Se chiudo gli occhi…La guerra in Siria nella voce dei bambini, la graphic novel di Francesca Mannocchi e Diala Brisly- Recensione

Titolo: Se chiudo gli occhi…La guerra in Siria nella voce dei bambini

Autrice: Francesca Mannocchi

Illustrazioni: Diala Brisly

Edizione: Round Robin Editrice

Pubblicazione: 2018

Recensione di Loredana Cilento

 

Il conflitto siriano raccontato dalla giornalista Francesca Mannocchi e illustrato dalla disegnatrice siriana Diala Brisly –fuggita anche lei dalla guerra – attraverso la voce dei bambini vittime inconsapevoli di uno scontro senza fine.

 

Se chiudo gli occhi…La guerra in Siria nella voce dei bambini,edito da Round Robin Editrice, 2018, è una graphic noveldedicata ai piccoli protagonisti coinvolti nella guerra ed esuli in terra straniera.

Jasmine che voleva diventare una dottoressa e ha dovuto rinunciare, perché in Libano non si può studiare come negli altri paesi «la guerra mi ha privato di preparare i mashi con mia madre, in casa nostra, mi ha privato della mia libreria, dove custodivo i libri che sognavo di usare per diventare una brava dottoressa»; Ahmed che ha capito cosa volesse dire la parola vulnerabile e la parola solitudine; Aya diventata in Libano una sposa bambina perché la guerra aveva portato via tutto alla famiglia. 

 

«Avrei voluto solo studiare e giocare. E ora non potrò farlo mai più»

 

Mohammed, da grande voleva fare il pilota, ma ha dovuto lasciare gli studi per aiutare la famiglia dopo la morte del padre È diventato padre di famiglia, con le mani rugose prepara i fratelli per andare a scuola in un paese non suo.

Molti avrebbero patito la guerra pur di non essere esuli, molti avrebbero voluto non conoscere la parola razzista, molti avrebbero voluto continuare a giocare, perché ogni bambino ha il diritto sacrosanto di giocare!

 

Un libro davvero emozionate, con le parole dei bambiniaccompagnate dalle meravigliose immagini che immortalano i momenti clou della loro storia.

Il libro oltre a farci aprire gli occhi sulla devastazione fisica e morale che la guerra causa, è soprattutto un messaggio positivo, un messaggio di pace e soprattutto di ricostruzione, attraverso gli strumenti rivolti ai bambini, uno di questi è la conoscenza.

Non sono solo le cicatrici sulla pelle ricordano le atrocità della guerra, sono soprattutto le cicatrice nell’anima, le ferite profonde che difficilmente cicatrizzano.

Questo libro ha in un certo senso i colori del dolore, della perdita, del disagio dell’esilio, ma ha anche i colori della memoria che fulgida deve risplendere per non dimenticare e per ricominciare attraverso l’istruzione e la conoscenza.

 

Un piccolo, grande libro!

 

 

 

Francesca Mannocchi Autrice e regista di “Isis Tomorrow, the lost soul of Mosul” – presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2018 – Francesca Mannocchi è una reporter freelance. Collabora con la televisione italiana (RAI 3, LA7, SkyTG24) e testate italiane e internazionali (L’Espresso, Al Jazeera, Middle East Eye, The Week). Racconta le migrazioni e le aree di conflitto, ha realizzato reportage da Iraq, Libia, Libano, Siria, Afghanistan, Tunisia. Ha vinto il Premio Giustolisi con un’inchiesta sul traffico di migranti e sulle carceri libiche e il Premiolini 2016, il principale premio giornalistico italiano. Il reportage autobiografico per l’Espresso, “Io, la mia malattia e il patto spezzato”, ha acceso un forte dibattito all’interno del mondo politico sul tema della salute pubblica e accessibile a tutti in Italia. 

 

 

Diala Brisily inizia la sua carriera di illustratrice presso il canale siriano Spacetoon, dove diventa layout artist per diversi cartoni animati. La sua carriera abbraccia diverse competenze, inclusa la concept art, la pittura, il fumetto e il characters design. Contemporaneamente, la partecipazione a campagne politiche è stata la sua forza trainante, facendo sì che temi come giustizia, libertà e diritti umani, apparissero costantemente in tutti i suoi progetti. Nel 2014 ha iniziato a disegnare murales nei centri di accoglienza in Libano per sostenere l’istruzione e dare messaggi positivi ai bambini che avevano patito la guerra e che ancora soffrono dopo la fuga. 

 

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