Titolo: La casa natale
Autore: Henry James
Editore: Spartaco, 2022
Versione curata da Sergio Perosa
Collana: Elitropia
Recensione di Loredana Cilento
E Loro vogliono anche vedere dove Lui consumava il pranzo e dove prendeva il tè?». «Tutto, vogliono», disse Morris Gedge. «Vogliono vedere dove appendeva il Suo cappello e dove teneva gli stivali e dove Sua madre metteva a bollire la pentola». «E se lei non glielo mostra…?». «Lo mostrano Loro a me. C’è in tutti i loro librettini».
Sergio Perosa è tra i massimi esperti delle opere di Henry James, e con La casa Natale (Thebirthplace 1903)ha curato la versione per il primo titolo nella nuova collana Elitropia di Spartaco edizioni.
Henry James rappresenta ironicamente la spettacolarizzazione e la commercializzazione del nome del grande Shakespeare, Il Bardo, seppur non si faccia mai il nome, nel luogo d’infanzia, la sua casa natale. Protagonista di questa fresca commedia è Morris Gedge chiamato a custodire il tempio del Bardo, la Mecca della razza anglofona, il sacro tempio del poeta tanto amato.
Morris Gedge deve però fare i conti con il business, la mercificazione del nome, esaltare, inscenare veri e propri momenti di vita del giovane poeta tutto per un pubblico affamato di leggende, di storie che ruotano attorno al suo privato.
Dapprima Gedge rifiuta fortemente di raggirare i visitatori con fasulle esibizioni, ma poi sulla spinta della moglie, diventa il più fantasioso imbonitore della vita del Bardo: come dall’alto di un pulpito con affabulatrice persuasione, raggira, con spavalda galanteria, il pubblico, occhi sbalorditi, bocche aperte si dissetano delle storie che evoca il sacerdote della casa natale.
«È in questo vecchio angolo del caminetto, il singolare cantuccio dei nostri antenati – proprio qui nell’angoletto lontano, che era posizionato il suo sgabello, dove magari, se potessimo vedere abbastanza vicino, troveremmo la pietra del focolare strisciata dai Suoi piedini – è lì che noi vediamo l’impareggiabile Bambino fissare i vecchi tronchi di quercia che bruciano e inventare immagini e storie… »
James nella benedetta novelle, crea effetti speciali, trucchi cinematografici con picchi di suspence degni di un film moderno, attraverso il semplice uso di un linguaggio ricco di metafore.
La mistificazione è a uso e consumo di un pubblico a caccia di pettegolezzi, storielle imbonitrici sicuramente più interessanti e accattivanti della realtà: a perdere è però l’arte e i valori della verità, ma anche il protagonista che la vive in modo ambivalente: prima osteggia la fandonia ma poi ne diventa assuefatto fino all’eccesso. Di lì a poco diventerà il più famoso custode della casa – museo, tanto che accorrono dall’America solo per ascoltare i suoi aneddoti.
Una vera glorificazione della menzogna, che ci riporta all’attualità, alla costruzione disarmonica di fatti ed eventi che nutrono la curiosità di famelici fruitori, a farne le spese l’arte e la cultura,.
Sergio Perosa ci accompagna passo dopo passo alla scoperta di Henry James con una attenta ed esaustiva introduzione, con note e appendici che ne chiariscono e ci aiutano a conoscere in modo approfondito lo stile e la narrazione di James.
Sergio Perosa è tra i massimi esperti dell’opera di Henry James, di cui ha curato fra l’altro l’edizione dei Meridiani Mondadori dei Romanzi brevi (1985, 1990), e di quella di Shakespeare, di cui ha condiretto l’opera omnia per Garzanti (1993-2000). Professore emerito all’Università Ca’ Foscari di Venezia e collaboratore del “Corriere della Sera” dal 1969. Tra i suoi ultimi lavori: Studies in Henry James (2013, 2015), Il Veneto di Shakespeare (2018), Veneto, Stati Uniti e le rotte del mondo. Una memoria (2016, ediz. inglese 2020).
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