E al mattino arriveranno i russi di Iulian Ciocan – Bottega Errante Edizioni

Il 29 giugno del 2020, due soldati irruppero nella piccola biblioteca del liceo, ordinando alla signora Covrigaru – sotto la minaccia dei fucili – di buttare nell’immondizia ogni singolo libro scritto in romeno. Tremante per la paura, con il cuore spezzato dal dolore, Valentina Covrigaru dovette rinunciare a quasi tutto il fondo librario. Nel cortile del liceo, davanti a una manciata di alunni frastornati, i soldati russi la costrinsero a bruciare numerosi volumi di Creangã, Eminescu, Vieru e Liviu Beschieru. La bibliotecaria gettava i libri nelle fiamme tra le lacrime, suscitando il riso sfrenato dei soldati. In quell’esatto momento realizzò che stava rinunciando alla parte più importante di sé. Fu quello il suo primo e ultimo evento, dato che il giorno seguente venne cacciata a pedate dalla nuova direzione scolastica.

Titolo: E al mattino arriveranno i russi

Autore: Iulian Ciocan

Editore: Bottega Errante Edizioni

PP:223

Traduzione di Francesco Testa

Recensione di Loredana Cilento

Iulian Ciocan, autore moldavo tra i più tradotti, prosegue la sua trilogia, iniziata con  Prima che Brežnev morisse con una distopia che lascia spazio a molte riflessioni sulla situazione del piccolo stato della Moldavia, sul confine dell’Europa e una eventuale invasione della Transinistria. Una finzione che, a seguito dei recenti stravolgimenti in Ucraina, potrebbe essere più che futuristica. E alla fine arriveranno i russi, tradotto da Francesco Testa, edito da BEE.

Scritto prima dell’invasione russa in Ucraina, Ciocan immagina, dunque la un’invasione da parte della Transnistria, una repubblica considerata de iuri della Moldavia ma che di fatto dal 1992 è secessionista, e ancor prima della separazione del Dombass dall’Ucraina nel 2014, sostenuti dalle forze militari russe.

La forma narrativa si sviluppa alternando due situazioni diverse nel tempo: quella del giovane moldavo Marcel Pulbere che, terminati gli studi della Facoltà di Filologia di Braşov, in Romania, torna a casa, a Chisinau, con grandi sogni e un manoscritto nella valigia – nel 1995 in piena transizione dell’indipedenza moldava -, e il professore di latino Nicanor Turturicã – protagonista del romanzo distopico di Marcel che il 25 giugno 2020 vede l’invasione dei separatisti transnistri, con l’appoggio dei soldati di  Pufin, entrano nelle strade di Chisinau. A Nicanor non resta che scappare nella vicina Romania, come altri moldavi che vedono nella stessa un’isola felice, dove poter ricominciare, ma viene fermato ai confini con il passaporto scaduto, perde ogni speranza quando si accorge che la sua casa è stata occupata, la macchina rubata e l’aeroporto bloccato.

Punti di vista messi a confronto tra un giovane che ha vissuto l’indipendenza della Moldavia, e un professore che non ci sta a subire il potere sovietico, generazioni che vedono la supremazia russa in modo differente: chi rimpiange il regime sovietico aspettando l’arrivo dei russi, chi vuole scappare da quella egemonia e guarda all’Europa.

E al mattino arriveranno i russi è si un romanzo distopico quindi finzione ma sicuramente attinge a una fonte reale data dalla notevole conoscenza dell’autore nelle questioni politiche e sociali. Attraverso la finzione Iulian Ciocan dipinge uno scenario “verosimilmente reale” in cui da un momento all’altro l’assetto politico moldavo potrebbe cambiare, come è cambiato per molte di quelle regioni filorusse che si sono separate negli anni caldi dei decenni passati.

Brillante, con un piglio ironico, Iulian Ciocan dipinge un quadro a tratti pungente, ma distaccato al punto giusto, di una società in cui aleggia una eco di rimpianti e deboli certezze che possono infrangersi in qualsiasi momento.

«È vero che ha deciso di lasciare la Moldavia a causa del libro?» domandò la giudice lentigginosa all’insegnante di geografia. «Sì, signora. Quel romanzo mi ha sconvolto! Mi son detto… e se i separatisti della Transnistria ci invadessero per davvero? Se entrassero in casa mia? Beh, una guerra lungo le rive del Dnestr ce l’abbiamo già avuta nel 1992. L’autore mi ha convinto che una nuova guerra è possibile. Per questo voglio rifugiarmi in Romania! Là mi sentirò al sicuro!» dichiarò con amarezza l’insegnante di geografia.

Non ultimo, una sferzata al mondo letterario e dell’editoria nel periodo della transizione dove anche la letteratura è rivolta a un popolo di lettori patriottici e legati ai tradizionalisti moldavi

.Sulle scale della biblioteca cercò per alcuni istanti di reprimere il disagio. Provava disgusto verso il mondo intero, sempre più dominato da individui limitati e ipocriti.

Iulian Ciocan uno scrittore visionario che ha saputo descrive con maestria personaggi e situazioni con diverse prospettive e percezioni in una ipotetica invasione filorussa contestualizzandone le cause e gli effetti.

Consiglio caldamente questa lettura totalmente immersiva e suggestiva, come del resto il romanzo che lo precede  Prima che Brežnev morisse (qui la mia recensione)

IULIAN CIOCAN È uno degli autori moldavi contemporanei più tradotti. Parallelamente alla sua attività di scrittore, si occupa di giornalismo e critica letteraria. Ha collaborato alla programmazione culturale di Radio Europa Libera nella sede di Chişinău. È autore di una “trilogia moldava” inaugurata nel 2007 dal romanzo Prima che Brežnev morisse (Bottega Errante Edizioni, 2022; tradotto in ceco, inglese, e serbo). È stato ospite del PEN World Voices Festival di New York e della European Literature Night di Amsterdam.

FRANCESCO TESTA Ricercatore e traduttore letterario, negli anni è rimasto fedele a uno stile di vita itinerante, insegnando in Romania, Germania, Tunisia, Australia e Iran. Tra le sue ultime traduzioni, opere di Benjamin Fondane e Mihail Sebastian. Per Bottega Errante ha già tradotto Prima che Brežnev morisse, primo romanzo di Iulian Ciocan.

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