Viaggiare è un modo di riscoprire un mondo che conosciamo o crediamo di conoscere attraverso i film e le notizie, ma che in realtà abbiamo congelato in una serie di stereotipi. Il vero mondo, quello che si può sentire sotto i piedi, è un territorio molto diverso da quello che diamo per scontato o che abbiamo immaginato: è pieno di recessi, e in ognuno di essi c’è un’opportunità, una storia e una rivelazione.

Titolo: La strada per L’est – Cronache di amore e disamore
Autore: Javier Sinay
Editore: Granvia
Pagg:348
Traduzione di Vincenzo Barca
Recensione di Loredana Cilento
Javier Sinay, scrittore e giornalista, nel 2017 decide di lasciare la sua casa a Buenos Aires per percorrere circa 15.000 chilometri attraversando l’Europa, la Russia, la Mongolia, la Cina per raggiungere Higashi, la sua fidanzata giapponese, trasferita a Kyoto, culla di tutte le tradizioni, per seguire il corso di Chado, la cerimonia del tè. Io viaggio in cerca di una donna.
Poche cose essenziali in uno zaino e soprattutto l’immancabile taccuino su cui annotare i luoghi che avrebbe attraversato: Spagna, Francia, Germania, Bielorussia, Russia, Mongolia, Cina, Corea, Giappone, ogni luogo con una storia da raccontare, da vivere insieme a tutti i molteplici personaggi che via via si sono alternati sul suo percorso, ma soprattutto il viaggio per Sinay è un modo di porsi delle domande che non abbiano necessariamente delle risposte. Sinay è in cerca anche di storie d’amore. L’amore è una forza misteriosa e se lui viaggia per raggiungere la sua amata cosa si è disposti a fare per amore, perché l’amore non è soltanto amore; è anche sensualità e disamore, è compagnia e solitudine.
Nel suo lungo peregrinare Sinay incontrerà l’immigrato africano vero e proprio seduttore seriale, una coppia di attori coniugi che fanno film porno, un venditore di lucchetti a forma di cuore, un politico innamorato del suo assistente, un padre cinese che tutti i giorni va al parco per trovare un marito per la figlia.
Un diario di viaggio, un resoconto particolareggiato e illuminato che analizza tradizioni, usi e costumi dei luoghi a volte mistici, sensuali, a volte freddi e distaccati, seguendo la strada per l’est, verso il suo amore, in giapponese Est si dice Higashi.
In Germania avevo incontrato per la prima volta l’Est: nei biondi, negli slavi, nella sobrietà, nel Muro e nel vecchio comunismo. Era stato un cambio di paradigma, un nuovo mondo che sorgeva al di là di una cultura occidentale in cui l’individuo è un dio che fa quello che vuole.
Ogni luogo è una scoperta, ogni luogo rappresenta nella sue svariate sfaccettature un tassello in più alla conoscenza dell’amore. Nel bellissimo libro di Sinay si viaggia alla scoperta sì dell’amore nelle sue mille varianti ma è soprattutto un costrutto formativo che rappresenta gli eventi che hanno trasformato popoli e luoghi: la politica, la religione, il clima caotico che sovrasta le città come ad esempio la popolosa Pechino, fumosa e rumorosa, con le sue superstizioni e modi di fare lontani da noi occidentali, la rete digitale è strettamente controllata, vige una censura del web e i motori di ricerca non sono quelli occidentali. Leggendo del suo soggiorno a Seul è inevitabile soffermarsi sull’ animosità di una nazione divisa in due, sudcoreani e nordcoreani diventati nemici, nordcoreani che scappano al Sud. Si racconta in questa tappa che persino l’amore è diverso nella Corea del Nord, vincolato al regime fino a dieci anni prima, le cose oggi stanno cambiando fortunatamente.
La strada per l’Est ha il potere di portarci lontano, verso luoghi, persone, culture, oltre la nostra immaginazione su treno che percorre chilometri e chilometri, un colosso di ferro, la Transiberiana che attraversa sette fusi orari, come scrive l’autore un viaggio nel viaggio.
Se è vero che un libro è un lungo viaggio immobile, La strada per l’est rappresenta nella sua essenza questa grande verità. Sinay con la sua scrittura immaginifica ci porta in viaggio verso l’Est.
Javier Sinay è nato a Buenos Aires nel 1980. Giornalista e scrittore, è autore di diversi libri di cronaca. Nel 2015 ha vinto il Premio Gabriel García Márquez nella sezione giornalismo.
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