
Titolo: Russki Mir: Guerra o pace
Autore: Mikhail Shishkin
Editore: 21lettere, 28 ottobre 2022
Pagg:256
Traduzione di Veronica Giurich Pica
Recensione di Loredana Cilento
In Russia, gli zar forti sono amati, quelli deboli no; i tiranni sono venerati e coloro che vogliono moderare la tirannia sono odiati. È stato così con Ivan il Terribile e Boris Godunov, è stato così con Stalin e Gorbaciov, e questo non per rispettare il cliché, perché hanno imparato la lezione con l’esperienza di generazioni nella lotta per la sopravvivenza: in Russia, l’alternativa alla dittatura non è la democrazia, l’alternativa alla mancanza di libertà non è la libertà, ma l’anarchia, l’ordine contro il caos.
Dall’autore vincitore del Premio Strega 2022 con Punto di fuga, e dei tre maggiori premi letterari russi, Mikhail Shishkin ritorna in libreria, sempre con la lungimirante casa editrice 21lettere, tradotto brillantemente da Veronica Giurich Pica, con il saggio Russki mir: Guerra o pace? Un ritratto contemporaneo della sua Russia dalle invasioni vichinghe, all’occupazione mongola, fino al tentativo di instaurare una democrazia a vantaggio del popolo; un primo tentativo nel 1917 e un successivo all’inizio degli anni Novanta con Gorbačëv che voleva salvare il regime e per questo aveva bisogno di modernizzare l’assetto politico, fece il suo ingresso la perestrojka, una ventata di libertà agli occhi soprattutto dell’Occidente che guardava il cambiamento con ammirazione. In realtà Gorbaciov incarnava un miracolo storico, “l’anima russa” che si libera della stregoneria comunista, ma il suo era il tentativo mirato a salvare il salvabile, l’Unione Sovietica comunista.
Con la rivoluzione del febbraio 1917 la Russia fu dichiarata il Paese più democratico del mondo, la mano di ferro si era arrugginita e finalmente al popolo era concessi diretti fino a quel momento negati: la libertà di espressione, forse uno di diritti imprescindibili per ogni popolo, ma ben presto l’ordine viene sostituito al caos e una nuova ulus russa fa breccia nella mentalità dei sudditi, il Paese ha stima solo del Gran khan, un potere supremo che indichi la via da seguire per il bene della Patria.
Mikhail Shishkin in questo saggio analizza dal suo punto di vista, un Paese che sta annegando nei rifiuti, dove la raccolta differenziata non esiste, dove il problema ecologia è solo un’ombra, la popolazione si riduce in modo esponenziale tra tasso di mortalità e fuga verso altri paesi, il futuro delle nuove generazioni è messo a rischio da un potere a senso unico, ogni movimento in senso opposto è severamente punito. È vero il popolo ha bisogno di uno zar, un vero zar come Putin.
…la strategia della nuova guerra è soprattutto l’intimidazione. L’obiettivo è quello di spaventare i politici, i giornalisti, i diplomatici e i militari occidentali, facendo loro credere che la Russia sia pronta a un confronto militare con la NATO e, se necessario, a una Terza guerra mondiale. Le provocazioni militari lungo il confine orientale della NATO dovrebbero dimostrare la minacciosa volontà della Russia di correre rischi. L’audace gioco del Risiko con lo sterminio di tutta l’umanità sul pianeta è una prova di coraggio con un risultato abbastanza prevedibile: l’Occidente non sarà mai pronto per una guerra nucleare.
Shishkin è un autore eccezionale che riesce non solo a descriverci il clima claustrofobico dell’egemonia putiniana, della mancanza dei servizi sanitari, delle menzogne, delle fake news spalmate senza ritegno dalle emittenti russe, ma anche un excursus sulla letteratura russa, della grande tradizione classica letteraria, dei suoi filosofi, scrittori dissidenti che a loro spese hanno subito la dittatura. Con rammarico Shishkin è conscio che la grande letteratura russa, la grande lingua russa non è stata capace di evitare quest’ultima guerra: la cultura fallisce sempre quando inizia una guerra… i miei libri, scrive Shishkin, e i libri di altri scrittori pubblicati negli ultimi vent’anni, non sono stati in grado di evitare questa tragedia.
L’autore, di padre russo e madre ucraina, è comunque convinto che l’era Putiniana finirà, che il futuro spazzerà via il passato, sono i giovani che lo reclamano, in un bellissimo passaggio, nel bel mezzo di una protesta dove i manifestanti sono stati pestati brutalmente, una ragazzina poco più che maggiorenne in jeans e maglietta, risponde alla domanda di un giornalista:
“Non hai paura?”
“Certo!” rispose lei, “E come!”
“Allora perché sei qui?”
“Lassù ci hanno portato via tutto quello che c’era nel Paese. Sono venuta perché non mi portassero via il futuro”
Questa ragazza è il futuro della Russia.
Il mondo russo, Russki Mir: Guerra o pace? è un’opera di bellezza unica, dalla scrittura lucida, a tratti spietata e dirompente.

MIKHAIL SHISHKIN
Figlio di un’insegnante di letteratura e di un ingegnere civile, è cresciuto nel centro di Mosca. Dissidente nei confronti del governo russo, oggi vive in Svizzera.I suoi libri sono tradotti in oltre 30 lingue. Suoi articoli sono comparsi per il New York Times, il Wall Street Journal, il Guardian, Le Monde… tra gli altri
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