Titolo: Per Luigi non odio né amore
Autore: Gianni Antonio Palumbo
Editore: Scatole parlanti, 2020
Pagg:201
Recensione di Loredana Cilento
“Ma ci sono tracce che non si cancellano. E macchie che non si lavano.“
Che fine ha fatto il giovane insegnante Mattia Landi? Qual è la causa della follia della bella Eleonora, amante dell’uomo? Cosa si cela dietro il misterioso affare di via delle Ortensie? Nell’anno 1978, presso l’immaginaria cittadina di Candevari, nella provincia brindisina, prendono avvio le indagini del commissario Fano e della sua zelante e affascinante collaboratrice Marta. L’obiettivo punta alle due istituzioni scolastiche del posto, il Principe Amedeo e l’Accademia Amaranta. Un accademico manipolatore, fanatico ammiratore di Robespierre, un amore omosessuale fiorito nella clandestinità, un docente scivolato giù dalla torre campanaria della Chiesa della Maddalena, l’angelicismo fasullo di alcuni studenti e infine una misteriosa ragazza che vive nascosta in biblioteca… Sono questi gli ingredienti di una fiaba nera che ti cattura gradatamente sino al sorprendente finale.
Lo scrittore e docente Gianni Antonio Palumbo ci consegna un giallo enigmatico e, sotto certi punti di vista, anche atipico nel suo genere. Per Luigi non odio né amore, Scatole Parlanti, 2020.
La storia è ambientata nel 1978 in una immaginaria cittadina nel brindisino, la scomparsa di un insegnante Mattia Landi è affidata al commissario Fano, che con l’affascinante Marta, inizia a indagare proprio nell’ambiente scolastico, nella prestigiosa accademia Amaranta.
Tutti sono possibili sospettati, tutti hanno qualcosa da nascondere e il coinvolgimento emotivo è il focus su cui si basa l’intero impianto narrativo.
Dunque siamo di fronte a un vero e proprio giallo psicologico dalle mille sfumature e dai mutevoli risvolti. I personaggi ben delineati soprattutto nella loro assidua ricerca di essere sopra ogni cosa. Un ambiente, quello accademico, in cui tutti vogliono raggiungere una vetta, il potere, distinguersi, essere unici, senza alcuna morale, dagli innocenti giovani studenti, alle più alte cariche.
Nell’oscuro silenzio della biblioteca ho imparato a distinguere le voci. Quelle buone, di cui potersi fidare, carezzevoli come il respiro del padre. Quelle rauche o gravi degli studiosi, troppo presi a compulsare i loro manuali per riuscire a percepire il cuore, il sospiro, la bellezza.
Il registro linguistico si alterna con precisione a seconda delle situazioni e dei personaggi, da uno puramente accademico a uno più colloquiale e concitato.
Non mi resta che lasciare i miei complimenti all’autore per un libro che consiglio di leggere assolutamente!
Gianni Antonio Palumbo è nato a Molfetta nel 1978. Alfiere del lavoro, ha conseguito il Dottorato di ricerca in Italianistica a Messina. Insegna materie letterarie al Liceo “Matteo Spinelli” di Giovinazzo ed è docente a contratto presso l’Università di Foggia. Ha curato l’edizione delle Rime di Isabella Morra (Stilo, 2019). Pubblicista, collabora con diverse testate e ha creato il blog di critica militante “gianobifrontecritico.wordpress.com”. Direttore artistico della Notte bianca della Poesia, è autore di vari testi teatrali pubblicati sulla rivista “La Vallisa” (Lena, Il diavolo a cavallo, Chi ha paura delle ombre?, La preghiera di Eleonora). Ha pubblicato la raccolta di racconti Il segreto di Chelidonia (SECOP, 2014) e la silloge Non alla luna, non al vento di marzo (Schena, 2004). Con il romanzo Krankreich, tramonto di un sogno, ha vinto il Premio “Valle dei Trulli” per la “Letteratura giovane” (in ex aequo con Chiara Gamberale).
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