Agorà e beata solitudo, riflessioni poetiche “sulle cose della vita “, la nuova silloge poetica di Elisabetta Sabato
Antipodes edizioni, 2021
Recensione di Loredana Cilento
“Saltando in scarpe nuove ancora non plasmate, riesco ancora a sentire il letto morbido dell’erba verde. E poi i sassolini luccicanti, e la terra da cui tutto fu. Incontro un’agorà d’alberi, tutti intenti a discorrere tra di loro. Non hanno mai boria e dalla loro altezza in apparenza eterna, parlano un linguaggio sconosciuto per me.”
Ho avuto il piacere e l’onore di poter curare l’introduzione alla straordinaria silloge poetica della talentuosa scrittrice e poetessa Elisabetta Sabato, dopo aver apprezzato il suo precedente romanzo Vite fragili, ho letto con grande trasporto Agorà e Beata solitudo “riflessioni sulle cose della vita”
Come scrivo nell’introduzione: Ardore e sentimento, sono tradotti in parole, i pensieri scorrono su “fogli di fortuna”come un fiume in piena, il tempo si dilata nei ricordi, negli sguardi, nell’abbandono di un lato oscuro che si cela in ognuno di noi. Un viaggio poetico nella memoria dei giorni passati, ricordando suoni e melodie di una vita vissuta in una terra del sud.
Cullata da note d’altri tempi la mia memoria saltella, torna ai giorni passati all’ombra di un fico sotto l’afa di luglio. Dolce e amaro il sapore di quella vita sapeva di agrodolce, di racconti serali, di cene al tramonto, di radio lontane.”
Agorà e Beata solitudo sono pensieri, ricordi, frammenti, voci, e anche silenzi che si raccolgono come fiori in una silloge caratterizzata dalle emozioni, dalle ispirazioni che si sprigionano davanti alla vita, spesso dura e difficile, rappresentata con similitudini spesso forti Viviamo come zombi, anime perse in un mondo inesistente.
Fortemente ispirato Agorà e Beata solitudo è anche la ricerca di se stessi, affrontando l’idea e anche la paura della perdita, della solitudine, di affrontare il nulla e così il pensiero porta all’eterno, in una visione spiritualistica e idilliaca, che fa da contrappasso all’amarezza e l’afflizione dei tempi moderni, come schiavi dei sensi di colpa.
Nessuno è perfetto. Ognuno porta le cicatrici della propria vita e porta abiti adorni per coprire la propria inadeguatezza.
Elisabetta Sabato declina fino in fondo quel legame che da sempre è forte tra l’uomo e la natura, ma non solo, attraverso le riflessioni sulle cose della vita si evocano sensazioni uditive, olfattive e soprattutto visive, la contemplazione è sovrana e il tormento dell’anima si placa attraverso la scrittura, un balsamo per il tormento e l’inquietudine, fra luci e ombre, un connubio che disvela un’espressione di appartenenza che celebra una poetica ad ampio respiro.
Agorà e Beata solitudo è una ricca esperienza di lettura che ci accompagna in un breve viaggio in solitaria tra ragione e sentimento, per un sereno raffronto con la realtà quotidiana.
Elisabetta Sabato, nata a Putignano (BA), si occupa di Counseling Relazionale e Naturopatia, ha collaborato con testate on-line specialistiche e periodici tra cui “Il Corriere della Sera” e “La Gazzetta del Mezzogiorno”, trattando temi di comunicazione relazionale e aziendale.
Appassionata di poesia e scrittura, ha pubblicato numerosi volumi tra cui la raccolta “Un viaggio lungo un respiro” (2008) e il romanzo “Vite fragili” (2018), vincitore del premio letterario “Pescara Abruzzo”.
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