Il letto di acajou di Jean Diwo – 21lettere edizioni

Titolo: Il letto di acajou

Autore: Jean Diwo

Editore: 21lettere, 2022

Pagg: 702

Traduzione di Luisa Rigamonti

Recensione di Loredana Cilento

“Hanno iniziato a uccidere chi non la pensava come loro, poi chi era sospettato di non pensarla come loro. Adesso ghigliottinano chiunque. Se quello che loro stessi chiamano Terrore finisse, sarebbero loro a essere condannati. Così, siccome è necessario continuare a condannare e non restano più molti nemici, si uccidono tra loro. I giacobini più forti ghigliottinano i più deboli. Il tutto in nome della Patria e della Repubblica in pericolo. In realtà, uccidono perché non possono smettere di farlo”.
“Avete pronunciato la parola giusta: paura!” s’intromise Valfroy. “Quando un domani questa barbarie avrà lasciato il posto a tempi più clementi, sarà interessante analizzare il ruolo svolto dalla paura sul comportamento dei rivoluzionari”.
“Forse la paura è stata addirittura già superata”, riprese Lenoir. “La dottrina del Terrore dei giacobini è diventata fine a se stessa, un susseguirsi di inutili crudeltà che eclissano del tutto gli ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza. Sono impazziti.”

Continua la lunga e affascinante storia degli ebanisti e falegnami, che armati di  sgorbie e pialle, hanno animato le pagine della saga del Faubourg Saint-Antoine, con il secondo volume di Jean Diwo Il letto di acajou, 21lettere edizioni, tradotto splendidamente sempre da Luisa Rigamonti, dopo Le dame del Faubourg.

È tempo di Terrore, in quello che, una volta, era il laborioso sobborgo parigino del legno:al Faubourg Saint-Antoine, non si respirano più i tempi d’oro dei cassettoni finemente decorati, dei compagnon e delle botteghe operose tra trucioli e profumo di colla.

Molte teste cadono, prima quella del capeto e della sua consorte, ma non solo, il terrore porta alla ghigliottina molte personalità dell’Ancien Régime, anche chi non è strettamente legato alla corona. “ Gli uomini non riescono a essere buoni troppo a lungo. Qualche mostro si risveglierà.”

In questo nuovo capitolo si dipanano  trent’anni di storia tra la fine della rivoluzione francese, passando nella terribile macchina del Terrore, la caduta dell’Impero napoleonico e la Restaurazione di Luigi XVIII.

“Vedi”, gli disse, “la folla che oggi inneggia al re è la stessa che il 10 agosto del 1792 ha chiesto la testa di Capeto e il 2 dicembre del 1804 ha acclamato l’imperatore e l’imperatrice. Questa gente, che tu vedi accogliere con grida festose la duchessa di Angoulême, l’orfana del Temple, non tanto tempo fa ha applaudito la decapitazione di suo padre e di sua madre…”

Ritroveremo l’impavida e gentile Antoinette Valfroy, il vincitore della Bastiglia Ethis, figlio adottivo dei Valfroy,  Riesener legato allo stile classico, contrario alla nuova moda dell’acajou, e molti altri nuovi personaggi che si muoveranno tra le  svariate attività legate all’arte e al commercio, e le cene del mercoledì  a Place d’Aligre, dove nell’allegra e sofistica atmosfera creata da Antoinette si cerca di superare le difficoltà del velenoso Terrore. Ma anche il famoso Eugène Delacroix che si dice sia il figlio naturale di monsieur Talleyrand, questo ultimo sostituì al ministero Charles Delacroix affetto a quell’epoca da un tumore e i ben noti architetti Charles Percier e  Pierre Fontaine che contribuirono a creare l’influente stile Impero.

Con l’entrata in scena del generale còrso Napoleone, l’attività degli ebanisti del Faubourg, sembra riprendersi, il nuovo stile dalle linee semplici, sostituisce le belle curve dei prodigiosi intarsi ispirati a re e regine dell’Ancien Régime.

Anche la moda femminile subisce gli eventi, gli abiti si alleggeriscono a favore di linee  sinuose e morbide, anche di questo si parla  a Place d’Aligre, nel rifugio dell’amicizia e dell’intelligenza… il salotto rosa di Antoinette, mentre le nuove generazioni crescono e il passato riaffiora da una polverosa soffitta.

“Prendi, Ethis, leggi tu che hai la vista buona”, disse Réveillon.
“Si legge Jean Cottion 1449-1515 e 1470-1471. Il bastone avrebbe più di trecento anni? È impossibile!”
“Perché? Il legno, quando non è ricoperto d’acqua o di terra, si conserva benissimo. Ragazzo mio, hai tra le mani il bastone di un compagnon che ne ha fatti di chilometri, come si dice oggigiorno! Chiederemo a Lenoir di cercare nei suoi libri cosa succedeva a Parigi a quei tempi. E sotto? Ci sono altri nomi incisi?”
“Denis Thirion 15 giugno 1545-estate 1547”.
“Nient’altro?” chiese Réveillon impaziente.
“C’è un altro nome, dev’essere stato inciso meno in profondità perché si fatica a leggerlo”.
Riuscì a decifrarlo Marie. “Christophe Habermann 1582-1589”.

Come per Le Dame del Faubourg, Il letto di acajou risveglia un piccolo mondo antico, immagini suggestive che evocano la quotidianità del sobborgo parigino, le botteghe dei cortili e i  passage che in tre secoli hanno visto crescere ebanisti e falegnami  ebbri dagli effluvi della colla, ma anche testimoni dell’orrore e dei mutamenti politici, adattandosi al modernità dei tempi.

Un viaggio nel passato che si concluderà con il terzo capitolo che non vedo l’ora di leggere!

Jean Diwo è nato a Parigi nel 1914,  debutta nel giornalismo lavorando a Paris-Soir per pagarsi gli studi di Lettere moderne alla Sorbona. Dopo la morte della moglie, nel 1981, da poco in pensione, Diwo si dedica alla scrittura di romanzi storici, ottenendo un rapido successo di pubblico e critica. In un’intervista nel 2006 commenta “I libri mi hanno salvato, mi hanno offerto una seconda vita”. L’autore si spegne nel 2011, all’età di 96 anni.

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