Primo sangue il trentesimo libro di Amélie Nothomb – Voland Edizioni

Recensione di Loredana Cilento

Mi portano davanti al plotone di esecuzione. Il tempo si dilata, ogni secondo dura un secolo più del precedente. Ho ventotto anni.

Ha inizio così, un uomo davanti al plotone di esecuzione, Patrick Nothomb, padre della celebre scrittrice Amelié Nothomb, che per il suo trentesimo romanzo lo omaggia in una biografia fresca e commovente: Primo sangue (118 pagg.) edito da Voland edizioni nell’elegante traduzione di Federica Di Lella.

Diplomatico belga, Patrick Nothomb è tenuto in ostaggio in Congo insieme a 1450 persone, fino al momento della sua esecuzione, e lì, davanti a quei 12 fucili puntati contro, Patrick rievoca la sua infanzia, ventotto anni prima: a otto mesi perde il padre in un incidente di sminamento di un terreno, la madre affranta dal dolore non riesce a prendersi cura del figlio e la Nonnina lo porta con sé a casa sua. coccolato e vezzeggiato. Il piccolo paggetto dai riccioli biondi sembra troppo delicato agli occhi del generale, suo nonno.

“C’è un’unica soluzione , mia cara: quest’estate bisogna mandarlo dai Nothomb. Mamma impallidì.”

Patrick verrà accompagnato al castello nelle Ardenne di Pont d’Oye, dove vive il nonno paterno, il barone Pierre Nothomb con la sua famiglia, e i suoi tredici piccoli selvaggi, i suoi zii. Lo scenario che si staglia davanti ai suoi occhi è di di smarrimento e incredulità. A tavola mangiano solo gli adulti ai più piccoli non restano che briciole, due mesi tra boschi, fango e fame, ma Patrick è entusiasta di quella vita sui generis e chiede di tornare per altre vacanze.

Amélie dà voce a suo padre, a molti avvenimenti che hanno caratterizzato la sua vita, tutto vero, il bullismo degli zii, la cuoca di Pont d’Oye difesa da Pierre per aver assassinato il marito, gli amori giovanili del padre e soprattutto dei suoi svenimenti alla vista del sangue, fino alla consacrazione del suo matrimonio inizialmente contrastato dal barone.

Diplomatico belga, Patrick è inviato in Congo nel 1964 mentre imperversa la rivolta per il riconoscimento della Repubblica del Congo, con capitale Stanleyville, i ribelli radunano gli ostaggi, fra loro, Patrick incaricato delle trattative.

È da quattro mesi che patteggio per la nostra sopravvivenza, da quattro mesi continuo a lanciarmi in interminabili discussioni nel tentativo di rimandare il nostro assassinio.

Finché regna la parola, pensa Patrick, si può sperare nella salvezza, salvezza che arriva con i paracadutisti belgi, nel settembre del 64, in un bagno di sangue Patrick per la prima volta non sviene, ecco cosa fa l’istinto di sopravvivenza.

Amélie ha perso il padre durante la pandemia, lei bloccata in Francia lui in Belgio, con Primo sangue celebra la vita di un uomo taciturno, ma salvato dalle parole provvidenziali e salvifiche corroborate da un umorismo stoico esemplare.

-Che ne pensa del nostro scherzetto?

– Avete un senso dell’umorismo fuori dal comune

-Ha intenzione di avere un terzo figlio?

Questo dipende da lei, signor Presidente

Amélie Nothomb

Nata a Kobe, Giappone, nel 1967 da genitori diplomatici, oggi vive tra Bruxelles e Parigi.
Scrittrice di culto non solo in Francia – dove ha esordito nel 1992 con Igiene dell’assassino, il romanzo che l’ha subito imposta – pubblica un libro l’anno, scalando a ogni uscita le classifiche di vendita. Innumerevoli gli adattamenti cinematografici e teatrali ispirati ai suoi romanzi e i premi letterari vinti, tra cui il Grand Prix du roman de l’Académie Française e il Prix Internet du Livre per Stupore e tremori, il Prix de Flore per Né di Eva né di Adamo, e due volte il Prix du Jury Jean Giono per Le Catilinarie e Causa di forza maggiore. Sete, uscito in Francia nel 2019, è arrivato secondo al Prix Goncourt dello stesso anno. Primo sangue, suo trentesimo romanzo, si è aggiudicato il Prix Renaudot 2021. Tutti i suoi libri sono pubblicati in Italia da Voland.

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