Quasi tutto velocissimo
Christopher Kloeble
Keller Editore
Traduzione di Scilla Forti
Recensione di Loredana Cilento
I ricordi sono i miei compagni più fidati. Mi regalano l’odore di un abito da sposa inimitabile; mi regalano l’amore delle donne, tante donne; mi regalano il calore di un incendio catastrofico; mi regalano la speranza che i miei figli siano ancora vivi da qualche parte là fuori; mi regalano lo scintillio dell’oro e la paura negli occhi dei soldati
morti. E anche sul dolore non lesinano affatto.
Un libro come si deve rimanda sempre altrove…lo scrisse Hrabal nella sua celebre opera Una solitudine troppo rumorosa, ed è ciò che si prova leggendo le straordinarie pagine di Quasi tutto velocissimo di Christopher Kloeble, edito da Keller e tradotto brillantemente da Scilla Forti.
Christopher Kloebe narra una storia di amori impossibili, di affetti familiari che si perdono nel ricordo e nelle contraddizioni di un’epoca lontana, ma viva nella mente di chi conosce la verità.
Che poi, che cos’è la verità? “La verità è sempre quella a cui si decide di credere”
Un punto imprescindibile su cui Kloble basa con profondi significati, un’opera che scorre come una sorgente viva e ti inebria di pensieri, molteplici, che toccano intimamente il lettore rendendo parte di una storia, se vogliamo, triste, ma incredibilmente viva.
Fred e Albert, padre e figlio vissuti lontano l’uno dall’altro, Albert alla morte di Anni la madre di Fred, viene lasciato in un orfanotrofio perché Fred è un bambino cresciuto nel corpo di un adulto, conta le auto verdi, (un colore scelto non a caso) Fred è anche l’eroe alla fermata dell’autobus 479, legge sempre il suo dizionario che gli regala parole come estasiato, tutto quello che dice non è sempre frutto della sua mente ma della sua mammina. Fred sta per morire, e conta quello che resta sulle dita, solo due e poi non ci sarà più. Albert è deciso a scoprire chi fosse sua madre ed è così che ha inizio un percorso fatto di ricordi e sensazioni, foto sbiadite, pepite d’oro e disegni misteriosi.
Un viaggio memorabile contro il tempo che separa Albert dalla verità prima che tutto finisca con quell’uomo perso nel suo mondo di bambino.
Una storia che affonda le sue radici nel lontano 1912 nel paese benedetto di Segendorf, dove si contavano all’epoca poche anime destinate a contaminarsi tra loro, è ciò che accade ai due fratelli, Josfer e Jasfe, nella notte della Festa del Sacrificio, dove il bene più prezioso viene dato alle fiamme per suggellare la propria fedeltà al Creatore.
Così crescemmo circondati dal sospetto e dalla malvagità dei nostri coetanei, ai quali i rispettivi genitori avevano messo in testa storie grottesche – ma tutto sommato vere – su Jasfe e Josfer.
Due storie parallele, una narrazione bidimensionale che si perde nel tempo e nello spazio per poi intrecciarsi e dare vita a un’opera pura e intima, nutrita di influenze grottesche e parodistiche che tanto ci ricordano i ritmi e temi del classicismo fiabesco.
Lo stesso vocabolo che ricorre prepotente come Klöble, con cui l’autore ha giocato dando una caratterizzazione personale, che ricorda vagamente le brevissime apparizioni Hitchcockiane, e sicuramente con un linguaggio altrettanto cinematografico ci regala immagini vivide e immaginifiche: Quasi tutto velocissimo non è per nulla edulcorato dai buoni sentimenti, è delicatezza, è eleganza: Quasi tutto velocissimo è una brocca d’acqua che disseta; è vita e morte; è la parola famiglia anche se non la più convenzionale; è un bene prezioso che va custodito nella memoria con i suoi indimenticabili protagonisti.
Christopher Kloeble ha studiato presso l’Istituto di Letteratura tedesca di Lipsia e presso l’Università della televisione e del cinema di Monaco. Suoi contributi sono comparsi tra gli altri su «DieZeit»,«Süddeutsche Zeitung» e «TAZ».
È stato membro del Programma di scrittura internazionale dell’Università dello Iowa e scrittore residente all’Università di Cambridge.
Davvero un bel romanzo, un gioiello!!
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Concordo pienamente!
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L’ha ripubblicato su l'eta' della innocenza.
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