Titolo: Pacifico
Autrice: Stéphanie Hochet
Editore: Voland, 2021
Traduzione di Roberto Lana
Recensione di Loredana Cilento

Siamo destinati a diventare “fiori di ciliegio”.
Il sakura, fiore simbolo del Giappone. Sboccia in primavera e basta un soffio di vento per farlo cadere. Vivere come una fioritura primaverile sarebbe quindi crescere e svanire al culmine della giovinezza, lasciando nell’aria il ricordo della propria bellezza effimera.
Il giovane soldato giapponese Kaneda Isao, cresciuto sotto la rigida moralità della nonna, dei suoi racconti monocorde sull’importanza del valore e dell’onore di servire l’Impero, si prepara ad affrontare una missione suicida contro l’avanzata americana alla fine del conflitto mondiale del ’45. La scrittrice francese Stéphanie Hochet ripercorre il presente e il passato di Kaneda Isao a poche ore dalla soluzione finale, addestrato come ogni sakura, fiore che simboleggia il Giappone, a sacrificarsi schiantandosi contro un incrociatore americano nel pieno rispetto del codice d’onore dei samurai, nel suo nuovo romanzo Pacifico, pubblicato da Voland nella collana Amazzoni e tradotto da Roberto Lana.
Ma Kaneda è pronto alla grande missione? E se la sua morte fosse inutile? Alla vigilia del suo sacrificio Kaneda è assillato dai dubbi, un vortice di emozioni contrastanti lo avvolgono, lo turbano, sente di obbedire a un principio nazionalistico e culturale, non per assomigliare a un samurai, ma per salvare gli innocenti.
Il breve e intenso romanzo della Hochet si focalizza soprattutto sulla reale necessità del gesto suicida, l’avanzata degli americani dopo Okinawa sembra non dare speranze al Giappone. Il giorno dell’ultima missione di Kaneda è arrivato ma alla partenza del suo aereo qualcosa sembra non funzionare, una spia si accende sulla strumentazione…
Tra i ricordi del giovane aviatore ci sono i suoi studi con il timido e sensibile maestro Mizu, la letteratura occidentale, le tragedie di Shakespeare, alla scoperta di emozioni lontane dalla cultura giapponese, e poi finalmente il ritorno a casa dai suoi genitore, il liceo pubblico, la vita sociale.
Pacifico è un romanzo che indaga profondamente l’anima di un giovane sakura, in lotta fra il dovere e la necessità di un gesto che ai suoi occhi appare ora inutile, la conflittualità è analizzata attraverso un processo di riflessioni, elucubrazioni che stravolgono il codice d’onore dei giapponesi per lasciare il passo a un più reale pensiero: la sua missione non farà vincere la guerra, ma gli impedirà di avere un futuro.
Darò tutto per l’Imperatore, senza esitare, ma non posso fare a meno di chiedermi se questi attacchi speciali servano davvero a qualcosa. Dovrei morire anche se non è necessario?
Intense, appassionanti, di un lirismo puro, poetico, sono le domande che egli si pone sulla morte, interrogativi che lasciano viaggiare la sua immaginazione, a quale forma appartiene la morte, alla sofferenza davanti all’obiettivo, a come reagirà alla capacità dell’istinto alla sopravvivenza.
Una scrittura poetica, intima, di eccezionale bellezza, Stéphanie Hochet ci accompagna con grazia e sensibilità nei recessi più intima dell’anima di un giovane sakura.

Stéphanie Hochet
Nata a Parigi nel 1975, ha esordito nel 2001. Autrice di undici romanzi e un saggio letterario, ha ricevuto il Prix Lilas (2009), il Thyde Monnier de la Société des Gens de Lettres (2010), e più di recente, nel 2017, il Prix Printemps du roman. Ha curato una rubrica per “Le Magazine des Livres” e collaborato con “Libération”. Attualmente scrive per il settimanale “Le Jeudi”.
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