Titolo: La fabbrica dell’Assoluto
Autore: Karel Čapek
Editore: Voland, 2020
Traduzione di Giuseppe Dierna
Recensione di Loredana Cilento
“Bondy” aveva bisbigliato Marek con terrore, “ti metto in guardia per l’ultima volta: tu porterai Dio in terra!”
Terminata la stesura di R.U.R, Karel Čapek, nel 1921 decide di dedicarsi a un nuovo progetto, un romanzo feuilleton per il quotidiano Lidovè noviny, in forma seriale, nell’aprile del 22 il romanzo si completa con le illustrazioni del fratello Josef.
La fabbrica dell’Assoluto ci viene riproposto in una nuova edizione da Voland nella traduzione brillante di Giuseppe Dierna.

L’idea di Karel parte da Balzac e dal suo romanzo La ricerca dell’Assoluto, dal giovane Emmanuel e la scoperta delle formule dell’Assoluto.
Con la crisi energetica l’ingegner Marek mette appunto una macchina in grado di sfruttare totalmente l’energia atomica senza il minimo residuo, un Carburatore così potente da frantumare la materia. Propone così la vendita di questo straordinario carburatore al suo vecchio amico G.H Bondy (in riferimento a H.G Wells). Ma cos’è l’Assoluto? Dio allo stato gassoso può insinuarsi ovunque, soprattutto nella mente degli uomini, in modo globale può generare bontà in tutti gli uomini in terra.
Ma l’effetto bontà ha i suoi rischi, le banche stampano soldi, i ricchi cedono ai poveri, scatenando successivamente una vera e propria Guerra Santa, quale Dio governerà la terra?
La pandemica diffusione del gas bontà si pone in antitesi alle varie catastrofi generate da molti racconti precedenti e a cui si ispirava Čapek, non più un gas venefico che paventava la distruzione del genere umano, bensì qualcosa di più puro.
Attraverso un sapiente uso beffardo e parodistico linguaggio, Čapek gioca con la politica, con la religione, con il sistema capitalistico dove paradossalmente sono le macchine che lavorano e gli operai si riposano. Ma l’Assoluto aveva creato una ben più pericolosa catastrofe, impadronendosi dell Zecca, creando un’inflazione economica epocale, distribuendo denaro a destra e a manca.
“Il libero Somaro si era riunito a Basilea; alla presenza di duemila delegati, l’Assoluto era stato proclamato Dio dei Liberi pensatori”
La fabbrica dell’Assoluto è dunque un libro intelligente, visionario, ma soprattutto brillante e sagace che non pone limiti ideologici, si prende gioco deliziosamente delle autorità religiose e politiche, soverchia con ironia burlesque i pensieri bellici dei potenti e ne vanifica gli intenti.
La fabbrica dell’Assoluto è un romanzo decisamente geniale!
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