La bugiarda di Hannalore Cayre
Edizioni Le assassine, 2020
Traduzione di Tiziana Prina
Recensione di Loredana Cilento“L’intero mio corpo chiedeva aiuto. Dovevo arrendermi all’evidenza: stavo invecchiando.
Che ne sarebbe stato di me, io che non avevo né pensione né assicurazione sociale? Non avevo niente a parte le mie forze declinanti. Nemmeno un soldo di risparmio, le mie magre economie si erano volatilizzate nell’agonia di mia madre a Le Vele.”
La bugiarda, titolo originale La daronne di Hannalore Cayre,da cui è stato tratto il film in uscita il 26 novembre nelle sale francesi, diretto Jean-Paul Salomé, con Isabelle Huppert e Hippolyte Girardot. è stato tradotto in Italia, grazie alla casa editrice Le Assassine, da Tiziana Prina, che sapientemente ne ha colto tutte le sfumature. Il primo capitolo de La bugiarda si apre con un titolo molto esplicativo: Il denaro è tutto.Patience Portefeux è figlia di “stranieri”, padre tunisino e madre ebrea di Vienna, sono loschi figuri, così li definisce Patience. Vivono di affari illeciti, la loro vita è agiata e Patience si nutre di sogni, come collezionare fuochi d’artificio.
Un padre dunque assente e una madre anaffettiva, fintamente indaffarata. Solo il matrimonio con il marito (lui le aveva regalato una vita di gioie e di desideri appagati) le dà quella sospirata felicità, fino a quando non sopraggiunge la morte; sola con due figlie da crescere, e una madre a cui pagare la retta della casa di riposo.
“Ero diventata una donna nuova, matura, triste e aggressiva, un essere sbagliato, una calza spaiata: la vedova Portefeux!” ma soprattutto…“Non mi vergogno a dirlo, sono stata una madre acida e per niente simpatica.”Come sbarcare il lunario? Bisogna reinventarsi è c’è solo un modo che Patience conosce, quello stesso modo in cui è cresciuta: il crimine.
Grazie al suo lavoro di interprete (mal pagato e a nero) deve tradurre le conversazioni dei trafficanti di droga che discutono al telefono, in arabo, e così riesce ad appropriarsi di una ingente quantità di hashish, che rivenderà con astuzia ad altrettanti trafficanti.
Da una vita triste e scolorita a una serenità economica tanto anelata.
Hannalore Cayre ritrae un personaggio davvero affascinante, originale e geniale. Una penna, dunque, quella di Hannolore, arguta, finemente sarcastica e incisiva. Difficile non compenetrarsi con la donna dai capelli bianchi dalla concezione marxista della bellezza.Sullo sfondo di una vicenda tanto assurda, quanto credibile, per i numerosi temi affrontati; la vecchiaia, la famiglia, ma anche e soprattutto l’integralismo islamico, l’immigrazione, la questione del colonialismo, e non meno evidente integrazione araba nella società francese, la grande menzogna, “avevo dedotto che se Afid si esprimeva in arabo mentre la sua lingua era il francese, era per mostrare a modo suo come il Paese in cui era cresciuto lo aveva deluso.”
Riecheggiano riga dopo riga, concetti, idee, immagini culturali e letterarie che rendono la lettura stimolante e sempre vivida, espressioni del gusto stilistico dell’autrice.
La bugiarda è un libro che non va divorato, va gustato, assaporato come un biscotto Chamonix all’arancia, dolce e amaro come le emozioni che si percepiscono pagina dopo pagina, una storia avvincente, amaramente ironica, fortemente impregnata nel tessuto socio-culturale francese.
Hannelore Cayre è avvocato penalista e vive a Parigi. Ha al suo attivo quattro romanzi oltre a La bugiarda e diversi cortometraggi. Pur trat-tando nei suoi libri temi seri, ha una scrittura pungente, ironica, che ben si adatta al suo temperamento brillante e originale: nella prima edizione francese del libro che pubblichiamo ha voluto infatti in copertina la sua foto, travestita da protagonista del romanzo.
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