La piccola e media editoria ci regala, molto spesso, grandi titoli e autori di elevata caratura letteraria. Il mio interesse negli ultimi anni ha sviluppato, giorno per giorno, la volontà di conoscere il più possibile questo mercato editoriale, che si è rivelato molto appetitoso per i lettori.
Lettori esigenti che vogliono esplorare nuove forme letterarie. A questo proposito abbiamo incontrato Tiziana Prina editrice de Le assassine, una boutique letteraria che si occupa di giallistica tutta al femminile, crime story con due collane al suo attivo: Vintage e Oltreconfine, ma per questo lasciamo la parola a Tiziana, che ringrazio per questa bella chiacchierata.
T: Buongiorno e grazie per lo spazio che mi concedete per parlare delle nostre due collane. Quella Vintage, come dice il nome stesso, è rivolta al passato, alle scrittrici che prima, durante e subito dopo il successo delle Queen of Crime ovvero Agatha Christie, Dorothy L. Sayers, Margery Allingham e Ngaio Marsh hanno scritto romanzi molto intriganti, ma per questioni personali o di fortuna editoriale sono poco o niente conosciute al grande pubblico. A noi piace andarle a scoprire per i lettori italiani. In Oltreconfine ci sono le scrittrici contemporanee, che – ci tengo a dirlo – sono conosciute nei loro Paesi d’origine perché donne di notevole personalità o scrittrici pluripremiate. La nostra ambizione è farle conoscere anche qui da noi e avvicinare realtà a volte molto distanti attraverso la lettura dei loro libri.
Oltreconfine ha coordinate letterarie particolari, nel catalogo sono presenti tre autrici che ho letto con piacere: Nela Rywikovà autrice de La casa al civico 6; Hannelore Cayre con La bugiarda; Unity Dow con L’urlo dell’innocente. Una letteratura noir atipica, multiforme, come dicevo tutta al femminile: Tiziana, credi che il genere letterario femminile abbia avuto un interesse minore rispetto all’agguerrito mondo maschile?
T: Mi viene in mente Camilleri che una volta ha detto che le donne non sanno scrivere gialli. Dissento in questo caso dal noto scrittore, e mi associo a quanto fa notare la scrittrice scozzese Val Mc Dermid: “Le donne sono più spesso vittime di violenza e dunque stiamo dicendo che quelle che la sperimentano non dovrebbero scriverne?”. Senz’altro la critica è più attenta agli scrittori: fatto 100 il valore di un libro, 75% di recensioni saranno per gli uomini e il 25% dedicate alle donne, almeno così mi raccontava una scrittrice canadese… figuriamoci da noi, dove l’attenzione per il mondo letterario delle donne è assai modesta, a mio avviso.
Come riesci a districarti nella fitta rete dei romanzi noir, a distinguere quella voce fuori dal coro del genere e sottogenere thriller?
T: Leggendo parecchio e frequentando festival e fiere (in realtà ora non vado da nessuna parte e questa limitazione la sento molto, ma anche il Covid passerà). Tuttavia a volte sono presa dall’ansia di non trovare le storie che voglio, ovvero storie con suspence (non necessariamente con delitto) ma che dicano di più su altri Paesi e sul modo di vivere e pensare degli altri.
Unity Dow è una vera perla, sia per la notevole capacità evocativa, sia per aver amalgamato così bene realtà e finzione, come sei arrivata a lei?
T: Sì, il romanzo di Unity Dow è stato per me un colpo al cuore, e se si pensa che si basa su casi veri, fa ancora più impressione. L’urlo dell’innocente l’ho scovato alla fiera di Francoforte, e non sarei mai arrivata a quell’autrice, perché era pubblicato da una piccola casa editrice australiana, retta da due donne molto in gamba. E solo da incontri personali così si può capire se un libro è nelle proprie corde.
L’ultima pubblicazione un gioiellino, non c’è che dire: Nela Rywikovà è una vera indagatrice degli aspetti socio-culturali del suo paese, un ritratto disegnato come un guanto ai suoi personaggi: come hai scoperta questa eccellente penna?
T: Anche qui in una fiera ho incontrato Dana, un’agente letteraria ceca, a cui ho spiegato che cosa cercavo. Lei mi ha fatto varie proposte e poi grazie a Raffaella Belletti, la traduttrice di La casa al civico 6, che mi ha aiutato a comprendere bene il libro, siamo arrivate a pubblicarlo.

Devo dire che anche le traduzioni sono un aspetto fondamentale, complimenti per il tuo team…
T: Grazie! La traduzione è molto importante nel nostro caso: deve rendere il pensiero della scrittrice, l’ambientazione, la società, ma nello stesso tempo deve essere fruibile senza difficoltà da parte del lettore italiano. Insomma, il traduttore deve in un certo senso scomparire: lo so per esperienza, avendo lavorato a lungo come traduttrice, penso infatti di avere almeno una cinquantina di libri con il mio nome.
C’è un testo, fra quelli pubblicati, che vi rappresenta in tutto e per tutto?
T: Domanda a cui non so rispondere: tutti i figli, seppur diversi, sono amati con la stessa intensità.
Per stuzzicarti un po’…
Come vedi il futuro dell’editoria?
T: Anche questa è una bella domanda. Comunque, la vedo in trasformazione. Da un punto di vista di acquisto dei libri, mi sembra che le librerie indipendenti abbiano di nuovo ripreso vita e in molti casi abbiano soppiantato, ovviamente in termini relativi, le grandi catene. È sempre bello avere un libraio competente con cui confrontarsi. Poi ci sono le varie piattaforme che permettono ora cose impensabili solo un paio di anni fa: fiere con stand virtuali e incontri con autrici che stanno dall’altra parte del mondo. Con la nostra autrice malese, che si definisce night owl, e quindi è disposta a interviste fatte alle 4 di notte, abbiamo già avuto un incontro e presto ne avremo un altro. Idem con la scrittrice canadese, con quella ceca e presto con l’autrice catalana.
Quali sono le nuove tendenze della grande filiera editoriale?
T: Per ora non ne vedo di nuove. Ci vogliono le fiere e i saloni del libro, a mio avviso, per capire se ci sono nuovi orientamenti. Mi sembra che per ora la letteratura gialla sia ancora un genere che riscuote successo. Vedremo…
Hai già in mente una nuova autrice da presentare ai tuoi lettori?
T: Più di una. La prossima uscita sarà una scrittrice catalana con Scelte sbagliate di Susana Hernandez, e poi un vintage Un cappio per Archibald Mitfold di Dorothy Bowers, una delle prime laureate a Oxford.
Ringrazio Tiziana Prina e le rinnovo i miei complimenti per le sue pubblicazioni, che danno finalmente un volto diverso e una nuova idea di editoria.
T: Ringrazio voi anche per le parole di apprezzamento verso il nostro lavoro: non solo fanno piacere, ma danno sostegno in un mondo complesso come quello editoriale.




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