Dovevo chiamarmi Irene di Simona Mangiapelo – Scatole Parlanti Edizioni

Titolo: Dovevo chiamarmi Irene

Autore: Simona Mangiapelo

Editore: Scatole Parlanti

Collana: Voci

Pagine: 100

Recensione di Loredana Cilento

Dovevo chiamarmi Irene. Ma mio padre l’aveva dimenticato. Irene significa pace.

Può in un nome abitare la pace? Quanto può incidere la scelta di un nome alla nascita sulla nostra identità, sul futuro della nostra vita? Per Nina la protagonista del nuovo romanzo di Simona Mangiapelo, secondo dopo Di nessuno pubblicato nel 2017 con Alter Ego, Dovevo chiamarmi Irene, Scatole Parlanti 2021, sembra proprio di si.

Michelangelo, figlio di Nina ritrova il diario di sua madre, all’età di quindici anni, nella loro vecchia casa, lo rileggerà a trent’anni, ricostruendo la sua vita attraverso quelle pagine tanto dolorose quanto illuminanti, mescolando la sua scrittura a quella della donna che ha conosciuto pochissimo, quella donna in cerca di pace e custode di una verità dolorosa.

Due voci, madre e figlio, una in cerca di pace, di amore, di felicità, l’altra in cerca di una verità quella che nasconde un terribile segreto. Michelangelo ripercorrerà la vita di una giovane Nina sin dalla sua nascita, quando doveva chiamarsi Irene il nome scelto dalla madre e invece per una distrazione del padre si chiamerà Nina. Un incipit forte e potente: Nina era mia madre. S’è ammazzata in un pomeriggio di settembre. Sono le parole di Michelangelo che narra la vita di una madre conosciuta pochissimo, lui in ospedale che combatteva fra la vita e la morte a causa di un incidente domestico che lo ha reso sfigurato, mentre Nina giaceva morta per il senso di colpa.

Nina non hai mai trovato l’amore, la pace, quel senso di appartenenza, ma la nascita di Michelangelo le restituiva una felicità mai provata, Nina stava ricucendo gli strappi di una solitudine anche familiare. Troppi gli errori commessi da Nina, in conflitto tra l’essere amata e la responsabilità dell’essere madre, e soprattuto il peso di quella colpa che lacera come un coltello nella piaga.

Ripensandoci oggi mi chiedo come sia stato possibile che non mi sia bastata, quella serenità. Siamo sempre altrove , quando la felicità abita la nostra casa. E siamo in grado di capirlo dopo, quando fa i bagagli e se ne va.

Quelle che ci regala Simona Mangiapelo sono pagine dolorose, ingombranti di un vissuto mancato, quello della giovane Nina che tenta di colmare i vuoti esistenziali legandosi alle persone sbagliate, la dicotomia di una donna tra il giusto e sbagliato, commette leggerezze e ne paga le conseguenze le più fatali.

La difficoltà di essere genitore, di essere responsabili di un’altra vita, di essere perfetti e guide indiscutibili per i figli è il ruolo più importante che una persona si assume quando nasce una vita, purtroppo noi genitori non siamo perfetti, commettiamo errori, a volte leggerezze, ma l’amore è ciò che realmente importa, ciò che fa crescere realmente i nostri figli.

Dovevo chiamarmi Irene sono pagine dolorosamente intense e commoventi che esplorano la fragilità e le debolezze che abitano in noi, perché in fondo anche noi vorremmo chiamarci Irene, pace.

Simona Mangiapelo è nata in provincia di Roma, dove vive e lavora come farmacista. Ha vinto il concorso letterario della rivista “Confidenze” (Mondadori) con il racconto La notte di San Lorenzo. Altri suoi racconti sono stati pubblicati in antologie per Sensoinverso e Historica Edizioni. Ha seguito un corso di scrittura della Scuola Holden e frequentato la Scuola Omero e la Scuola Genius. Ha pubblicato il suo primo romanzo, Di nessuno, nel 2017, con Alter Ego Edizioni.

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