L’affare del Danso e altri cunti di Raffaello Di Mauro – 21lettere edizioni

L’amicizia vera, però, scava solchi nell’anima degli uomini, senza una ragione apparente; costruisce incastri a maschio e femmina, connessioni forti, capaci di resistere a temporali e terremoti, figuratevi alla dottrina política.

Titolo: L’affare del Danso e altri cunti

Autore: Raffaello Di Mauro

Editore: 21lettere, aprile 2023

Pagg:288

Recensione di Loredana Cilento

Raffaello Di Mauro, autore di saggi sull’architettura rurale, sul restauro monumentale e sui centri storici minori, ha pubblicato diversi articoli su riviste scientifiche e d’arte, con L’affare del Danso e altri cunti – in libreria dal 21 aprile per 21lettere edizioni – ci porta nella Sicilia del 1934 in diciassette cunti tutti collegati tra loro e un antefatto che è la storia vera di Francesco Grasso, nonno dell’autore cui è dedicato il libro, che nel 1906 aprì, per primo nella famiglia dell’autore, la strada che dalla Sicilia porta verso il sogno americano.

I cunti siciliani s’intrecciano alle vicissitudini di Rocco Sapienza di ritorno dalla Merica con un drammatico passato alle spalle, stipato in una cassa, ripensa ai fatti che gli avevano strappato via moglie e figli, ma era giunto il momento di ricominciare proprio dalla sua terra, Piedimonte, alle pendici dell’Etna e ricomprare il podere di famiglia del Danso.

Sali al Danso. Vi trovò una grande desolazione. Quella terra che era stata la sua sembrava abbandonata. Gli ulivi soffocavano, aggrediti dalle erbacce che cre. scevano indisturbate. Diversi muretti erano crollati. La saia era interrotta in più punti. Nessuno aveva più coltivato quella terra dopo la sua partenza. Cominciò a valutare i danni. A ragionare sui lavori da fare subito per sistemare le rasole e i muri. Fece il giro di tutta la collina, controllando la recinzione. Gli venne voglia di stare ancora su quella terra, di sentirla cedere un poco sotto lo scarpone mentre la calpestava. Riusciva quasi ad avvertire la frescura che davano le saje dell’acqua quando irrigava i campi di patate, di melanzane, di fave e di piselli. E la gioia che provava nel vedere gli alberi piegati sotto il peso delle olive. Una valanga di ricordi lo sommerse. Lo trascinò indietro a cinque anni prima.

Accanto al protagonista Rocco Sapienza si affacciano sulla scena siciliana altri personaggi tutti con un cunto: il podestà Aurelio Scornavacca fedelissimo al Duce, con il pugno di ferro era riuscito a trasformare il municipio in una macchina operativa, ambiva a cariche ben più importanti, era pronto a dare la vita per il suo Duce: Carmelo Spada sindacalista preso di mira dai podestà per il suo coinvolgimento in attività sovversive al fascismo e ai padroni terrieri, organizzatore di fatto di uno sciopero dei braccianti: il maestro Giovanni Spartà un intellettuale attivo e partecipe, sempre in discussione con il suo amico fraterno Fernando Zurzolo convinto che il fascismo avesse salvato la Sicilia dalla mafia.

Attraverso i cunti, Raffaello Di Mauro tratteggia una cartografia degli usi, del linguaggio dialettale e della ritualità degli eventi religiosi – come la messa siccagna che precede la Via Crucis- mescolandoli con una prosa intimamente corale a tratti cinematografica, il lettore si ritrova catapultato in un microcosmo narrativo tra lotte sindacali, repressioni, funzioni religiose, sensali matrimoniali, amore e fedeltà verso la propria terra, la convivialità dei circoli ricreativi sorseggiando un buon bicchiere di rosso e cuntando i fatti della Merica.

Adesso a Rocco toccava il cunto dell’America. Non si poteva sottrarre. “Che vi devo dire? La Merica… Non è come me la ero immaginata. Se non sai parlare americano ti trattano come se fossi minchione. Ti spostano di qua e di là, senza darti conto. E ti fanno fare i lavori peggiori. A me toccò di lavorare in una miniera di carbone in West Virginia, lo stesso posto dove morì tanti anni fa Ignazio Grasso, il fratello di Ciccio. Poi un giorno mi presi un treno e me ne tornai a Nova Yorka”.

La sicilianità dei cunti si mescola agli anglicismi americani che hanno influenzato il dialetto, rendendo la narrazione intrisa di universalità e potenza evocativa.

Raffaello e Di Mauro. Nato a New York, vive alle falde dell’Etna. Finalista ai premi letterari Giuseppe Gioacchino Belli, Città di Castello, Premio Teramo. Menzione di merito ai premi Calvino e 21racconti.

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