Titolo: Platone – Storia di un dolore che cambia il mondo
Autrice: Annalisa Ambrosio
Editore: Bompiani
Pubblicazione: 2019
Pagg: 160
Intervista a cura di Loredana Cilento
“…la cosa più straordinaria resta che Platone ha seguito la sua visione per necessità, per difendersi da ciò che la vita lo aveva costretto ad affrontare, per un riflesso umano e commovente. Se merita grande rispetto è per questa piccola (o gigantesca) conquista: essere riuscito a trasformare il suo dolore in forza. Perciò quella che segue è la sua storia.
La storia di un dolore che cambia il mondo.”
Annalisa Ambrosio, giovane autrice di Platone Storia di un dolore che cambia il mondo, Bompiani Edizioni, nota ai più per aver collaborato con Alessandro Baricco al progetto dell’antologia, per la scuola secondaria superiore, La seconda Luna, si rivolge ai giovani, avvicinando le vite lontane dei grandi filosofi al mondo odierno per non perdersi nel torpore del nulla.
L’autrice ci riporta alla vita di Aristocle, ancor prima che diventasse Platone il “largo di pensiero e di spalle”, al suo dolore per la morte del maestro Socrate nel 399, un dolore che non lo abbandonerà più e per il quale prenderà il nome di Platone.
Siamo oggi in compagnia di Annalisa Ambrosio che ci parlerà proprio di quel dolore, della paura che poi è il punto di partenza per Platone. Storia di un dolore che cambia il mondo, Bompiani Edizioni.
Grazie Annalisa per aver accettato il mio invito per raccontarci del giovane Aristocle.
A: Grazie a te per aver ascoltato la storia di Aristocle, Loredana.
Com’è nata l’idea di dare voce alla storia di Platone e soprattutto del suo dolore, delle sue paure.
A: A scuola studiamo tutti Platone, è una delle moltissime cose che abbiamo in comune. Però poi ce ne dimentichiamo. All’Università ho dato diversi esami su Platone e poi, dal nulla, mentre facevo tutt’altro, mi sono trovata a pensare che cosa doveva essere stato per lui vedere il suo maestro condannato a morte. È un pensiero che lo avvicina, naturalmente. Lo rende più vero, più umano. Magari – ho pensato – quel momento è stato la vera origine del Platone che noi conosciamo.
Che forma ha il dolore?
A: Il dolore di Platone diventa immediatamente scrittura. O almeno l’ipotesi che sta dietro al mio libro è questa. Ho immaginato un Platone che si mette a sbobinare la voce del maestro, se non altro quello che ricorda di quella voce: dopotutto Socrate non ha scritto nulla, senza Platone e gli altri allievi che hanno scritto per lui sarebbe stato destinato a scomparire. I dialoghi socratici sono questo: un’incredibile sbobinatura di parole vere, chiuse in una memoria, prima che svaniscano. Una forma completamente nuova in cui versare il dolore, e naturalmente la filosofia.
Platone e Socrate, allievo e maestro, stile e metodi diversi, ma in cosa si accomunano? Cosa Platone ha ereditato da Socrate?
A: Certamente Platone ha ereditato da Socrate la domanda morale: che ci faccio qui? Che cosa è meglio che faccia? Dove devo andare? Penso che queste siano domande che ci inchiodano ancora. Da queste domande segue una certa passione per la libertà: l’importanza di liberarsi delle apparenze, e di guardare se esiste qualcosa di autentico sul serio, oppure no.
Il mito della caverna, rappresenta il mondo in cui viviamo, e Platone ne fa, in qualche modo, il suo cavallo di battaglia alla morte di Socrate, soprattutto per creare un mondo dove non ci siano più ingiustizie?
A: Sì, dopo la morte di Socrate Platone ha un tarlo che non lo abbandona più: “come faccio a creare un mondo dove un uomo onesto come il mio maestro non possa mai e poi mai essere messo a morte?”. Adesso gli interessa la politica, ma dei politici di Atene non si fida. Il mito della caverna è il tentativo di uscire da questo dilemma: come faccio a cambiare il mondo senza entrare in un partito? La risposta è forte e chiara, cioè con l’educazione. I filosofi, se fossero al governo, non metterebbero mai a morte un giusto. Lui, almeno, sembra pensarla così.
Quanto è importante oggi la filosofia? Conoscere i grandi pensatori, gli ideatori di concetti vivi e presenti nel quotidiano?
A: Penso che oggi la filosofia sia importante soprattutto se, più che amore per il sapere, è amore per la verità. Non accontentarsi delle semplificazioni, non stare passivamente immersi in un flusso.
Sono sincera, inizialmente ho avuto il timore di affrontare un testo che poteva ostentare un linguaggio aulico, peculiare della filosofia, e mi sono davvero ricreduta; il tuo linguaggio informale, così naturale, è stato sorprendentemente spiazzante, il lettore si sente parte di quel momento, è come se si trovasse in quel preciso istante in cui Socrate ci tende la mano e ci spiega come trovare la risposta, isolando la verità, un punto fondamentale nel discorso di Socrate, giusto?
A: Sì, e sarebbe bello riuscire a fare il mestiere di Socrate!
Non ti sei limitata a una mera biografia, o a illuminarci su una corrente filosofica, sei andata oltre; tu hai avvicinato due mondi, il passato e il presente, con uno sguardo al futuro, Platone lo aveva intuito: “non bisogna per forza essere dei martiri per cambiare il mondo, neppure bisogna raderlo al suolo per ricostruirlo in due giorni. Puoi lavorare al mondo che verrà pacificamente, abitandolo sin da subito. L’intuizione di Platone sta qui: è possibile abitare il mondo ideale fin da subito.”
A: Questo è un tema che mi sta molto a cuore: i sogni ad occhi aperti. Se desideriamo fortemente qualcosa cominciamo a realizzarlo nel momento in cui ce lo figuriamo. Di fatto raccontare un mondo che non esiste significa questo, significa spingersi in quella direzione.
C’è un passo che ho amato molto…“Socrate non guardava al futuro, non si occupava della politica della città, si teneva alla larga da queste cose. L’obiettivo di Socrate era vivere bene nel presente, desiderava cambiare il cuore degli uomini più che il mondo.”
È difficile cambiare il cuore degli uomini?
A: Penso di sì. Credo che esistano due tipi di persone: quelle che vogliono l’eternità nel mondo e quelli che preferiscono l’eternità nel cuore di alcuni singoli uomini. Ma non sono affatto certa di sapere chi abbia vita più facile.
A un certo punto Platone fonda la sua personale start-up l’Accademia, di ritorno dai viaggi in Sicilia, ci parli dei suoi talenti, chi erano i suoi discepoli?
A: La pratica di fondare scuole era molto diffusa nella Grecia antica. E l’Accademia è una scuola che ha avuto una vita particolarmente fortunata e longeva: si contano centinaia di discepoli. Per me, e nel libro, l’alunno fondamentale di Platone, però, non ci ha mai messo piede, ed è stato una grande delusione. Parlo di Dionisio, l’adolescente aspirante tiranno di Siracusa.
La voce di cicala di Platone, sottile a tal punto che può sussurrare alle orecchie di tutti, così lo definisce Laerzio, con la voce si posso sconfiggere la solitudine e la paura: quali sono le paure di Platone?
A: Sono solo ipotesi, però penso che con Socrate abbia avuto molta paura di arrivare troppo tardi. E in effetti…
…e invece, che forma daresti alla paura?
A: Condivido con lui la paura di arrivare troppo tardi. E anche l’istinto a riversare certe cose sulla pagina.
…un po’ di te. Com’è stato collaborare con Alessandro Baricco?
A: Bello! Vi consiglio di leggere o di sfogliare La seconda luna: è un’antologia di italiano per il liceo. Ci hanno lavorato moltissime persone, e penso ne sia valsa la pena.
Progetti per il futuro?
A: Segretissimi. Però, mi sono rimessa a scrivere: questo sì.
Io ti porgo i miei più vivi complimenti per il tuo libro, che ho trovato stupendo, soprattutto credo che ognuno di noi possa trovarci dentro qualcosa di sé, e farci vedere le nostre fragilità come punti di forza.
A: Sono felice che ti sia piaciuto. E grazie per avermi ospitato qui.
Un Bellissimo articolo, Grazie.
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Grazie a te 😍 un libro davvero molto bello
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