Un mestiere chiamato morte Santa Muerte di Ettore Zanca – Ianieri Edizioni – Recensione

Titolo: Santa Muerte

Autore: Ettore Zanca

Editore: Ianieri

Pubblicazione:2019

Pagg: 212

 

Recensione di Loredana Cilento

 

«Che cosa ti ha reso così, uno che raccoglie miserabili da barattare per un posto al sole? Ti facevo più nobile. Sei un commesso viaggiatore di morte».

 

«Bravo, vecchio, hai fatto il gioco di parole con un libro che ho amato».

Lui è Leonida, l’angelo pietoso che porta la pace, il nuovo protagonista del romanzo dell’eclettico scrittore Ettore Zanca, che per Ianieri Edizioni, pubblica Santa Muerte.

Avevo apprezzato il talento di Ettore Zanca con il precedente romanzo E vissero tutti feriti e contenti e non potevo certo farmi scappare il killer prezzolato dalla pistola color liquirizia.

Per le strade di Labella, una città meravigliosa quanto corrotta, si aggira Leonida, un killer prezzolato che ha perso tutto ciò che ama. Ha una gatta di nome Morgana e un soprannome affibbiato: Santa Muerte. Ha appena accettato da una multinazionale un incarico molto particolare. Le sue vittime sono consapevoli, vogliono essere ammazzate e firmeranno anche un contratto per la loro esecuzione che ha delle garanzie precise per il “dopo”. Leonida ascolterà le storie di un gruppo di disillusi dalla vita, da Alessandro, medico che non ha salvato il suo migliore amico, fino a Riccardo, il cui padre si è ucciso e che si rifugia nella musica e Giulia, giovane donna con troppi fantasmi e violenze. Sullo sfondo un concerto epocale e un omicidio. Da quel momento le vite dei protagonisti cambieranno per sempre. Come nessuno, nemmeno Santa Muerte, aveva previsto.

 

Labella era incantevole fino a quando il sindaco non l’ha resa una puttana urbana, una meschina Label town, come tuona il celebre cantante Diego Ruiz; i protagonisti disegnati da Ettore sono il riflesso di una società stanca e nauseata dalla vita.

Un contratto firmato può finalmente dare pace alle loro pene, sono storie di disperazione, di violenze, in una città che non fa più sorridere una ragazzina, alla quale è stato tolto tutto, la speranza, il futuro, strappato dalle mani di uomini senza scrupoli.

L’ultimo concerto di Diego Ruiz suggellerà la loro agognata fine.

 

Leonida, come un guerriero spartano o Santa Muerte, la divinità che protegge i narcos colombiani, insomma due personalità nel medesimo corpo due facce della stessa medaglia, una figura ambigua per essere un killer a pagamento, con una concezione poetica della morte.

Zanca affida, poi al cantante Ruiz di dare voce a un malcontento sociale che ci ha resi schiavi di una società artefatta, dove gli status simbol fanno da padrone, dove abbiamo ormai perso la nostra identità, accettando mestamente uno stupro inaudito perpetrato alle nostre idee.

 

«Benvenuti a Label town. La terra dove bisogna avere un’etichetta. In cui la paura si combatte ergendo muri. In cui non aver cura equivale a esser duri. Benvenuti a Label town, dove hai una faccia con un post-it appiccicato, dove niente si dice se non viene urlato, e se hai il coraggio di un’idea diversa, nel sottobosco di una maldicenza, la tua dignità è persa»

 

In Santa Muerte c’è un po’ d’amore con le sue mille sfaccettature, c’è il retrogusto amaro di una vita rotta, una vita morta, c’è la musica, c’è la speranza di essere se stessi nelle crepe che il mondo ci offre…e perché no c’è una trama noir davvero accattivante!

 

Ettore Zanca è nato a Palermo nel 1971. Scrive per «Il fatto quotidiano», ha collaborato con diverse testate online. La sua ultima pubblicazione E vissero tutti feriti e contenti, con prefazione di Enrico Ruggeri (2017) è stato un successo editoriale.

 

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