
Titolo:L’isola degli sciamani
Autrice: Kim Jay
Edizioni: Le Assassine, 2022
Collana: Oltreconfine
Pagg:377
Traduzione di Eleonora Marchesino
Recensione di Loredana Cilento
“Mentre accelera, getta sulla strada del litorale uno sguardo pieno di tenerezza. Quel mare calmo e solitario non lo vedrà più per molto tempo. Resta ancora nascosto sotto un velo di bruma, ma nel momento in cui arriva al Grande Ponte rivela tutto il suo splendore. Il cielo, di una trasparenza rassicurante, ha una profondità che impressiona; e in basso, l’acqua blu del mare, che avvolge tutta l’isola con il suo movimento ondulatorio e carezzevole, rivolge a Kim Seong-ho il suo saluto”
Kim Jay, scrittrice, sceneggiatrice e vicepresidente dell’associazione degli autori di romanzi polizieschi in Corea, sbarca in Italia grazie alla casa editrice Le Assassine, regalandoci un’opera davvero interessante, un thriller psicologico ad alta tensione, L’isola degli sciamani, tradotto da Eleonora Marchesino.
La critica ha definito il primo romanzo giallo di Kim Jay come un capolavoro della letteratura coreana, con L’isola degli sciamani ha inizio la prima indagine del profiler Kim Seong-ho.
“Sa, tenente, questo caso va risolto in fretta. Se mai il ragazzino dovesse scappare, mentre si trascinano le indagini, sarebbe davvero difficile per noi riacciuffarlo. Inoltre, se dovesse soccombere alla pressione psicologica dovuta all’inchiesta e farsi fuori, ci sarebbero grosse probabilità che il caso venga definitivamente archiviato tra gli irrisolti. Contiamo su di lei, faccia il possibile per aiutarci a risolverlo.”
Kim Seong-ho, tenente della polizia nazionale di Seoul, è incaricato di profilare il ritratto psicologico di un adolescente sospettato di cyberbullismo nel dark web, su una nota piattaforma chiamata Hebdo-pop, inchiesta che lo vedrà coinvolto sulla stessa piattaforma. Kwon Yeo-il comandante della polizia nazionale e superiore di Seong-ho, lo invita a partecipare, per allentare la tensione, alle indagini di tre misteriose scomparse sull’isola di Sambo, l’isola degli sciamani.
“La popolazione del distretto amministrativo costituito dall’isola di Sambo supera di poco i trentatremila abitanti. Se su questo numero modesto tre persone sono scomparse una dopo l’altra nel giro di uno o due mesi, a chi vorrebbero far credere che si tratta di semplici fughe?”
Dunque tre sparizioni, tre donne Ko Hi-jeong, scomparsa a Geumgap-ri, quella di Kim Hi-jin, proprietaria di una pensione e quella di Bak Min-suk, impiegata, scomparsa probabilmente al terminal di Mokpo.
Ad accompagnare Kim, Yeo Doyun un esperto del folklore locale e dei rituali sciamanici, come ad esempio il ssitkimgut che aiuta a guidare l’anima di un defunto nell’aldilà dove potrà godere della beatitudine eterna.
Quell’isola però innesca una serie di ricordi, sogni, flashback della sua infanzia, ricordi che credeva seppelliti da un trauma alla testa, ma il mistero si infittisce, coincidenze o qualcuno sta volutamente manipolando le indagini. Diversi sospetti, ma nessuna certezza,
L’atmosfera glaciale che graffia la pelle al crepuscolo, i flutti bluastri che si scontrano sulle pareti rocciose dell’isola, il vento, l’immensità di quel mare profondo, scuro, testimone di ciò che accade in quella piccola comunità rurale, così diversa dalle ipertecnologica Seoul, fa da sfondo a un mistero dove il climax ascendente culmina con il progredire del colpo di scena finale.
L’isola degli sciamani si muove su diversi aspetti che si intersecano perfettamente tra loro: da un lato una riflessione profonda sull’uso e l’abuso della tecnologia digitale, soprattutto nell’universo giovanile che innesca talvolta un fenomeno chiamato hikikomori; una chiusura quasi totale verso il mondo, a causa della rete, fenomeno tra l’altro molto attuale che ha interessato gli adolescenti soprattutto con la situazione pandemica degli ultimi due anni. Il cyberbullismo, oggi le frustrazioni fomentano la rete, ai tempi del piccolo Kim le vessazioni erano materiali, e molto spesso si chiudevano gli occhi per sfuggire alla vergogna.
“A quel tempo, nessuno diceva forte e chiaro che si trattava di un atto intollerabile; non si era ancora consapevoli della necessità di fornire un’educazione sessuale agli adolescenti e anzi, si era molto ignoranti sulle possibili conseguenze di quel genere di comportamenti. Tuttavia, ognuno dei presenti intuiva che una simile umiliazione avrebbe anche potuto spingere al suicidio la vittima di quegli abusi.”
Naturalmente anche l’aspetto tradizionale e folkloristico che alimenta le credenze popolari, con un vasto pubblico di curiosi che si lasciano trasportare nell’affascinante mondo dello sciamanismo, coinvolge in modo straordinario.
Un thriller con un vero e proprio coup de théâtre adrenalinico che lascia senza respiro fino all’ultima pagina.

Kim Jay è scrittrice e sceneggiatrice. Già il suo primo romanzo è stato salutato dalla critica come un “capolavoro della letteratura coreana”, diventando così un best seller. L’autrice si è poi dedicata ai thriller storici ambientati nella Seoul degli anni Venti del secolo scorso, ottenendo con il suo detective di Gyeongseong il Gran Premio della letteratura poliziesca. Con L’isola degli sciamani inaugura la prima inchiesta del profiler Kim Seong-ho. L’autrice è vice presidente dell’Associazione autori di romanzi gialli in Corea.”
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