Bolaño non scrive letteratura. Bolaño nei suoi libri la insegna- Amuleto-

Recensione a cura di LV

 

“Fa’ una scelta di buoni autori e contentati di essi per nutrirti del loro genio se vuoi ricavarne insegnamenti che ti rimangano Così scriveva il buon Seneca. 


E dal genio di Roberto Bolaño insegnamenti che ti rimangono ne puoi avere quanti ne vuoi. 
Bolaño non scrive letteratura. Bolano nei suoi libri la insegna. Così come insegna poesia, storia e politica. Difficile leggere un suo libro senza dover ricorrere a un enciclopedia per fare almeno un ripasso dei contesti storici in cui ambienta le sue storie, dei movimenti letterari e poetici spesso citati nei suoi libri. A me succede e mi armo di santa pazienza per andare a rivedere quello che fu il Cile di Salvador Allende e il Cile che venne dopo il golpe del ‘73 ad opera del generale Pinochet; per andare a fare un ripasso e ricordare cosa furono e rappresentarono il movimento dadaista e quello surrealista; quale era la situazione politica, economica e culturale del Sudamerica e per quali cause fosse come una polveriera pronta sempre ad esplodere. 
Con “Amuleto” Bolaño ci porta nel Messico del ‘68.Precisamente al 18 settembre del 1968 nel giorno in cui le truppe anti sommossa occuparono l’università e commisero uno dei crimini più terribili cui si sia mai assistito, conosciuto meglio come il “massacro di Tlatelolco”. Trecento giovani studenti inermi e disarmati, come stabilito in seguito da un’inchiesta, che protestavano pacificamente vennero barbaramente trucidati dall’esercito. 


La voce narrante è quella di Auxilio Lacouture che, per chi ha dimestichezza con i libri di Bolaño, abbiamo conosciuto in un capitolo de”I detective selvaggi”. “Amuleto” parte proprio da quel breve racconto e qui ora viene ampliato per fare luce su quel crimine atroce. 
Auxilio, che si definirà la madre di tutti i giovani poeti del Messico, quei giovani poeti di cui fa parte Arturo Belano, alter ego dello scrittore, che sognano di fare e realizzare una “rivoluzione culturale” contro la letteratura vecchia e stantia, quel giorno, il giorno dell’irruzione dell’esercito, si trova in facoltà e si salva perché in quel preciso istante si trova nei bagni delle donne al quarto piano del campus universitario. Rimarrà chiusa in quei bagni per tredici giorni e in quei giorni tra realtà, visioni e sogni, ripercorrerà quel periodo facendolo rivivere attraverso gli incontri con i suoi giovani amici poeti, incontri che serviranno per fare delle incursioni non solo sui fatti storici e politici, ma anche sulla poesia e la letteratura del tempo. Da questi incontri si distingue per importanza quello con il giovanissimo Arturito Belano, poeta cileno che vive in Messico, e che nel ‘73 decide di ritornare in Cile. Ci arriverà dopo un estenuante viaggio in pullman a pochi giorni da golpe Pinochet, parteciperà alla resistenza per difendere il presidente uscente Salvador Allende e verrà pure arrestato. Sarà rilasciato grazie all’intercessione di alcuni suoi vecchi amici che hanno appoggiato il golpe e farà ritorno in Messico profondamente cambiato. 


Un libro profetico? Be’ se pensiamo a quello che sta succedendo oggi in Cile direi proprio di sì. Basta sentire qualsiasi telegiornale per apprendere che è stato istituito “il coprifuoco come ai tempi di Pinochet”. Non che il libro anticipi quello che sarebbe successo, ma attraverso le parole di Auxilio Bolaño ci fa capire cosa non ha mai smesso di essere la Storia:

“E allora mi fermai e aspettai e i passi che seguivano i miei passi si fermarono e aspettarono e io guardai le strade in cerca di qualche conoscente o sconosciuto verso il quale correre gridando per attaccarmi al suo braccio e chiedergli di accompagnarmi a una stazione della metropolitana o al primo taxi, ma non vidi nessuno. O forse no. Qualcosa vidi. Chiusi gli occhi e poi aprii gli occhi e vidi le pareti del bagno delle donne al quarto piano. E poi richiusi gli occhi e sentii il vento che spazzava il campus della facoltà di Lettere e Filosofia con una meticolosità degna di miglior causa. E pensai: COSÌ È LA STORIA, UN BREVE RACCONTO DEL TERRORE”. 

Parole dure e nello stesso tempo poetiche. Così come è tutto il libro: duro e intriso di poesia.

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