
Titolo: L’ offesa
Autore: Ricardo Menéndez Salmón
Editore: Marcos y Marcos
Traduzione: Claudia Tarolo
Illustratore: Lorenzo Lanzi
Prezzo: 16,00€
Pagine: 160
EAN: 9788892940512
Data di uscita: 26/01/22
Recensione di Loredana Cilento
“Più avanti avrebbe capito che l’uomo è l’unico animale che ha bisogno di ottundersi per farsi coraggio, e che alle porte stesse dell’inferno non stona la figura di un giovane che balla il foxtrot mentre calano le falci e un plotone di ratti famelici, con le code lunghe e gli occhi gialli, affila i denti nella tibia di un cavallo morto. In fin dei conti, anche la filosofia meno raffinata insegna che la vita assomiglia più a un quadro di Bosch che a una bucolica colazione sull’erba.”
L’offesa, il primo libro della Trilogia del Male dell’autore asturiano Ricardo Menéndez Salmón, è stato ripubblicato da Marcos y Marcos con la brillante traduzione di Claudia Tarolo, uscito in contemporanea con Non andartene docile in quella buona notte, un’autobiografia dell’autore, forse il suo romanzo più intimo e personale. Nella tranquilla cittadina di Bielefeld al numero 64 di Gütersloher Strass, il giovane sarto Kurt Crüwell, che sogna una vita ordinaria fatta di lavoro e amore con la sua fidanzata Rachel – che presto avrebbe conosciuto l’orrido mostro della storia- un telegramma, consegnato con orgoglio dal postino, gli annuncia, di recarsi presso l’ufficiale maggiore del suo quartiere per l’arruolamento, al compimento dei ventiquattro anni, nel giorno in cui il suo compatriota Hitler penetrava in Polonia e invadeva Gdansk: era l’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
Il giovane Kurt è tedesco e ha il dovere di difendere gli ideali nazisti: assegnato al 19° corpo corazzato della Sesta armata, con grande abilità guida il sidecar facendo breccia nella fiducia dell’Hauptsturmführer Löwitsch, che ben presto espugnerà la Francia. Nella girandola dell’orrore, Kurt si concede alla bellezza di Montmartre, di quei luoghi di cui tanto ha letto nei suoi libri, fino ad arrivare nella piccola Mieux, dove si consumerà una vera e propria mattanza: Löwitsch dà l’ordine di giustiziare prima gli uomini, uno dopo l’altro, poi le novantuno persone rimaste tra donne, anziani e bambini, collerico, ordina di rinchiuderli nella piccola chiesa e sprangare le porte, in ultimo, ordina di dare fuoco all’edificio, per vendicare l’uccisione di quattro dei suoi soldati.
“Il 2 gennaio 1941, nel paese di Mieux, nella Bretagna francese, non lontano dal mare, alla vista di novantun civili che bruciano nel rogo di una chiesa di pietra, un corpo rispose a tutte queste domande con un sì deciso. Quel giorno, un uomo di nome Kurt Crüwell perse la sensibilità”
Dunque Kurt perde totalmente sensibilità di fronte a quel disumano e spietato eccidio, non sente alcun dolore, mutilato di ogni emozione sia fisica che morale, una rottura che spezza il suo corpo, la sua anima.
“L’uomo convive con il suo corpo, ma non lo conosce. Almeno non del tutto. Un uomo e il suo corpo sono realtà distinte. Sicuramente è questo che permette di comprendere la radice più profonda del dolore, che altro non è che lo strappo prodotto dall’indifferenza del corpo verso se stesso”
Ricoverato in Bretagna, la sua indolenza, il suo distacco dalla realtà di fronte a quell’aggressione spietata del mondo, verrà curato dalla preziosa e amorevole infermiera Ermelinda che gli restituirà un po’ di bellezza, una luce che lo guiderà attraverso il buio e l’oscurità, una luce però destinata lentamente ad affievolirsi per dare spazio a un nuovo orrore.
Ricardo Menéndez Salmón ricostruisce, con una narrazione diretta, affabulatrice, tra datazione, luoghi e personaggi la seconda guerra mondiale, nel suo più subdolo orrore. Attraverso il dolore frutto della esecrabile follia umana, il corpo si ribella, “Può un corpo dimenticarsi di se stesso? Può un corpo rinunciare a essere quello che è? ” É ciò che si chiede l’autore, è una riflessione sulla capacità del corpo nel difendersi dagli attacchi del male, sulla memoria, focus attento che ci riporta al suo valore imprescindibile, senza la memoria non esiste la storia, senza la storia non esisterebbe l’umanità, per non reiterare gli errori
La scrittura di Salmón è una voce che sussurra all’orecchio.
Salmón ha la grandissima capacità di parlare al cuore del lettore.

Ricardo Menéndez Salmón è considerato una delle voci più autentiche e originali della narrativa contemporanea.
Nato a Gijón, la ‘piccola Atene’ delle Asturie, nel 1971, ha studiato filosofia all’Università di Oviedo. Nei suoi numerosi racconti e romanzi, tradotti in italiano, tedesco, francese, catalano, olandese, portoghese e turco, concilia azione e pensiero in una combinazione espressiva sorprendente. Ha vinto più di quaranta premi letterari, tra cui il premio Juan Rulfo e il premio Las Américas.
Con Marcos y Marcos ha pubblicato anche “Gridare”, “L’offesa”, “Derrumbe”, “Il correttore”, “La luce è più antica dell’amore” e “Bambini nel tempo”.
Vive a Gijón, scrive sulle pagine culturali di quotidiani e riviste e unisce l’impegno politico al suo lavoro di scrittore.
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