La fine del mondo di Gianluca Wayne Palazzo – Fernandel editore

Recensione di Loredana Cilento

“Vedo mondi mentali», disse. «Nel virtuale l’intelligenza umana è soppressa dall’intelligenza artificiale, qualcosa che vediamo anche se non esiste, un universo predigerito che ci viene somministrato attraverso canali elettronici. Il gioco di ruolo è altro. Lo produciamo noi, è la vita vera in altre forme, coi suoi impacci e le sue infinite variabili».”

Lo scrittore modenese Gianluca Wayne Palazzo è tornato in libreria con un romanzo intenso e tormentato La fine del mondo  (pagg.388) edito dalla casa editrice ravennate Fernandel.

Ogni storia d’amore è la fine del mondoha inizio così una storia che vede come protagonisti il  più classico dei triangoli amorosi: lui, lei, l’altro, Giorgio, un grassoccio nerd impegnato nel portare a termine la realizzazione di un gioco virtuale di ruolo, perde un po’ di vista l’amore, il suo legame con la moglie Diana, amante dell’arte, che  trascina le sue giornate tra un lavoro  precario, i gruppi di condominio la vita da casalinga narcotizzata dalla routine quotidiana. Il microcosmo di Giorgio e Diana subirà una collisione con il tenebroso e misterioso Carlo Draghi,  viso segnato dalle cicatrici, naso appiattito dagli incontri di pugilato clandestini e un passato da dimenticare. Ma chi è Carlo Draghi? Un pugile amante della letteratura e della poesia anglosassone, che si fa massacrare sotto i colpi proibiti degli incontri cui partecipa per sbarcare il lunario, un altro incontro, quello causale con Giorgio lo porterà alla conoscenza dell’algida Diana che presto scioglierà le sue difese tra le braccia di Carlo.

“A occhio e croce sei dentro a qualche comitato condominiale o di quartiere e ti carichi un sacco di impicci che ti sottraggono calma, concentrazione e tempo libero. Non sei drogata di lavoro», scosse la testa. «Credo tu sappia apprezzare l’ozio, la contemplazione, il bello. È palese dall’arredamento, dalla selezione di stampe alle pareti, dall’accostamento dei colori e dei materiali. Dalla collezione di tazze e dai profumatori d’ambiente. Scommetto che sono tutte scelte tue. Nessuno può leggere tutti quei libri di storia dell’arte senza perdersi dentro alle immagini, correre alle mostre, concedersi tutto il tempo necessario. Nessuno può amare l’arte senza amare l’ozio. E il silenzio».”

 

La fine del mondo è una vera e propria esplosione: quando ci troviamo di fronte all’ implacabile sentimento che travolge e sconvolge,  inevitabilmente lascia dietro di sé macerie e rovine; i personaggi vengono coinvolti loro malgrado; intorno c’è il  caos generato da disastri ambientali, attentati, come se il Libro del destino stesse decidendo la sorte di ognuno di loro. Il gioco di ruoli creato da Giorgio si intreccia così alla realtà, i personaggi virtuali devono fare delle scelte per andare incontro al destino così come  Diana, che deve scegliere tra suo marito – a lui ancora legata –  e il travolgente, nuovo amore. 

Giorgio è ambizioso assorto completamente nel suo lavoro, presto si insinuerà in lui il seme del dubbio, sull’integrità di Diana.

La fine del mondo è introspezione, è una cicatrice, è malinconia, ma è anche la consapevolezza della ricostruzione, il desiderio di Carlo per Diana, e la stessa Diana, che l’autore metaforicamente  paragona a “un mitile estratto dal guscio, molle e delicato, esposta a un evento fuori dalla sua routine, dal suo torpore, per rimettere tutto in discussione 

La fine del mondo è un’allegoria, una metafora che rompe l’impalcatura di un rapporto destrutturato dall’incapacità di creare nuove forme di equilibrio, Giorgio rappresenta la miccia della fine del mondo.

Gianluca Wayne Palazzo è nato a Modena nel 1976. Laureato in storia e critica del cinema, ha un dottorato di ricerca in letteratura italiana e lavora come insegnante di lettere a Roma. Ha pubblicato i romanzi Il contrario di tutto (Voras, 2009), Il paradosso della Luna (Il Seme Bianco, 2017), Idiota è una parola gentile (L’Asino d’oro, 2019) e la raccolta di racconti Gli undici addii (Amande, 2018).

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