Memoriale di un anomalo omicida seriale di Davide Buzzi
96, Rue de-La-Fontaine Edizioni, 2020
Recensione di Loredana Cilento
Il primo uomo che ho ammazzato non lo dimenticherò mai. Tutti gli altri sono solo dei numeri, dei casi della vita o degli aneddoti semmai, ma il primo no. Quello mi rimarrà per sempre impresso.
Memoriale di un anomalo omicida seriale, ovvero Antonio Scalonesi, pluriomicida anomalo passato alla storia per aver ucciso un numero indefinito di persone nella regione del Canton Ticino.
Scalonesi si consegna spontaneamente alla Procura per raccontare le sue “opere mortali” senza alcun tipo di rimorso e con una lucidità spiazzante. Davide Buzzi, scrittore e cantautore ticinese ha raccolto la sua storia di assassino in un memoriale biografico, narrando i fatti in prima persona ed edito da 96, Rue de-La-Fontaine Edizioni, 2020.

La sua storia ha inizio dal primo omicidio “a lui caro e indimenticabile” gli altri sono solo numeri, corpi senza valore. Scalonesi è un fiume in piena, racconta senza sconforto, senza pietà, il gusto provato per la vita che abbandona il corpo; è scrupoloso, metodico, studia i movimenti, le abitudini, ne parla con ostentazione e maniacale piacere al compimento della sua opera – mi era piaciuto; cazzo se mi era piaciuto-
E così anche il linguaggio ne riassume la sua personalità, deviata sicuramente perché ama il male, ma in lui c’è il fascino dell’oscuro, illuminato dalle tenebre, la morte è estasi, catarsi.
Il suo racconto appare comunque molto lacunoso, è come se fino alla fine cercasse di confondere, tra verità e menzogna, sfida con aria altezzosa il PM, lo redarguisce, si prende gioco delle indagini – Ancora oggi mi domando: ma con tutti gli indizi che avevate in mano, come cazzo avete fatto a non arrivare a me? –
Nel Memoriale sono presenti anche i ritagli degli articoli, Scalonesi li conserva con cura e li offre come trofei alla Procura.
Immagino che raccogliere in un libro tanta atrocità e orrore, non sia stato facile, Davide Buzzi si è, in un certo senso, compenetrato nel serial killer per coglierne tutte le sfumature e dare vita a un’opera davvero particolare, unica nel suo genere e che non lascia spazio alla fantasia narrativa, ma a fatti veri, crudi, di una realtà disarmante.
La potenza narrativa e la struttura sono tipici di un signor thriller e trascinano il lettore fino alla fine in un crescendo di emozioni contrastanti, forse è il fascino del male che conduce spesso a empatizzare con gli antieroi, cercando di decifrarne l’oscurità della loro anima nera, trascendendo il limite della coscienza e confutando la realtà dalla finzione. Antonio Scolonesi non ha portato a termine la sua deposizione, per il sopraggiungere della sua morte, certo è che qualcosa resterà ancora immerso nel mistero.
Davide Buzzi nasce il 31 dicembre 1968 ad Acquarossa (Svizzera). Cantautore e autore, inizia la sua carriera
artistica nel 1982 accanto a Giampiero Albertini e Franco Diogene nel film in L’oro nel camino. Nel 1993 pubblica il suo primo cd, Da grande cui seguiranno Il Diavolo Rosso: Romaneschi (1998), Perdo pezzi (2006), Non ascoltare in caso d’incendio (2017) e, nei prossimi mesi, Radiazioni sonore artificiali non coerenti
Nel 2013 pubblica il suo primo libro di racconti dal titolo Il mio nome è Leponte… Johnny Leponte e nel 2017 il racconto breve La Multa
Negli anni ottiene importanti riconoscimenti internazionali quali la Città di Milano(1997)Premio Città San Bonifacio a Verona (2000) e Premio Myrta Gabar a Sanremo (2002). Nel 2012 ottiene due nomination agli ISMA Award di Milwakee (USA) per la canzone The She Wolf. Nel 2013 ottiene una nomination i NAMMY Award di Niagara Falls (USA) per la canzone The She Wolf Fotografo di formazione, è attivo anche nel campo del giornalismo come membro di redazione del mensile Voce di Blenio e, da diversi anni, come inviato speciale di Radio Fiume Ticino al Festival di Sanremo.