Il cannocchiale del tenente Dumont di Marino Magliani
L’Orma Editore, maggio 2021
Pagg:296
Recensione di Loredana Cilento
“Non dovrebbe farsi largo con quel passo, il tenente Dumont glielo ha sempre detto: per nascondersi non bastano mica quattro stracci a coprire la faccia. Occorre fare esattamente come questa gente, dimenticare la fretta, seguire il fiume della folla e farsi portare dai sogni di Maryut, aspettare che il rame del tramonto si posi su tutto e alzi la polvere. Solo così assomiglieremo a loro, basco.”
Ha inizio così la cronaca di una diserzione in una torrida estate del 1800. Il tenente Dumont con il suo inseparabile cannocchiale, il colto capitano Lemoine, e il soldato basco Urruti, dell’esercito napoleonico, stanchi dalla campagna in Egitto, dopo la “fortunata” battaglia di Marengo la battaglia che alle cinque era persa e alle sette era vinta, si danno alla fuga.
Il dottor Johan Cornelius Zomer, è incaricato da Napoleone a far luce sulle innumerevoli defezioni avvenute con la campagna in Egitto: Zomer è convinto che la situazione sia stata determinata dall’assunzione di una sostanza diffusa soprattutto tra i soldati, l’hascisc.
“si parla di un imbarco a Port Maurice, le cui montagne sono già alpine. Nessuna firma. Se dunque è là che sono diretti, mi muoverò anch’io verso Genova e poi lungo la costa, presumendo che i soggetti scelgano un percorso in quota.”
Marino Magliani, scrittore e traduttore di lingua spagnola, ritorna in libreria con un libro che mi ha davvero entusiasmata, Il cannocchiale del tenente Dumont, edito da L’Orma editore, da pochi giorni in libreria.
La rocambolesca fuga dei tre soldati è anche il ritratto di un bellissimo paesaggio con le sue valli, le sue sorgenti, un territorio, quello ligure, che rappresenta una visione poetica delle proprie origini, un omaggio dello scrittore alla sua amata terra.
“Farsi accecare dal mare della Liguria dev’essere come chiudere le ciglia, i colori dell’iride inventano quello che vogliono e trovano solo ciò che stava già da qualche parte in attesa dell’incendio…
Gli ulivi riescono a riappacificare, consumano i fantasmi.”
Il tema centrale è sicuramente la fuga, la stanchezza che pesa come un macigno sulle spalle dei tre uomini in cerca di un’agognata pace sia fisica che spirituale, e attraverso l’immagine del cannocchiale il cui obiettivo volge verso il punto da ingrandire, ma soprattutto avvicinare, ci dà l’idea che Dumont, il tenente sognatore, aneli a raggiungere la pace.
I personaggi sono ben delineati, rispecchiano ciò che sentono: le paure nell’attraversare un territorio minacciato da spie, da nemici, ma sono anche lo specchio di ciò che li circonda, vivono le tradizioni, le processioni, ascoltano il brusio delle litanie religiose, osservano gli oggetti che caratterizzano i luoghi lunghi cui si spostano e avanzano, immagini che restano impresse nella mente, ed ecco che prende vita la vendemmia la riga di botti e damigiane poste sui muretti dei paesi, una fontana col cannello di legno, lo strano modello di erpice.
La condizione dei disertori sicuramente ha dato lo slancio creativo all’autore per narrare una storia tra vero e presunto, contestualizzandola nella verità storica Mi domando: la figura di Zomer potrebbe essere l’essenza stessa del pensiero di Magliani?
“I dubbi, al solito… I dubbi del disertore, diresti.
Ah, avessi la tua parola!
È un delitto sacrificare la vita di tre militari per salvarne battaglioni? O meglio: è un delitto consegnare il proprio ingegno alla Storia?
Da quanto vivo nella tua ombra, amico mio?”
La prosa di Magliani, fortemente ispirata, è di una bellezza più unica che rara, le parole sono immagini che si stagliano davanti agli occhi in un viaggio avventuroso ad ampio respiro.

Marino Magliani è nato in una valle ligure e ha trascorso gran parte della vita fuori dall’Italia. Oggi vive tra la sua Liguria e la costa olandese, dove scrive e traduce. È autore di numerosi libri tra cui ricordiamo: Quella notte a Dolcedo (Longanesi 2008), L’esilio dei moscerini danzanti giapponesi (Exòrma 2017) e Prima che te lo dicano altri (Chiarelettere 2018). Al romanzo Il cannocchiale del tenente Dumont ha lavorato per vent’anni.
Appena finito di leggere, un libro bellissimo, condivido tutto ciò che dici, soprattutto riguardo alla splendida qualità della prosa di Marino!
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Si in effetti è talmente avvolgente la sua scrittura che incanta, libro meraviglioso.!
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Ha scritto tanti libri, tutti molto diversi tra loro, ma sempre rivelando una qualità della scrittura eccezionale. Se non li conosci, ti consiglio Prima che te lo dicano altri (Chiarelettere) e L’esilio dei moscerini danzanti giapponesi (exorma)
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Grazie mille Marisa, sicuramente li leggerò, non vedo l’ora di approfondire questo autore.
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Vedrai che non resterai delusa
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