È arrivato in Italia, con la traduzione dall’inglese di Daniela Di Falco, grazie alla passione per i gialli della lungimirante casa editrice Le Assassine, Un cappio per Archibald Mitfold di Dorothy Bowers, un autentico romanzo dell’epoca d’oro del giallo, la Golden Age.
Ma chi è Dorothy Bowers? Possiamo dire che fu una delle prime donne a essere accettata alla Oxford University. Con molti sacrifici economici – Dorothy proveniva da una famiglia modesta di fornai – riuscì comunque a laurearsi e, appassionata di scrittura e soprattutto del genere poliziesco, entrò nel prestigioso circolo Detection Club, costituitosi nel 1930, che includeva Agatha Christie, GK Chesteron e Dorothy L. Sayers, un vero e proprio salotto del giallo.
Per arrotondare lo stipendio da insegnante, inventava cruciverba per alcune riviste settimanali molto diffuse. Il suo esordio con Postscript to Poison ne sancì la sua straordinaria bravura al passo di un’altra grande giallista, Dorothy L. Sayers, se non fosse scomparsa prematuramente di tubercolosi.

Di Dorothy e del suo romanzo Un cappio per Archibald Mitfold, abbiamo chiacchierato con l’editrice Tiziana Prina, che gentilmente è tornata a farci visita dopo la pubblicazione in Italia.
Grazie Tiziana per essere qui noi: come sei arrivata a Dorothy? Anche se conosco in parte la risposta, da quello che ho letto fino a ora hai un fiuto particolare nella ricerca di piccole rarità come testimonia la collana Vintage.
T: Sono arrivata a questa autrice dopo aver letto un saggio sulle pioniere del giallo, e siccome veniva citata come un’appartenente al Detection Club, ho approfondito e letto alcuni suoi libri. Ho pensato di pubblicare in primis questo, perché mi affascinavano le sue descrizioni, anche se ho avuto dei timori: non è un libro facile da tradurre, perché non mancano i giochi di parole, uno dei quali cruciale per la risoluzione del caso. Devo dire che la traduttrice è stata bravissima nel riuscire a mantenere intatto il significato di certi passaggi nella versione italiana.
Le atmosfere ricreate dall’autrice sono vere, quotidiane, nella Londra dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale – siamo nel 1939, nel periodo definito ‘phoney war’ – la strana guerra – perché ancora segnata da una sostanziale stasi nelle operazioni militari, i personaggi accompagnano i lettori lungo i loro spostamenti travagliati in una Londra sull’orlo di quello che sarebbe successo. Tiziana, parlaci del contesto storico in cui l’autrice ha ritratto uno spaccato della società londinese a un passo dal folle conflitto.
T: Dorothy Bowers riesce a trasmetterci molto bene l’atmosfera dell’epoca: non è ancora guerra con le incursioni aeree della Luftwaffe, per cui i londinesi si limitano a oscurare le finestre alla sera, in modo che la luce non sia visibile dall’esterno; anche le strade non sono illuminate, ma per il resto continua la vita nei club, dove si gioca e si balla. Le vecchie signore continuano a consumare le loro tazze di tè, gli intellettuali o pseudo tali non si astengono dal diffondere le proprie opere – e qui l’autrice non risparmia alcune annotazioni ironiche su qualche tendenza letteraria dell’epoca. C’è anche un riferimento a un’associazione simpatizzante dei nazisti, che ci lascia intuire che cosa si pensasse dello spirito tedesco, inoltre non manca il ricco americano, che sembra aver avuto rapporti con i gangster del suo Paese e che serve da spunto per un punto di vista britannico sui cugini d’oltreoceano.
Un cappio per Archibald Mitfold – Deed Without a Name – tradotto brillantemente da Daniela Di Falco, ha un’altra caratteristica a mio avviso essenziale per un ottimo giallo: i rimandi storici e letterari, che reputo fondamentali e che apprezzo sempre molto, hanno attirato la tua attenzione, giusto? In particolare in questo romanzo risuonano echi shakespeariani del Macbeth e non solo…
T: Dorothy Bowers era una donna colta e amava Shakespeare tanto che all’inizio di ogni capitolo del romanzo mette una frase tratta dalle sue opere che sono in un certo senso l’anticipo di quello che accadrà nel capitolo stesso. Ovviamente sta al lettore interpretare il messaggio che contiene.
La tattica narrativa tipicamente anglosassone red herring, aringa rossa finalizzata a confondere, a depistare il lettore, è imprescindibile per un buon giallo?
T: Per questo tipo di giallo, direi di sì. Nel giallo deduttivo, dove si vuole appunto coinvolgere le capacità investigative del lettore, non si può prescindere dalle false tracce, altrimenti il romanzo si ridurrebbe a pochi elementi. Altra cosa succede nel noir, dove invece conta l’atmosfera e la psicologia dei personaggi.
Cosa vuol dire per te riscoprire autrici del passato?
T: In sostanza vuol dire fare una ricerca sulle origini della letteratura gialla che possiamo tranquillamene far risalire al romanzo gotico settecentesco. Vuol dire venire a conoscenza più che in altri romanzi del modo di vivere dell’epoca presa in esame: nel giallo la descrizione dei luoghi e in generale degli ambienti e persino dei vestiti è fondamentale. Inoltre alcuni risultano dei piacevoli trattati sociologici, in quanto ci mostrano il cambiamento della condizione femminile nel corso del tempo.
Non mi resta che ringraziare nuovamente Tiziana e soprattutto vi consiglio di leggere Un cappio per Archibald Mitfold di Dorothy Bowers, di seguito vi lascio la sinossi e i link di acquisto online
Sinossi
1939, poco dopo la dichiarazione da parte dell’Inghilterra alla Germania della Seconda Guerra mondiale: il giovane Archibald Mitfold, Archy per gli amici, racconta a due vecchi compagni di scuola una serie di attentati alla sua vita. Proprio nello stesso giorno, viene trovato morto nella casa della zia. Se si sia suicidato o se sia stato ucciso, e in tal caso perché, resta un mistero che Scotland Yard dovrà scoprire. Il caso viene affidato all’ispettore Pardoe, che scavando nella vita del giovane troverà sempre nuovi elementi destinati a complicare le indagini: una cameriera riferisce di strani commenti criptici da parte del giovane; il diario di Archy scompare; si apprende della sua curiosa passione per il disegno, che lo porta compulsivamente a riprodurre una specie di uccelli; vi sono misteriose riunioni di un’organizzazione, la Nordic Bond, forse simpatizzante per i nazisti; ed infine si scopre un eccessivo interesse di Archy per la scomparsa di un milionario. Un giallo disseminato di “aringhe rosse”, quella tattica narrativa che serve a indirizzare il lettore verso una conclusione sbagliata.
“I piedi di Wynkerrell tracciarono una parabola e andarono a fermarsi vicino ad Archy. “L’hai vista bene in viso?”
“Intendi dire se la riconoscerei? Be’, non era il momento ideale per essere molto ricettivo… però, sì, penso di sì.”
“Perfetto, allora. Tieni gli occhi ben aperti in ogni caso. Saprà che l’hai vista e, se ha qualcos’altro in mente, è probabile che terrà un basso profilo.”
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