
Titolo: I fiori della morte
Autore:J.J. Ellis
Editore: Ponte alle Grazie
Pagg: 368
Prezzo; 18.90 €
Traduzione di Gaja Cenciarelli
Recensione di Loredana Cilento
«Recise la foglia con la precisione di un chirurgo. Come una persona che andava fiera del suo lavoro. Ciò che si toglieva era altrettanto importante di quello che restava.
Per rendere giustizia ai fiori, per rendere giustizia a tutta la composizione, gli spazi, – il vuoto, il Ma, ovvero lo spazio negativo – dovevano essere calcolati esattamente come sua madre gli aveva mostrato tanti anni prima».
Quali sono gli ingredienti giusti per un buon thriller metropolitano? Beh, sicuramente suspense, mistero, azione e un’alta dose di adrenalina: J.J. Ellis al suo esordio ci trasporta nelle affascinanti atmosfere orientali del Giappone tra passato e modernità, sotto i bellissimi ciliegi, i Sakura, nel massimo della loro fioritura, con I fiori della morte, edito da Ponte alle Grazie e tradotto da Gaja Cenciarelli.
Holly Blain, giornalista inglese dall’aspetto androgino, trapiantata in Giappone, aspira a occuparsi di cronaca nera, la sua passione, stanca delle popstar adolescenti, del mondo fatuo della cultura J-Pop/ Loli; Tetsu Tanaka ispettore dell’Unità Gaikoku-jin con alle spalle una tragedia familiare, è chiamato a investigare dapprima sulla sparizione di una giovane diciassettenne francese Marie-Louise Durand, e poi sul ritrovamento del cadavere in una discarica della giovane hostess del club Aphodrite Go-Go, Elin Granqvist, di nazionalità svedese, molti personaggi funzionali che arricchiscono una trama attorno ai tre protagonisti Holly, Tanaka e il Fiorista, quest’ultimo ossessionato dalla cultura tradizionale e fortemente traumatizzato dal suo passato tanto da interpretare alla perfezione il suo idolo Roy Orbison con le sue ballate malinconiche.
Unico indizio: petali di fiori.
I fiori della morte si può definire un’opera dalle forti emozioni, dove la tensione cresce, il climax raggiunge un livello tale da non abbandonare la lettura neppure per un attimo.
Le atmosfere sono suggestive, J.J Ellis ci accompagna attraverso gli occhi dei protagonisti, nella avanguardista Tokyo, e nei suoi anfratti, negli Hostess Club, fino a raggiungere l’isola di Ishigaki, nella prefettura di Okinawa, e al castello di Himeji, apprezzata costruzione del periodo Sengoku, meta ambita dai turisti stranieri, al Monte Fuji, una delle tre montagne sacre in Giappone con i suoi 3700 mt si erge, con la sua cima innevata, in tutta la sua bellezza.“Incorniciata dai sakura, la cima del monte Fuji si rifletteva nell’immobilità trasparente del lago Kawaguchi”



La cultura nipponica tra pop, innovazione e tradizione si mescola in un universo multietnico, Tanaka è un cinquantenne giapponese per metà americano, ligio al dovere, alle regole, è diffidente nei confronti della venticinquenne giornalista per la diffusione di alcuni dettagli dell’indagine, d’altro canto sente un certo rispetto per la tenacia e la scaltrezza di Holly-san, una ragazza inglese che si è ben stabilita nella frenetica Tokyo tra lingua e tradizione.
Un thriller che dà voce al bene e al male, la voce dell’otaku, il fiorista che anela alla perfezione, al dettaglio, obnubilato dalla tradizione, dai gesti ritualistici, ma ossessionato anche dalla cultura occidentale, drammatizzando un equilibrio precario tra verità e inganno.
Raggiungere, dunque, la perfezione, attraverso il ma, un vuoto che ogni protagonista ha da colmare, un vuoto che li accomuna in un certo senso, per poi liberarsi, in un crescendo di eventi adrenalinici, e liberarsi da un passato opprimente e caustico.
A noi non resta che aspettare il prossimo capitolo e i suoi protagonisti Holly Blain e Tetsu Tanaka per una nuova ed emozionante indagine.
“La vita non è giusta. È solo più giusta della morte. Tutto qui.”
J.J. Ellis è nato e cresciuto nello Yorkshire, ma ora vive vicino a Londra. I fiori della morte è il suo primo romanzo, l’inizio di una trilogia che ha per protagonisti l’ispettore Tanaka e la giornalista Blain.
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