’altra parte.
Un duplice omicidio, madre e figlia ritrovate barbaramente assassinate in casa, la casa degli angeli – ribattezzata dai media- un solo sospettato, un unico possibile colpevole per tutti, tranne per Bordin.
A un matrimonio, sei sconosciuti si ritrovano a occupare lo stesso tavolo, numero sette, uno di questi e il giudice Bordin, che tra occhiate e sussurri si ritroverà a discutere del processo e delle sue valutazioni.
In una manciata di ore, tra pareri discordanti e opinioni imparziali, l’intreccio di un processo lungo ed estenuante, prenderà forma.
Tra giallo e legal thriller, Darien Levani ci offre una lettura davvero interessante, soprattutto nuova e appassionante.
Il personaggio di Bordin è disegnato egregiamente, un uomo raffinato soprattutto nella morale, Bordin utilizza le parole giuste al momento giusto, si avvale di esempi e metafore…
“Sine spe ac metu” Autonomia e indipendenza, questa è la facoltà che hanno i magistrati; i giudici rispondono autonomamente, ma spesso il potere mediatico, influisce al tal punto che secoli di civiltà giuridica vengono bruciati in pochi click, e su questo punto Levani ci fa riflettere: il bisogno di sentirci elevati alla legge, di dire la nostra puntando il dito, leggendo qua e là qualche trafiletto buttato di getto, senza conoscere, senza studiare.
Diritti e doveri, giurisprudenza e giustizia, dove inizia uno e dove finisce l’altro, un delitto che aleggia sul tavolo e la consapevolezza che un giudice non si è lasciato influenzare, ha disposto una sentenza di innocenza perché ha applicato la legge.
Un imputato non è colpevole o innocente. I processi si fanno appunto per questo, per decidere se deve essere condannato o assolto. Non c’è certezza, c’è solo un’ipotesi di reato e il processo serve a stabilire se quell’ipotesi sia giusta o sbagliata.
Un romanzo che appassiona fin dalle prime pagine grazie a una scrittura avvolgente e brillante che rende partecipe il lettore fino alla fine.
Un gran bel libro!
Darien Levani (Fratar 1982), avvocato, vive e lavora a Ferrara. Già autore di romanzi premiati in Albania, sua terra di origine, in Italia ha ottenuto i Premi «Nuto Revelli» e «Pietro Conti». Nel 2017, con il romanzo Toringrad, ha vinto il Premio «Glauco Felici» Tolfa Gialli e Noir. È vicedirettore del giornale online Albania News. Nel 2019 è stato insignito dal governo albanese del titolo Ambasador i Kombit (Ambasciatore della Nazione) per i suoi meriti letterari. È del 2019 il romanzo a metà strada tra il legal thriller e il giallo investigativo Tavolo numero sette.
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