Lettere a Olga di Václav Havel -Santi Quaranta – BEE

Autore: Václav Havel
Traduzione dal ceco di Chiara Baratella; Revisione di Ferruccio Mazzariol
Collana: Il Rosone (narrativa straniera)
Pagine: 488 Santi Quaranta Bottega Errante Edizioni
ISBN 9788886496964

Recensione di Loredana Cilento

Sono stata sempre affascinata dalla figura di Václav Havel fin dal lontano 1989 anno in cui, dopo la dissoluzione dell’impero sovietico, fu eletto presidente della Repubblica Cecoslovacca prima e di quella Ceca dopo la separazione in due Repubbliche.


Le “Lettere a Olga”, sua prima moglie, pubblicate dalla casa editrice Santi Quaranta e tradotte da Chiara Baratella mi hanno semplicemente dato conferma di quale fosse la caratura morale, culturale, civile e politica di questo grande personaggio.


Ai più Havel è conosciuto solo per le cariche politiche ricoperte, ma non va dimenticato che ad esse Havel è arrivato grazie al suo impegno culturale e al suo successo come drammaturgo grazie ai quali fu una figura di spicco del movimento “Charta 77” in difesa dei perseguitati politici, impegno che gli costerà molto caro perché nel 1979 sarà lui stesso perseguitato e incarcerato. Sarà quindi durante la detenzione che va dal 4 giugno 1979 al 4 settembre 1982 che scrivere queste straordinarie lettere alla moglie Olga:

“…Ciò che mi affligge maggiormente è il fatto di dover passare così tanto tempo senza scrivere; è stato già difficile tenere la corrispondenza, perciò temo gli effetti di questa pausa, temo di precipitare in una sorta di resistenza alla scrittura…”
“…Da qualche tempo penso di scrivere sulla perdita della libertà e sulla privazione della vita normale, che qui sto sperimentando. Come ti ho già accennato l’ultima volta, è un argomento piuttosto complesso e al momento non so descrivere la cosa in modo appropriato…”

Nonostante sia stato privato della cosa più cara a ogni essere umano, la libertà, anche in carcere con le restrizioni cui è sottoposto scrivere è il suo solo pensiero, la sua ossessione. Lo dice spesso a Olga e nelle lettere non si limita soltanto alle comunicazioni delle cose pratiche, ma ci sono delle riflessioni sulle sue pièce e sul teatro in generale veramente straordinarie, soprattutto nella prima parte scritte durante la detenzione a Hermanice; la seconda parte, scritte durante la detenzione a Plzen-Bory sono quelle più strettamente filosofiche e complesse con profonde riflessioni sull’esistenza e sul senso della vita.
Molto interessante alla fine del libro è la testimonianza dell’amico Jiri Dienstbier, che in seguito sarà ministro degli affari esteri della Cecoslovacchia, anche lui carcerato e perseguitato in cui spiega le restrizioni cui erano sottoposti dal “programma di rieducazione”:

“…Fra le prime cose che l’educatore ci aveva proibito c’era la scrittura. Il divieto valeva anche per gli appunti… Ci rimanevano soltanto le lettere da scrivere a casa. Secondo il regolamento, una lettera di quattro pagine alla settimana. Si poteva scrivere di cose personali o familiari. Non della pena.
Ma quali sono di fatto le cose personali? E cosa importa se in quel dato momento la pena rappresenta la cosa più personale di cui parlare? E come spiegare e far accettare che per uno scrittore le riflessioni sulla letteratura sono una cosa personale…”?

Le “Lettere a Olga” è veramente un testo di notevole spessore perché ti permette di conoscere ancora meglio Vaclav Havel oltre che dal punto di vista umano anche dal punto di vista psicologico e letterario.

Václav Havel è nato a Praga è stato un politico, drammaturgo, saggista e poeta ceco.Dissidente e perseguitato politico sotto il regime comunista dell’allora Cecoslovacchia, in quanto figura di spicco del movimento politico-sociale conosciuto come Charta 77, a seguito del graduale processo di liberalizzazione del Paese, che difatti portò alla caduta del suo pluridecennale governo comunista, ricoprì la carica di suo presidente dal 1989 al 1992, anno della sua dissoluzione a favore della formazione di due distinte entità statali (ed a cui egli inizialmente si oppose strenuamente), ricoprendo poi quella di presidente della neo-costituita Repubblica Ceca dal 1993 al 2003

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