L’uccello padulo di Giovanni Lucchese – Recensione –

Titolo: L’uccello padulo

Autore: Giovanni Lucchese

Editore: Alter Ego

Pubblicazione: 2018

Pagg: 212

Recensione di Loredana Cilento

Tiri avanti le tue giornate come se fosse sempre lo stesso film ripetuto all’infinito, una pellicola deprimente in cui cambiano alcune comparse, a vole le location sono differenti, ma i dialoghi, le motivazioni dei personaggi e la morale di fondo sono sempre gli stessi.”

Ci sono storie che ti tengono letteralmente incollati alle pagine, che ti spingono a leggere tutto d’un fiato, come  L’uccello padulo, (Alter Ego edizioni) il secondo romanzo del brillante scrittore Giovanni Lucchese, che avevamo conosciuto con la bellissima storia di Carlotta in Questo sangue non è mio, img_1021

Billo, ovvero Gianandrea Ludovisi, è il rampollo di una aristocratica famiglia romana, lui si definisce ricco, viziato, nobile, affascinante anche se spesso si trova intriso della sua stessa urina. Dedito alla droga e all’alcol, passa le sue serate tra un rave e l’altro e sesso occasionale. Billo tocca il fondo tutte le sere, ma sarà proprio in un questi eccessi che conoscerà la stoica Mamma Sophie, un’eccentrica e attempata trans che lo porterà a rivedere tutta la sua vita.

“Mamma Sophie apre le folle come Mosè il mar Rosso:l’ondata di energia che sprigiona il suo corpo fa spostare le persone di mezzo metro prima lei vada a sbattergli contro.”

Cresciuto in un ambiente austero e anaffettivo, Billo si rifugia in un mondo di eccessi e vizi, trova conforto solo in “una pista di coca” e nell’alcol, ma presto si renderà conto che il mondo fatuo della ricchezza nasconde un vuoto claustrofobico.

Mamma Sophie e la sua bizzarra famiglia, un parterre di personaggi brillanti che accolgono Billo nel loro mondo fatto di colore e semplicità, in un’atmosfera di caldi abbracci, quello che Billo non ha mai avuto.

L’uccello padulo è una storia dolce e amara che riflette l’esasperazione e la contrapposizione dell’uomo in una società di generalizzazioni, dove non esistono le sfumature della diversità, dove l’apparire è ancora  un status symbol,

Sferzante e contraddittorio, L’uccello padulo ci catapulta nella storia di un giovane alla ricerca di se stesso, un romanzo di formazione che porterà il cuore ribelle di Billo e la sua anima inquieta a vestire finalmente i suoi veri panni, a uscire dal sottobosco e non rovistare più nel fango di una vita iniqua e vuota, e sarà l’amicizia di mamma Sophie ad aprire finalmente la gabbia dorata di Billo in un finale teatrale e istrionico che ne suggella la sua grandezza, L’uccello padulo volerà così in alto che non riuscite a vederlo

Giovanni Lucchese è nato e vive a Roma. Appassionato di musica, cinema e cultura pop, ha frequentato i corsi di scrittura della scuola Omero, con la quale collabora scrivendo recensioni musicali, articoli di attualità e racconti brevi per la rivista “Mag O”.

Ha pubblicato i racconti L’allievo e Il più grande cornuto dell’universo sulla rivista Carie.Nel 2016 ha esordito con la raccolta di racconti Pop Toys (Alter Ego Edizioni). Del 2017 è il romanzo Questo sangue non è mio (Alter Ego Edizioni), vincitore del festival Giallo al Centro Rieti 2018 e finalista al premio Nabokov 2018. “L’uccello padulo” è il suo secondo romanzo.

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